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L’anno in sintesi

Il 2022 ha segnato un punto di svolta per la politica monetaria della BCE. Le prospettive di inflazione sono mutate bruscamente per effetto di due tipologie di shock che hanno colpito l’economia contemporaneamente. Innanzitutto, l’area dell’euro ha subìto una serie senza precedenti di shock negativi dal lato dell’offerta, causati dalle interruzioni nelle catene di approvvigionamento indotte dalla pandemia, dall’ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dalla conseguente crisi energetica, che hanno significativamente accresciuto i costi degli input in tutti i settori dell’economia. In secondo luogo, si è verificato uno shock positivo della domanda a seguito della riapertura delle attività economiche dopo la pandemia, che ha consentito alle imprese di trasmettere gli aumenti dei costi ai prezzi molto più rapidamente e intensamente che in passato.

Alla fine del 2021 avevamo già annunciato l’intenzione di ridurre gradualmente gli acquisti netti nell’ambito del nostro programma di acquisto di attività (PAA) e di porre termine alla fine di marzo 2022 a quelli effettuati nel quadro del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP). Nel complesso, tuttavia, l’intonazione della nostra politica monetaria restava fortemente accomodante, in quanto modulata in base al contesto di inflazione molto bassa dell’ultimo decennio e ai rischi deflazionistici di inizio pandemia. Abbiamo quindi adottato una serie di misure per normalizzare l’orientamento della politica monetaria e rispondere tempestivamente alla sfida che si profilava sul piano dell’inflazione.

Nel mese di marzo abbiamo accelerato la riduzione degli acquisti netti nel quadro del PAA e ad aprile abbiamo annunciato che ne prospettavamo l’interruzione nel terzo trimestre. A luglio abbiamo quindi aumentato i tassi di interesse di riferimento della BCE per la prima volta in 11 anni e nelle successive riunioni di politica monetaria li abbiamo innalzati ancora, con aumenti considerevoli. Il ritmo di tale aggiustamento ha costituito un segnale importante per i cittadini riguardo alla nostra determinazione a ridurre l’inflazione, e ha contribuito ad ancorare le aspettative di inflazione mentre quest’ultima accelerava.

In parallelo, abbiamo agito per assicurare che, mentre la politica monetaria si normalizzava, la nostra intonazione continuasse a trasmettersi ordinatamente a tutta l’area dell’euro attraverso i mercati finanziari. L’obiettivo è stato raggiunto attraverso due misure fondamentali. In primo luogo, abbiamo deciso di reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria connessi alla pandemia. In secondo luogo, abbiamo varato un nuovo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione (Transmission Protection Instrument).

Tuttavia, con l’evolvere delle prospettive di inflazione è apparso chiaro che conseguire un orientamento di politica monetaria sostanzialmente neutrale non sarebbe stato di per sé sufficiente. Si prevedeva che l’inflazione si sarebbe mantenuta troppo a lungo su valori eccessivamente al di sopra del nostro obiettivo del 2 per cento a medio termine e vi erano segnali che stesse diventando più persistente, con pressioni sui prezzi più generalizzate e un rafforzamento dell’inflazione di fondo. In tali circostanze abbiamo dovuto spostare i tassi di interesse in territorio restrittivo e frenare la domanda.

Nel mese di dicembre, dopo l’ultima riunione di politica monetaria dell’anno, abbiamo quindi annunciato che i tassi di interesse avrebbero continuato ad aumentare in misura significativa a un ritmo costante, per raggiungere livelli abbastanza restrittivi da assicurare un tempestivo ritorno dell’inflazione al nostro obiettivo. Al tempo stesso abbiamo dichiarato che, sebbene i tassi di interesse di riferimento della BCE costituissero il nostro principale strumento per definire l’orientamento di politica monetaria, avremmo anche iniziato a ridurre il portafoglio dei titoli del PAA a partire da marzo 2023, a un ritmo misurato e prevedibile. Questo annuncio era stato preceduto dalla decisione di ottobre di ricalibrare i termini e le condizioni applicati alla terza serie delle nostre operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, eliminando un deterrente al rimborso volontario anticipato dei fondi in essere. Tra la fine di giugno (quando sono terminati gli acquisti netti di attività) e la fine di dicembre le attività detenute per finalità di politica monetaria hanno registrato una diminuzione di circa 830 miliardi di euro, contribuendo alla normalizzazione del nostro bilancio.

Oltre a combattere l’inflazione elevata, abbiamo continuato a esaminare e ad affrontare, più in generale, gli ostacoli alla realizzazione del nostro mandato che derivano dal cambiamento climatico. Nel 2022 abbiamo adottato ulteriori misure per integrare considerazioni relative al cambiamento climatico nelle nostre operazioni di politica monetaria. Abbiamo condotto, fra l’altro, la prima prova di stress a fronte del rischio climatico su diverse esposizioni finanziarie iscritte nel nostro bilancio e abbiamo compiuto progressi nell’integrare più efficacemente l’impatto del cambiamento climatico nei nostri modelli macroeconomici. Da ottobre abbiamo avviato la decarbonizzazione delle obbligazioni societarie detenute nei nostri portafogli di politica monetaria, orientandoli verso emittenti con migliori prestazioni sotto il profilo climatico. Abbiamo inoltre deciso di limitare la quota di attività emesse da società non finanziarie con un’impronta di carbonio elevata che le controparti possono stanziare a garanzia nelle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema.

Nel 2022 abbiamo continuato a impegnarci per restare all’avanguardia nello sviluppo tecnologico dei sistemi di pagamento e delle infrastrutture di mercato. In questo ambito, abbiamo intrapreso i preparativi per la transizione da Target2 a un nuovo e più moderno sistema di regolamento lordo in tempo reale, nonché diverse misure volte ad assicurare la raggiungibilità a livello paneuropeo dei fornitori di servizi di pagamento nell’ambito del sistema di regolamento dei pagamenti istantanei in Target (Target Instant Payment Settlement, TIPS). Nel 2022 le operazioni di pagamento istantaneo tramite TIPS sono aumentate di 17 volte rispetto al 2021.

Nel 2022 abbiamo anche celebrato il 20º anniversario dell’introduzione delle banconote e delle monete in euro, pietra miliare della nostra storia e simbolo tangibile dell’integrazione europea. Ad oggi il contante resta il mezzo di pagamento più utilizzato dai cittadini europei, con quasi il 60 per cento dei pagamenti, e senza dubbio continuerà a svolgere un ruolo importante nella vita delle persone. Tuttavia, con la crescente digitalizzazione dell’economia, dobbiamo assicurare che i cittadini europei abbiano accesso anche a metodi di pagamento digitali sicuri, efficienti e pratici. Per questo motivo l’Eurosistema sta valutando la possibilità di emettere un euro digitale. Nel 2022, nell’ambito della fase istruttoria ancora in corso, l’Eurosistema ha stabilito i principali impieghi dell’euro digitale e ha individuato diverse decisioni fondamentali da assumere riguardo alle caratteristiche che deve avere.

Al volgere dell’anno l’area dell’euro si apprestava a un nuovo ampliamento, con l’ingresso della Croazia il 1º gennaio 2023, a conferma dell’attrattiva dell’euro quale moneta in grado di conferire stabilità ai paesi che la adottano.

Niente di ciò sarebbe stato possibile senza l’impegno e la determinazione di tutto il personale della BCE nel servire i cittadini europei.

Francoforte sul Meno, maggio 2023

Christine Lagarde

Presidente

L’anno in cifre

1 Inflazione elevata in un contesto di crescente incertezza ed espansione economica in rallentamento

Nel 2022 la crescita mondiale ha subito un rallentamento. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’elevata inflazione e le più rigide condizioni finanziarie hanno gravato sulle economie sia avanzate sia emergenti. A livello mondiale le spinte inflazionistiche hanno registrato un significativo incremento, alimentate dai prezzi elevati e volatili delle materie prime, dalle strozzature internazionali dal lato dell’offerta e dalle tensioni nei mercati del lavoro. L’euro si è indebolito rispetto al dollaro statunitense, ma si è apprezzato nei confronti di molte altre valute, mostrandosi quindi più stabile in termini effettivi nominali.

Nel 2022 l’inflazione nell’area dell’euro è salita all’8,4 per cento dal 2,6 del 2021. L’incremento ha principalmente riflesso un drastico aumento dei prezzi dei beni energetici e alimentari, innescato dalla guerra in Ucraina. Le passate strozzature dell’offerta e la ripresa della domanda repressa dalla pandemia di coronavirus (COVID‑19), insieme agli elevati costi degli input produttivi dovuti ai rincari dell’energia, hanno accresciuto le pressioni sui prezzi in molti settori dell’economia. Dopo essersi mostrata robusta nella prima metà dell’anno, quando in particolare il settore dei servizi ha beneficiato della revoca delle restrizioni connesse all’emergenza sanitaria, la crescita nell’area dell’euro ha segnato un rallentamento, principalmente a causa degli effetti del conflitto in Ucraina.

1.1 Il rallentamento dell’attività economica nelle economie avanzate ed emergenti

La guerra russa in Ucraina, accrescendo l’incertezza e l’inflazione, ha gravato sull’espansione economica mondiale

Nel 2022 la crescita economica mondiale è scesa al 3,4 per cento dal 6,4 per cento del 2021, in un contesto in cui la guerra russa in Ucraina e altri fattori geopolitici hanno creato incertezza, l’inflazione è aumentata e le condizioni finanziarie si sono inasprite. Il rallentamento ha interessato in maniera generalizzata le economie avanzate ed emergenti (cfr. il pannello a) del grafico 1.1). Ha fatto seguito a una forte ripresa nel 2021, riconducibile principalmente all’allentamento delle restrizioni connesse alla pandemia e al conseguente incremento della domanda mondiale. Agli inizi del 2022 la guerra in Ucraina ha inflitto un altro grave shock all’economia mondiale. Ha determinato un drastico aumento e una volatilità molto elevata dei prezzi delle materie prime, nonché minato la sicurezza alimentare, soprattutto nelle economie emergenti. I rincari dei beni energetici e alimentari hanno amplificato le pressioni inflazionistiche a livello mondiale, comprimendo il reddito disponibile reale delle famiglie e inducendo le banche centrali a inasprire rapidamente la politica monetaria. In un contesto caratterizzato da tassi di interesse in aumento, dal calo delle quotazioni azionarie e dall’accresciuta avversione al rischio, le condizioni finanziarie mondiali si sono significativamente irrigidite.

Grafico 1.1

Andamenti del PIL e dell’interscambio a livello mondiale

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente)

Fonti: Haver Analytics, fonti nazionali ed elaborazioni della BCE.
Note: gli aggregati del pannello a) sono calcolati utilizzando pesi per il PIL basati sulla parità del potere di acquisto. Gli istogrammi mostrano i dati. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il 1999 e il 2022). Le ultime osservazioni si riferiscono al 2022 e sono aggiornate al 18 aprile 2023. Nel pannello b): la crescita dell’interscambio mondiale è definita come la crescita delle importazioni mondiali compresa l’area dell’euro. Gli istogrammi mostrano i dati. Le linee tratteggiate indicano le medie di lungo periodo (tra il 1999 e il 2022). Le ultime osservazioni si riferiscono al 2022 e sono aggiornate al 18 aprile 2023.

Nel 2022 la crescita dell’interscambio mondiale ha segnato un rallentamento

La crescita dell’interscambio mondiale è diminuita nel 2022, pur mantenendosi al di sopra della media storica (cfr. il pannello b) del grafico 1.1), principalmente a causa della debole attività nel settore manifatturiero. Nel primo semestre dell’anno il commercio mondiale mostrava ancora una relativa capacità di tenuta, in quanto gli effetti della guerra russa in Ucraina e delle perduranti strozzature dal lato dell’offerta a livello internazionale erano in parte compensati dalla ripresa dei servizi di viaggio e di trasporto concomitante all’allentamento delle restrizioni connesse alla pandemia. Nel secondo semestre, tuttavia, l’interscambio ha segnato un significativo rallentamento, di riflesso, in particolare, alle minori importazioni dalle economie emergenti. Se dalla crisi finanziaria mondiale l’integrazione nelle catene globali del valore ha registrato una stagnazione, la pandemia e gli sviluppi geopolitici hanno fornito alle imprese maggiori incentivi a tornare alla produzione interna e a diversificare i propri fornitori; ciò, in futuro, potrebbe determinare una frammentazione delle catene globali del valore.

A livello internazionale l’inflazione complessiva e l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari hanno subito un considerevole incremento

Nel 2022 le spinte inflazionistiche a livello mondiale, evidenziate sia dalle misure dell’inflazione complessiva sia da quelle al netto dei beni energetici e alimentari, sono notevolmente aumentate (cfr. il grafico 1.2). Tali spinte sono state alimentate dai prezzi elevati e volatili delle materie prime, dalle strozzature dal lato dell’offerta a livello internazionale, dai prolungati effetti determinati dalla riapertura delle attività economiche dopo la pandemia e dalle condizioni tese sui mercati del lavoro. Nei paesi appartenenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) a ottobre l’inflazione complessiva ha toccato il valore massimo del 10,7 per cento in termini aggregati, per poi iniziare a diminuire, mentre quella calcolata al netto delle componenti energetica e alimentare ha raggiunto il picco del 7,8 per cento. Nella maggior parte dei paesi il brusco aumento dell’inflazione nella prima metà dell’anno ha riflesso principalmente i rincari delle materie prime. L’incremento dell’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari nel prosieguo dell’anno ha indicato che le pressioni inflazionistiche erano divenute sempre più generalizzate, sia nelle economie avanzate sia in quelle emergenti. Le spinte inflazionistiche di fondo sono state alimentate anche dalle crescenti pressioni salariali, in un contesto in cui le condizioni sui mercati del lavoro nelle principali economie avanzate sono rimaste tese nonostante il rallentamento dell’attività economica mondiale.

Grafico 1.2

Tassi di inflazione nei paesi dell’OCSE

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente, dati mensili)

Fonte: OCSE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2022 e sono aggiornate al 18 aprile 2023.

I prezzi dei beni energetici sono aumentati dopo l’invasione russa dell’Ucraina, per poi scendere in qualche misura al ridursi della domanda di energia e al crescere delle importazioni di gas naturale liquefatto

I prezzi dei beni energetici sono bruscamente aumentati nel 2022, riducendosi in qualche misura verso la fine dell’anno. I corsi petroliferi sono saliti del 6 per cento, trainati dalle interruzioni dell’offerta, soprattutto a causa dell’invasione russa dell’Ucraina che ha determinato la loro impennata in primavera. Le tensioni dal lato dell’offerta sono state in parte controbilanciate dalla minore domanda, in un contesto caratterizzato dal rallentamento economico a livello mondiale e dai provvedimenti di chiusura (lockdown) in Cina. L’invasione dell’Ucraina e la riduzione delle forniture di gas all’Europa hanno altresì determinato rialzi senza precedenti dei prezzi europei del gas, aumentati di oltre il 240 per cento immediatamente dopo l’invasione russa rispetto all’inizio dell’anno. In generale i bruschi rincari del gas hanno profondamente inciso sulle quotazioni dell’energia in Europa, in quanto hanno anche determinato un rialzo dei prezzi all’ingrosso dell’elettricità. I prezzi del gas sono diminuiti nell’ultimo trimestre, dal momento che le accresciute importazioni di gas naturale liquefatto e le misure di risparmio avevano dato luogo a elevati livelli di stoccaggio nell’UE all’inizio della stagione in cui si concentrano i consumi per riscaldamento; ciò ha consentito alle quotazioni del gas di collocarsi, alla fine del 2022, su livelli ampiamente simili a quelli precedenti l’invasione, ma ancora superiori del 14 per cento rispetto agli inizi dell’anno.

L’euro si è indebolito rispetto al dollaro statunitense, mostrandosi tuttavia più stabile in termini effettivi nominali

Nel 2022 l’euro si è deprezzato del 6 per cento nei confronti del dollaro statunitense, ma è stato più stabile in termini effettivi nominali (+0,8 per cento), pur evidenziando notevoli variazioni infra‑annuali. Il dollaro si è rafforzato nei confronti della maggior parte delle altre valute, in un contesto in cui il Federal Reserve System statunitense ha inasprito la politica monetaria e la propensione al rischio a livello mondiale è stata modesta. L’euro ha inoltre risentito delle pressioni esercitate dagli elevati prezzi dell’energia e dal deterioramento delle prospettive economiche per l’area dell’euro. Si è tuttavia apprezzato rispetto ad altre importanti valute, come la sterlina britannica, lo yen giapponese e il renminbi cinese.

Tra i principali rischi per le prospettive di crescita economica mondiale alla fine del 2022, in un contesto di elevata incertezza, figuravano le più gravi ripercussioni della guerra in Ucraina, gli effetti di propagazione di un rallentamento più significativo dell’economia cinese e le condizioni finanziarie maggiormente rigide a causa della più rapida revoca delle misure di stimolo monetario in importanti economie avanzate. Quest’ultimo rischio era ritenuto in grado di innescare deflussi di capitali più significativi dalle economie emergenti e di destabilizzare i mercati finanziari. Inoltre, i mercati mondiali delle materie prime si confermavano sensibili a rischi dal lato dell’offerta. Prezzi più elevati delle materie prime e una più forte trasmissione all’inflazione al consumo apparivano in grado di erodere il potere d’acquisto in misura più significativa e di gravare sulla domanda mondiale. Anche rinnovate pressioni lungo le catene mondiali di approvvigionamento e la crescente frammentazione del sistema commerciale internazionale si presentavano come un potenziale ostacolo alla crescita, suscettibile di alimentare l’inflazione.

1.2 Il significativo indebolimento della crescita nell’area dell’euro nel corso del 2022

Nel 2022 il PIL in termini reali dell’area dell’euro è cresciuto del 3,5 per cento, dopo essere salito del 5,3 per cento nel 2021 con la ripresa dell’economia dalla recessione connessa alla pandemia (cfr. il grafico 1.3). L’espansione nel 2022 ha principalmente riflesso il robusto contributo proveniente dalla domanda interna. Alla fine dell’anno il prodotto nell’area dell’euro si collocava su un livello superiore del 2,4 per cento rispetto a quello antecedente la pandemia, ossia all’ultimo trimestre del 2019. La crescita, tuttavia, è stata molto eterogenea nei vari paesi, riflettendo le diverse strutture economiche e la misura in cui i singoli paesi hanno beneficiato della riapertura delle attività nel settore dei servizi e risentito dell’invasione russa dell’Ucraina. Con la perdita di slancio nella prima metà dell’anno della forte ripresa della domanda di servizi a elevata intensità di contatti, il drastico rincaro dei beni energetici ha iniziato a frenare la spesa e la produzione in tutta l’economia. L’area dell’euro ha inoltre risentito dell’impatto dell’indebolimento della domanda mondiale e dell’inasprimento della politica monetaria in molte delle principali economie, in un contesto caratterizzato da un’elevata incertezza economica e da un peggioramento del clima di fiducia presso le imprese e le famiglie.

Grafico 1.3

PIL dell’area dell’euro in termini reali

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonte: Eurostat.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al 2022.

Il sostegno fornito dalla politica monetaria è stato ritirato, mentre la politica di bilancio ha offerto protezione dai rincari dell’energia

Nel 2022 il sostegno fornito dalla politica monetaria è stato ritirato, mentre le politiche di bilancio sono state orientate alla protezione dai rincari dell’energia. Sebbene la normalizzazione dell’orientamento della politica monetaria fosse iniziata a dicembre 2021, la politica monetaria è rimasta nel complesso accomodante, in particolare nel primo semestre dell’anno. Nel semestre successivo, tuttavia, il sostegno fornito dalla politica monetaria è stato rapidamente rimosso con interventi senza precedenti per ampiezza (cfr. la sezione 2.1). I governi dell’area dell’euro hanno introdotto misure di bilancio per attenuare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia. Si è trattato di provvedimenti per lo più non mirati, anziché finalizzati in prima istanza a tutelare le famiglie e le imprese più vulnerabili. Circa la metà delle misure ha avuto un impatto sul costo marginale dei consumi energetici anziché essere strutturata in modo da preservare gli incentivi a ridurre tali consumi. Nel contempo, è proseguita l’adozione di politiche strutturali volte a incrementare il potenziale di crescita dell’area dell’euro. L’attuazione in corso dei piani di investimento e di riforma strutturale dei paesi nell’ambito del programma Next Generation EU (NGEU) ha fornito un importante contributo al conseguimento di questi obiettivi.

I consumi privati hanno risentito di diversi shock, tuttavia evidenziando, nel complesso, una buona capacità di tenuta

La crescita dei consumi privati ha mostrato una buona capacità di tenuta nel 2022, in un contesto in cui i redditi da lavoro si sono confermati stabili e i risparmi hanno sostenuto la domanda repressa (cfr. il grafico 1.4). La dinamica positiva è stata sospinta soprattutto dai consumi di servizi, nettamente aumentati con la revoca delle restrizioni legate alla pandemia. La crescita dei consumi privati, tuttavia, si è ridotta nel corso dell’anno, a seguito della debole spesa per beni non durevoli in presenza di un calo dell’espansione del reddito disponibile reale e di una persistente incertezza. Nel 2022 la spesa delle famiglie è complessivamente aumentata del 4,3 per cento. Con la forte crescita dell’occupazione e il graduale incremento della dinamica salariale, il reddito da lavoro, generalmente utilizzato a fini di consumo in misura maggiore rispetto ad altre fonti di reddito, nel 2022 ha fornito il principale contributo all’espansione del reddito disponibile. Nondimeno, verso la fine dell’anno l’aumento dell’inflazione ha frenato il reddito disponibile reale in misura crescente, più che compensando gli effetti favorevoli della tenuta del mercato del lavoro e del sostegno di bilancio.

Grafico 1.4

Consumi privati in termini reali nell’area dell’euro

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

Gli investimenti sono stati esposti all’aumento dei costi dell’energia e del finanziamento in un contesto di elevata incertezza

Nel 2022 la crescita degli investimenti diversi da quelli in costruzioni, un’approssimazione degli investimenti privati non residenziali, ha mostrato forti oscillazioni (cfr. il grafico 1.5)[1]. Al netto della componente degli investimenti immateriali dell’Irlanda, particolarmente volatile[2], la crescita degli investimenti in attività diverse dalle costruzioni è diminuita nel corso dell’intero anno. Con la revoca delle restrizioni connesse alla pandemia, a inizio anno si è mostrata vigorosa, sospinta da un’elevata domanda, da utili societari robusti e favorevoli condizioni di finanziamento. Tuttavia, la guerra russa in Ucraina e la conseguente crisi energetica, unite alla riduzione delle misure di stimolo monetario, hanno comportato un aumento dei costi energetici e di finanziamento per le imprese. Assieme al rallentamento della domanda interna e mondiale in un contesto di elevata incertezza, ciò ha ridotto i loro incentivi a investire. In termini di livello, alla fine del 2022 gli investimenti diversi da quelli in costruzioni si collocavano ben al di sotto del dato registrato nel quarto trimestre del 2019, che aveva beneficiato di un considerevole incremento degli investimenti immateriali. Se si escludono i beni immateriali irlandesi, gli investimenti in attività diverse dalle costruzioni si erano già ristabiliti alla fine del 2020. Nel 2022 tali investimenti sono complessivamente aumentati del 5,2 per cento.

Grafico 1.5

Investimenti in termini reali nell’area dell’euro

(variazioni percentuali trimestrali; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

Nel primo trimestre del 2022 gli investimenti in edilizia residenziale sono aumentati a un ritmo vigoroso, in quanto la domanda di abitazioni ha beneficiato di condizioni di finanziamento favorevoli, dell’accumulo di ampie consistenze di risparmio e di misure di sostegno al reddito. Sono tuttavia diminuiti nei trimestri successivi, allorché la domanda si è indebolita sulla scorta dell’aumento dei tassi sui mutui ipotecari e dell’incertezza connessa alla guerra in Ucraina, mentre l’offerta ha risentito dell’impennata dei costi per effetto della scarsità di materiali e manodopera. Alla fine del 2022 gli investimenti in edilizia residenziale si collocavano su un livello superiore di circa il 3 per cento rispetto a quello precedente la pandemia, avendo segnato un incremento dell’1,1 per cento nell’intero anno.

Il commercio ha risentito dei rincari dei beni energetici, delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento e dell’indebolimento della domanda mondiale

Nel 2022 il saldo dell’interscambio di beni dell’area dell’euro è passato in disavanzo, principalmente a causa dei maggiori costi delle importazioni dei beni energetici e della dinamica più contenuta delle esportazioni. Dal lato delle importazioni, la robusta crescita trainata dall’accumulo di scorte di energia e dall’aumento delle importazioni di beni intermedi è stata accompagnata dalla vigorosa dinamica dei prezzi, soprattutto di quelli all’importazione dei beni energetici. Le esportazioni di beni sono state ostacolate dal riacutizzarsi delle strozzature lungo le catene di approvvigionamento nella prima metà del 2022. Sono successivamente rimaste contenute all’indebolirsi della domanda mondiale, mentre le difficoltà lungo le catene di approvvigionamento segnavano miglioramenti solo graduali. Per contro, le esportazioni di servizi, in particolare di quelli turistici, hanno beneficiato dell’allentamento e della progressiva eliminazione delle restrizioni connesse alla pandemia. Nel complesso il contributo dell’interscambio alla crescita del PIL dell’area dell’euro è stato sostanzialmente neutro nel 2022.

Mercati del lavoro

Nel 2022 il mercato del lavoro ha continuato a evidenziare, nel complesso, una buona capacità di tenuta

È proseguita la marcata ripresa del mercato del lavoro dalla pandemia, contestualmente al recupero dell’attività economica nell’area dell’euro. Nel quarto trimestre del 2022 l’occupazione totale e il totale delle ore lavorate hanno superato i corrispondenti livelli registrati nel quarto trimestre del 2019, rispettivamente, del 2,3 e dello 0,6 per cento (cfr. il grafico 1.6). Nel medesimo trimestre il tasso di partecipazione alle forze di lavoro nella fascia di età compresa tra i 15 e i 74 anni è salito al 65,2 per cento, collocandosi su un livello superiore di 0,5 punti percentuali a quello del quarto trimestre del 2019. In linea con la crescita dell’occupazione, il tasso di disoccupazione è ulteriormente diminuito, passando dal livello, già storicamente basso, del 6,9 per cento di gennaio 2022 al 6,7 per cento alla fine dell’anno (cfr. il grafico 1.7). Il ricorso alle misure di integrazione salariale, che durante la crisi aveva limitato i licenziamenti, è diminuito e i lavoratori che ne avevano beneficiato sono per lo più tornati al normale orario di lavoro.

Grafico 1.6

Occupazione, ore lavorate e tasso di partecipazione alle forze di lavoro

(scala di sinistra: indice, 4° trim. 2019 = 100; scala di destra: in percentuale della popolazione in età lavorativa)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

Grafico 1.7

Disoccupazione e forze di lavoro

(scala di sinistra: variazioni percentuali sul trimestre precedente, contributi in punti percentuali; scala di destra: in percentuale delle forze di lavoro)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

Nel 2022 il mercato del lavoro dell’area dell’euro ha mostrato, nel complesso, una buona capacità di tenuta nonostante la guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina, come indicato anche dai livelli persistentemente elevati di posti di lavoro vacanti verso la fine dell’anno. Tuttavia gli andamenti del mercato del lavoro e gli indicatori della domanda di lavoro ricavati dalle indagini sono rimasti contenuti nella seconda metà dell’anno. Il riquadro 1 confronta le dinamiche del mercato del lavoro negli Stati Uniti e nell’area dell’euro al fine di comprendere meglio le differenze e le analogie tra le determinanti della ripresa dalla pandemia e gli andamenti prospettici di occupazione e salari.

1.3 Le misure di bilancio contro l’aumento del costo della vita

Nel 2022 il rapporto tra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e PIL nell’area dell’euro è diminuito con la scadenza delle misure connesse alla pandemia, compensate solo in parte da nuove misure di sostegno

Nel 2022, per il terzo anno consecutivo, i governi dell’area dell’euro si sono trovati ad affrontare nuove sfide che hanno richiesto politiche di bilancio attive. Il rapporto tra disavanzo delle amministrazioni pubbliche e PIL nell’area dell’euro è sceso al 3,5 per cento nel 2022, dal 5,1 per cento del 2021 (cfr. il grafico 1.8), dato che le misure di sostegno connesse alla pandemia sono giunte a scadenza e sono state compensate solo in parte da nuove misure. Queste ultime sono state volte a contrastare i rincari dell’energia e le loro conseguenze, ossia l’aumento del costo della vita per le famiglie e i maggiori costi sostenuti dalle imprese. In misura minore, hanno anche finanziato la spesa connessa alla guerra russa in Ucraina. Gli stessi andamenti si sono riflessi nell’orientamento delle politiche di bilancio, che nel 2022 ha registrato un moderato inasprimento per il secondo anno consecutivo[3]. Come illustrato nel grafico seguente, tuttavia, solo poco più di un terzo dell’allentamento registrato nel 2020 è stato finora riassorbito.

Grafico 1.8

Saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche e orientamento delle politiche di bilancio nell’area dell’euro

(in percentuale del PIL)

Fonti: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema, dicembre 2022 ed elaborazioni della BCE.
Nota: la misura relativa all’orientamento delle politiche di bilancio tiene conto della spesa finanziata dal dispositivo per la ripresa e la resilienza Next Generation EU e da altri fondi strutturali dell’UE.

Ma le misure connesse all’inflazione e alla guerra russa in Ucraina sono state ingenti e di ampia portata

Quando i prezzi dell’energia hanno iniziato ad aumentare più vigorosamente alla fine del 2021, i governi dell’area dell’euro hanno adottato misure di sostegno pari a circa lo 0,2 per cento del PIL. Queste hanno incluso sussidi, riduzione delle imposte indirette e trasferimenti a famiglie e imprese. Nel 2022 con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i governi hanno rapidamente ampliato tali misure fino a circa l’1,9 per cento del PIL (cfr. il grafico 1.9), includendo anche trasferimenti in conto capitale alle imprese produttrici di energia. Hanno inoltre aumentato il sostegno di bilancio dello 0,2 per cento del PIL a causa, tra le altre cose, delle spese legate all’accoglienza dei rifugiati e di quelle militari. Le misure di sostegno adottate per contrastare i rincari dell’energia e l’inflazione sono state compensate solo in forma limitata da nuove misure di finanziamento, come la più elevata tassazione diretta sui produttori di energia con ingenti utili inattesi. Ciò ha comportato che l’impatto netto di tali misure sui conti pubblici si sia confermato considerevole, attestandosi intorno all’1,7 per cento del PIL. In sintesi, pertanto, il sostegno discrezionale lordo (sostegni per l’energia e l’inflazione, spese per i rifugiati e spese militari) è stato pari al 2,1 per cento e, al netto dei nuovi finanziamenti, all’1,9 per cento del PIL dell’area dell’euro (cfr. il grafico 1.10).

Grafico 1.9

Sostegno di bilancio nell’area dell’euro in risposta all’elevato livello dei corsi energetici e dell’inflazione

(in percentuale del PIL, livelli annui)

Fonti: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema, dicembre 2022 ed elaborazioni della BCE.
Note: i valori positivi indicano il sostegno di bilancio. Gli istogrammi e i totali indicano il sostegno di bilancio lordo. L’impatto netto mostra la differenza tra il sostegno lordo e le misure discrezionali di finanziamento per le finalità indicate, secondo quanto individuato dagli esperti dell’Eurosistema.

Grafico 1.10

Sostegno di bilancio nell’area dell’euro in risposta all’elevato livello dei corsi energetici e dell’inflazione e alla guerra russa in Ucraina

(in percentuale del PIL del 2022, livelli annui)

Fonti: Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti dell’Eurosistema, dicembre 2022 ed elaborazioni della BCE.
Note: i valori positivi indicano il sostegno di bilancio. Gli istogrammi e i totali indicano il sostegno di bilancio lordo. L’impatto netto mostra la differenza tra il sostegno lordo e le misure discrezionali di finanziamento per le finalità indicate, secondo quanto individuato dagli esperti dell’Eurosistema.

L’orientamento mirato del sostegno di bilancio è stato limitato

Le misure di sostegno dovrebbero essere temporanee, mirate alle famiglie e alle imprese più vulnerabili, nonché strutturate in modo da preservare gli incentivi a ridurre i consumi energetici. Misure di bilancio non conformi a tali principi potrebbero verosimilmente esacerbare le pressioni inflazionistiche, rendendo necessaria una risposta di politica monetaria più decisa, e gravare sulle finanze pubbliche. Poiché solo una quota ridotta del volume delle misure è stata caratterizzata da un orientamento mirato (il 12 per cento secondo le proiezioni formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2022[4]), è importante che i governi apportino i necessari correttivi a tali provvedimenti.

Gli shock che hanno interessato consecutivamente le finanze pubbliche accrescono la necessità di politiche di bilancio prudenti nel medio termine

La pandemia, la guerra russa in Ucraina e la spesa pubblica volta a compensare gli elevati tassi di inflazione rappresentano importanti shock che hanno interessato consecutivamente le finanze pubbliche; essi si sono verificati in un contesto di rapporti tra debito pubblico e PIL già elevati. Mentre la pandemia ha comportato costi elevati per le finanze pubbliche e la guerra in Ucraina ha intensificato i rischi per le prospettive di crescita economica, l’impatto netto dello shock inflazionistico sui livelli di debito è meno definito. Se, da un lato, il maggiore gettito fiscale eserciterà un certo effetto al ribasso sul rapporto debito pubblico/PIL, dall’altro l’elevata inflazione ha indotto una normalizzazione della politica monetaria e quindi un aumento dei costi di finanziamento. Inoltre, la spesa pubblica tende a recuperare il divario con le entrate, mentre l’inflazione incide negativamente sulla crescita del prodotto.

È probabile che aumentino le pressioni sulle finanze pubbliche

È probabile che le pressioni sulle finanze pubbliche aumentino. Queste saranno determinate, tra l’altro, dalla necessità di accelerare la transizione energetica e accrescere gli investimenti in un’economia più verde e più digitale, oltre che dall’aumento dei costi di bilancio dovuti all’invecchiamento della popolazione. È pertanto importante che la maggiore vulnerabilità delle finanze pubbliche dell’area dell’euro venga affrontata sia attraverso riforme a sostegno della crescita, sia mediante una graduale riduzione degli elevati rapporti debito pubblico/PIL. Ciò richiederà la tempestiva attuazione dei piani di investimento e delle riforme strutturali nell’ambito del programma Next Generation EU e politiche di bilancio prudenti per gli anni a venire.

1.4 Un brusco aumento dell’inflazione nell’area dell’euro

L’inflazione complessiva nell’area dell’euro, misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), si è collocata, in media, all’8,4 per cento nel 2022, in marcato rialzo dalla media del 2,6 per cento segnata nell’anno precedente. L’inflazione è aumentata nel corso dell’anno, raggiungendo tassi elevati, intorno al 10 per cento su base annua, negli ultimi mesi. I prezzi dei beni energetici hanno fornito il contributo più importante all’incremento dell’inflazione complessiva; anche i prezzi dei beni alimentari sono cresciuti in misura sempre più vigorosa, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina in febbraio. Inoltre, il persistere delle strozzature nell’offerta dei beni industriali, la ripresa della domanda dopo l’allentamento delle restrizioni connesse alla pandemia, specie nel settore dei servizi, e il deprezzamento dell’euro hanno contribuito alle spinte inflazionistiche (cfr. il grafico 1.11). Nel complesso, le pressioni sui prezzi si sono diffuse in un numero crescente di settori, in parte a causa della trasmissione indiretta degli elevati costi dei beni energetici all’intera economia. Anche la divergenza tra i tassi di inflazione dei vari paesi dell’area dell’euro è significativamente aumentata, riflettendo principalmente i diversi gradi di esposizione agli shock ai prezzi delle materie prime e dell’energia. La maggior parte delle misure dell’inflazione di fondo ha registrato un significativo aumento nel corso dell’anno. Alla fine del 2022 ci si attendeva che i fattori all’origine del drastico aumento dell’inflazione si sarebbero attenuati e che l’inflazione sarebbe diminuita nel corso del 2023.

Grafico 1.11

Inflazione complessiva e relative componenti

(variazioni percentuali sui dodici mesi; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2022.

L’inflazione è stata trainata dai prezzi dei beni energetici e alimentari

Gli andamenti segnati dalla componente energetica hanno direttamente determinato quasi la metà dell’aumento dell’inflazione complessiva nel corso del 2022. L’inflazione dei beni energetici, già elevata all’inizio dell’anno, ha successivamente subito ulteriori bruschi rialzi in seguito all’invasione russa dell’Ucraina per i timori di possibili interruzioni nell’offerta di energia. In ottobre l’inflazione dei beni energetici era pari al 41,5 per cento, con ampi contributi provenienti dai prezzi di gas ed elettricità, le cui sottostanti quotazioni all’ingrosso si erano disconnesse dai corsi petroliferi. I governi hanno adottato consistenti misure di bilancio che hanno contribuito ad attenuare, in certa misura, l’impatto a breve termine dei rincari dell’energia (cfr. la sezione 1.3). La diversa intensità di queste misure ha contribuito ai differenti tassi di inflazione dei beni energetici tra i paesi dell’area dell’euro, con i paesi baltici che hanno registrato i valori più elevati. Il significativo incremento dei costi dell’energia ha altresì esercitato notevoli pressioni al rialzo sui prezzi dei beni alimentari, incidendo su di essi con diversi scarti temporali. La guerra in Ucraina ha avuto anche un impatto più diretto su tali prezzi, perché sia la Russia sia l’Ucraina sono importanti esportatori di cereali, nonché dei minerali utilizzati nella produzione di fertilizzanti[5]. A dicembre 2022 il contributo fornito dai prezzi dei beni alimentari, nel complesso, all’inflazione complessiva misurata sullo IAPC ha raggiunto 2,9 punti percentuali, un livello significativamente superiore a quello del 2021, di riflesso all’aumento delle componenti dei prodotti sia freschi sia trasformati.

L’inflazione di fondo è notevolmente aumentata, mostrando alcuni segnali di stabilizzazione alla fine dell’anno

Nel corso del 2022 gli indicatori dell’inflazione di fondo hanno registrato una significativa ripresa, sebbene con alcuni segnali di appiattimento verso la fine dell’anno. All’inizio dell’anno l’inflazione misurata sullo IAPC al netto dei beni energetici e alimentari, pari al 2,3 per cento, era già superiore all’obiettivo perseguito dalla BCE ed è salita al 5,2 per cento in dicembre. In media, nel 2022, l’inflazione dei beni industriali non energetici è salita al 4,6 per cento, mentre quella dei servizi ha raggiunto il 3,5 per cento. Le pressioni sui prezzi sono state in larga misura determinate dagli stessi fattori: rialzi particolarmente vigorosi dei costi degli input, connessi in parte ai rincari delle materie prime energetiche, e fattori legati alla pandemia, quali le strozzature dal lato dell’offerta a livello mondiale e gli effetti della riapertura delle attività economiche. Alle spinte inflazionistiche ha inoltre contribuito il deprezzamento dell’euro nel corso della maggior parte dell’anno. Con il graduale allentamento delle turbative lungo le catene di approvvigionamento nella seconda metà del 2022 e il calo dei prezzi delle materie prime, dopo l’estate le pressioni ai primi stadi della catena di formazione dei prezzi si sono attenuate. Gli effetti ritardati della trasmissione, tuttavia, hanno mantenuto elevata l’inflazione. Dopo la revoca delle restrizioni connesse alla pandemia, la domanda repressa ha contribuito a creare un contesto favorevole per la determinazione dei prezzi da parte delle imprese, soprattutto per i servizi a elevata intensità di contatti. Nel complesso, le pressioni sui prezzi sono divenute sempre più persistenti e generalizzate. Ciò ha determinato un aumento di tutti gli indicatori dell’inflazione di fondo.

Le pressioni salariali sono aumentate verso la fine dell’anno, in un contesto caratterizzato da mercati del lavoro solidi e da una certa compensazione per l’inflazione elevata

Nell’area dell’euro le pressioni derivanti dai costi interni, misurate in termini di crescita del deflatore del PIL, sono aumentate, in media, del 4,7 per cento nel 2022, proseguendo il percorso iniziato nel 2021 (cfr. il grafico 1.12). Le pressioni derivanti dalla dinamica salariale sono rimaste moderate nella prima metà dell’anno, ma si sono accentuate verso la fine dello stesso. Nel 2022 la crescita sui dodici mesi del reddito per occupato è aumentata, raggiungendo, in media, il 4,5 per cento, dal 3,9 per cento del 2021 e da una media dell’1,7 per cento nel periodo antecedente la pandemia (tra il 2015 e il 2019). L’incremento sull’anno precedente è in parte riconducibile a una crescita delle ore medie lavorate, dato il venir meno dell’impatto delle misure di integrazione salariale. Le retribuzioni contrattuali, meno interessate dall’impatto delle misure governative, sono salite a un tasso medio sui dodici mesi del 2,8 per cento nel 2022, lievemente al di sotto della crescita salariale effettiva, riflettendo l’intensificarsi delle pressioni sui salari verso la fine dell’anno. Nel corso del 2022 la compensazione per l’inflazione è diventata un aspetto sempre più importante nelle trattative salariali, data soprattutto la perdurante solidità dei mercati del lavoro. L’aumento del costo del lavoro è stato in certa misura compensato da un incremento della sua produttività. Gli utili unitari nei vari settori hanno apportato un contributo positivo al deflatore del PIL nel corso dell’anno, indicando che le imprese sono riuscite a trasferire gli aumenti dei costi degli input ai prezzi di vendita.

Grafico 1.12

Scomposizione del deflatore del PIL

(variazioni percentuali sul periodo corrispondente; contributi in punti percentuali)

Fonti: Eurostat ed elaborazioni della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2022.

Le aspettative di inflazione a più lungo termine sono ancora aumentate, pur rimanendo sostanzialmente ancorate all’obiettivo della BCE

Le aspettative di inflazione a più lungo termine dei previsori professionali, pari all’1,9 per cento alla fine del 2021, sono salite nel corso dell’anno, raggiungendo il 2,2 per cento nel quarto trimestre del 2022 (cfr. il grafico 1.13). Anche altri dati ricavati dalle indagini, come quella condotta dalla BCE presso gli analisti monetari (Survey of Monetary Analysts, SMA) e Consensus Economics, hanno indicato attese di inflazione a più lungo termine ancorate su livelli pari o appena superiori al 2 per cento, nonostante aspettative più elevate per il più breve termine. Le misure di compensazione dell’inflazione a più lungo termine ricavate dai mercati, in particolare il tasso swap a termine a cinque anni indicizzato all’inflazione su un orizzonte quinquennale, sono diminuite all’inizio dell’anno in previsione di un irrigidimento della politica monetaria ma, a seguito dell’inizio della guerra russa in Ucraina, sono risalite gradualmente, collocandosi al 2,38 per cento verso la fine di dicembre. È importante tuttavia notare che le misure di compensazione dell’inflazione ricavate dai mercati non costituiscono un indicatore diretto delle aspettative di inflazione effettive degli operatori, in quanto incorporano premi per il rischio volti a compensare l’incertezza connessa all’inflazione.

Grafico 1.13

Indicatori delle aspettative di inflazione ricavati dalle indagini e dai mercati

(variazioni percentuali sui dodici mesi)

Fonti: Eurostat, Refinitiv, Consensus Economics, indagine della BCE presso i previsori professionali (Survey of Professional Forecasters, SPF) ed elaborazioni della BCE.
Note: la serie relativa agli indicatori di compensazione dell’inflazione ricavati dai mercati è basata sul tasso swap a pronti a un anno indicizzato all’inflazione, sui tassi a termine a un anno su un orizzonte di un anno, a un anno su un orizzonte di due anni, a un anno su un orizzonte di tre anni e a un anno su un orizzonte di quattro anni. Per gli indicatori di compensazione dell’inflazione ricavati dai mercati l’ultima osservazione si riferisce al 30 dicembre 2022. L’indagine SPF relativa al quarto trimestre del 2022 è stata svolta tra il 30 settembre e il 6 ottobre 2022. Le previsioni a lungo termine di Consensus Economics sono aggiornate a ottobre 2022, mentre le misure ricavate dall’indagine SPF per il 2022 e il 2023 sono aggiornate a dicembre 2022. L’ultima osservazione per lo IAPC si riferisce a dicembre 2022.

1.5 Le più rigide condizioni di credito e di finanziamento nel contesto di normalizzazione della politica monetaria

La normalizzazione della politica monetaria ha determinato un aumento dei rendimenti obbligazionari, in un contesto di considerevole volatilità

Con l’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche in tutta l’economia (cfr. la sezione 1.4), nel 2022 la BCE è intervenuta con determinazione per normalizzare la politica monetaria ed evitare che le aspettative di inflazione a più lungo termine si disancorassero, superando il suo obiettivo del 2 per cento (cfr. la sezione 2.1). I tassi di interesse a lungo termine privi di rischio sono stati più volatili rispetto al 2021, in parte a causa dell’incertezza molto elevata riguardo all’inflazione e alla reazione delle autorità monetarie di tutto il mondo, inclusa l’area dell’euro. I rendimenti a lungo termine sono complessivamente aumentati. La media ponderata per il PIL dei rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni dell’area dell’euro ha seguito l’andamento del tasso privo di rischio (cfr. il grafico 1.14). A livello di singoli paesi, nonostante alcune differenze, le oscillazioni dei differenziali sui titoli di Stato sono state nel complesso contenute, in parte a seguito dell’annuncio con cui il Consiglio direttivo a giugno ha comunicato che avrebbe reinvestito in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma di acquisto per l’emergenza pandemica e per effetto dell’approvazione, a luglio, dello strumento di protezione del meccanismo di trasmissione (Transmission Protection Instrument, TPI) (cfr. la sezione 2.1). Il 31 dicembre 2022 la media ponderata per il PIL dei rendimenti nominali dei titoli di Stato decennali dell’area dell’euro si collocava al 3,26 per cento, un livello superiore di quasi 300 punti base rispetto a quello di fine 2021.

Grafico 1.14

Tassi di interesse a lungo termine e costo dei prestiti alle imprese e alle famiglie per l’acquisto di abitazioni

(valori percentuali in ragione d’anno)

Fonti: Bloomberg, Refinitiv ed elaborazioni della BCE.
Note: i dati si riferiscono alla media ponderata per il PIL dei rendimenti dei titoli di Stato a dieci anni (dati giornalieri), al tasso sugli overnight index swap (OIS) a dieci anni (dati giornalieri), al costo dei prestiti alle società non finanziarie (dati mensili) e al costo dei prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (dati mensili). Gli indicatori del costo dei prestiti sono calcolati aggregando i tassi sui prestiti bancari a breve e a lungo termine mediante una media mobile a 24 mesi dei volumi delle nuove operazioni. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2022 per i dati giornalieri e a dicembre 2022 per i dati mensili.

Sui mercati obbligazionari e azionari le condizioni di finanziamento si sono inasprite

Le aspettative di un aumento dei tassi di interesse e di una minore crescita degli utili a lungo termine hanno esercitato pressioni al ribasso sui corsi azionari. Nel complesso le quotazioni azionarie nell’area dell’euro sono state molto volatili, registrando una diminuzione nel 2022. Il 31 dicembre 2022 gli indici azionari ampi delle società non finanziarie e delle banche dell’area dell’euro (cfr. il grafico 1.15) si collocavano su livelli inferiori di circa il 16 e il 4,4 per cento rispetto a quelli di fine 2021. Poiché anche i rendimenti delle obbligazioni societarie sono aumentati in misura significativa, sia nel comparto investment grade sia in quello high‑yield, le condizioni di finanziamento nell’area dell’euro si sono notevolmente inasprite.

Grafico 1.15

Indici azionari nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(indice: 1° gennaio 2021 = 100)

Fonti: Bloomberg, Refinitiv ed elaborazioni della BCE.
Note: per l’area dell’euro sono riportati l’indice Refinitiv per le società non finanziarie e l’indice Euro Stoxx per il settore bancario; per gli Stati Uniti l’indice Refinitiv per le società non finanziarie e l’indice S&P per il settore bancario. Le ultime osservazioni si riferiscono al 31 dicembre 2022.

Sullo sfondo della normalizzazione della politica monetaria e dei generali andamenti dei mercati, nel 2022 i costi della provvista bancaria e i tassi applicati ai prestiti sono aumentati notevolmente. La complessiva tendenza al rialzo dei rendimenti delle obbligazioni bancarie, il graduale aumento della remunerazione dei depositi della clientela e la modifica ai termini e alle condizioni della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III) verso la fine dell’anno hanno tutti contribuito a un incremento dei costi della provvista bancaria. Di conseguenza, nel 2022 i tassi nominali sui prestiti bancari sono aumentati a livelli che non si osservavano dal 2014. Dall’indagine sul credito bancario nell’area dell’euro è inoltre emerso che i criteri per la concessione di prestiti a imprese e famiglie (ovvero gli orientamenti interni o i principi adottati ai fini della concessione di prestiti) si sono notevolmente inaspriti. Alla fine del 2022 il tasso composito sui prestiti bancari alle famiglie per l’acquisto di abitazioni si collocava al 2,94 per cento, registrando un aumento di 163 punti base, in termini cumulati, dalla fine del 2021, e il corrispondente tasso per le società non finanziarie si attestava al 3,41 per cento, con un aumento di 205 punti base (cfr. il grafico 1.14). In rapporto alle variazioni dei tassi di interesse di riferimento della BCE, tali andamenti sono stati sostanzialmente in linea con i precedenti periodi di inasprimento della politica monetaria; le differenze tra i tassi applicati ai prestiti nei vari paesi sono rimaste contenute. Ciò ha suggerito che le modifiche della politica monetaria della BCE si stavano trasmettendo in maniera ordinata in tutta l’area dell’euro.

La dinamica del credito ha segnato un’espansione nella prima metà del 2022, rallentando successivamente sia per le famiglie sia per le imprese

Nella prima metà del 2022 la dinamica del credito ha segnato un’espansione, ma dopo l’estate si è osservato un rallentamento dei nuovi prestiti sulla scorta dei più rigidi criteri di concessione dei finanziamenti (cfr. il grafico 1.16). Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle famiglie si è indebolito, collocandosi per l’anno al 3,8 per cento, di riflesso all’aumento dei tassi di interesse, all’inasprimento dei criteri per la concessione del credito e al peggioramento del clima di fiducia dei consumatori. Nel 2022 il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle imprese è ulteriormente salito, raggiungendo il 6,3 per cento, sebbene non siano mancati andamenti eterogenei nel corso dell’anno. La crescita nominale è stata robusta per la maggior parte dell’anno, riflettendo la necessità delle imprese di finanziare il capitale circolante e le scorte alla luce delle perduranti strozzature dal lato dell’offerta e degli elevati costi. Negli ultimi mesi dell’anno, tuttavia, il credito erogato dalle banche alle imprese ha subito una forte contrazione, a riprova dell’impatto che le condizioni di finanziamento più restrittive hanno avuto sui fattori dell’offerta e della domanda. Durante l’anno si è altresì registrata una diminuzione dell’emissione netta di titoli di debito, divenuti più onerosi per le imprese. Complessivamente, nel 2022 i flussi netti di finanziamento esterno alle società non finanziarie sono diminuiti, principalmente per effetto di una riduzione dei prestiti intersocietari come forma di finanziamento (cfr. il grafico 1.17). Inoltre l’indagine sull’accesso delle imprese al finanziamento ha rilevato il crescente pessimismo delle imprese circa la futura disponibilità di gran parte delle fonti di finanziamento esterno.

Grafico 1.16

Crescita di M3 e del credito alle società non finanziarie e alle famiglie

(variazioni percentuali sui dodici mesi)

Fonte: BCE.
Note: la seconda linea mostra la crescita del credito al settore privato. Definito come l’insieme delle istituzioni finanziarie non monetarie escluse le amministrazioni pubbliche, il settore privato comprende essenzialmente le società non finanziarie e le famiglie. Le ultime osservazioni si riferiscono a dicembre 2022.

Grafico 1.17

Flussi netti di finanziamento esterno alle società non finanziarie

(flussi annuali in miliardi di euro)

Fonti: BCE ed Eurostat.
Note: IFM = istituzioni finanziarie monetarie. Nella voce “Prestiti dalle istituzioni finanziarie non monetarie e dal resto del mondo” le istituzioni finanziarie non monetarie comprendono gli altri intermediari finanziari, i fondi pensione e le società di assicurazione. I “Prestiti delle IMF” e i “Prestiti dalle istituzioni finanziarie non monetarie e dal resto del mondo” sono corretti per le cessioni e le cartolarizzazioni. La voce “Altro” corrisponde alla differenza fra il totale e gli strumenti elencati nel grafico e include prevalentemente i prestiti intersocietari e i crediti commerciali. Il flusso annuale è calcolato come somma dei flussi di quattro trimestri. Le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

La crescita dell’aggregato monetario ampio si è attenuata dato il termine degli acquisti netti di attività da parte dell’Eurosistema e il calo dell’erogazione del credito

Il ritmo di accumulo dei depositi è diminuito rispetto ai livelli elevati registrati durante la pandemia, principalmente per effetto dell’accresciuta spesa legata all’aumento dei prezzi e dei maggiori rendimenti su forme alternative di risparmio in linea con la normalizzazione della politica monetaria. La crescita sui dodici mesi dell’aggregato monetario ampio (M3) è diminuita ulteriormente al 4,1 per cento nel 2022 (cfr. il grafico 1.16), riflettendo la conclusione degli acquisti netti di attività da parte dell’Eurosistema a luglio, la minore erogazione di credito nell’ultimo trimestre del 2022 e i deflussi monetari netti verso il resto del mondo connessi alla maggiore spesa energetica dell’area dell’euro.

Riquadro 1
Gli andamenti del mercato del lavoro nell’area dell’euro e negli Stati Uniti nel 2022

Nel contesto di elevata incertezza che ha caratterizzato il 2022, le analisi concernenti il mercato del lavoro sono state fondamentali per valutare lo stato dell’economia e il suo grado di sottoutilizzo della capacità produttiva. Il presente riquadro esamina le analogie e le differenze tra i mercati del lavoro dell’area dell’euro e degli Stati Uniti con riferimento alla loro ripresa dopo la pandemia.

Andamenti del totale delle ore lavorate

Nel 2022 il totale delle ore lavorate è risalito ai livelli precedenti la pandemia sia nell’area dell’euro sia negli Stati Uniti, ma la ripresa ha riflesso andamenti diversi delle componenti della domanda e dell’offerta di lavoro. Sebbene nel 2022 i tassi di disoccupazione negli Stati Uniti fossero tornati ai livelli osservati prima della crisi e persino al di sotto di quelli dell’area dell’euro, il grado di tensione sul mercato del lavoro, misurato dal rapporto fra posti vacanti e disoccupazione, è apparso maggiore oltreoceano[6]. Tali profili possono essere attribuiti alle diverse risposte alla pandemia sul piano delle politiche e alle differenze strutturali tra le due economie in termini di offerta e domanda di lavoro.

Andamenti della domanda di lavoro

Nel 2022 le due economie si trovavano in diverse fasi del ciclo economico. La domanda ciclica di lavoro era più vigorosa negli Stati Uniti e quindi in parte responsabile del maggior grado di tensione sul mercato del lavoro. Nell’area dell’euro l’attività economica si è ripresa più tardi, rispetto agli Stati Uniti, dal minimo toccato durante la pandemia. Il PIL in termini reali dell’area è tornato sul livello antecedente la crisi nell’ultimo trimestre del 2021, mentre negli Stati Uniti il livello pre‑crisi era stato raggiunto nel primo trimestre dello stesso anno. Ciò è in qualche misura riconducibile all’introduzione in molti paesi dell’area dell’euro di provvedimenti di chiusura (lockdown) più restrittivi e diffusi, durante la seconda ondata della pandemia, di quelli adottati negli Stati Uniti, nonché alle differenze nei ritmi di vaccinazione. Tuttavia, un fattore più importante è stato rappresentato dalle differenti dimensioni e finalità delle misure di bilancio. Nell’area dell’euro il sostegno di bilancio è stato incentrato sul contenimento della perdita di posti di lavoro mediante sostegni alle imprese e sul libero funzionamento degli stabilizzatori automatici. Il sostegno di bilancio statunitense è stato più ampio e più direttamente mirato a supportare il reddito delle famiglie e quindi i consumi, attraverso assegni e sussidi di disoccupazione maggiorati. Di conseguenza, nell’area dell’euro i consumi privati sono tornati al livello pre‑crisi persino più tardi rispetto all’attività economica complessiva, ossia soltanto nel secondo trimestre del 2022.

Inoltre, in una prospettiva più strutturale, il mercato del lavoro statunitense tende a reagire al ciclo economico in maniera più vigorosa rispetto a quello dell’area dell’euro. Le misure relative al “ricambio” (“churning”) mostrano che il mercato del lavoro statunitense è strutturalmente più dinamico. Il termine “churning” si riferisce al tasso al quale, all’interno di un’impresa o di un’organizzazione, i dipendenti lasciano il lavoro e sono sostituiti entro un certo periodo di tempo. Una misura grezza di tale fenomeno indica che, in media, dall’inizio degli anni 2000 ogni mese circa il 4 per cento di tutti i lavoratori statunitensi ha cambiato occupazione. Gli indicatori del “churning” non sono disponibili per l’area dell’euro e i dati statistici a questi più simili si riferiscono a coloro che hanno lasciato da poco il proprio impiego e a coloro che hanno appena intrapreso una nuova occupazione (sebbene tali percentuali includano anche gli individui che passano da una situazione di inattività o di disoccupazione a una di occupazione e viceversa). Tali dati segnalano, in particolare, un aumento del numero di persone con una nuova occupazione nel 2022, sebbene meno pronunciato di quello osservato negli Stati Uniti. Tali dinamiche sono riscontrabili anche nel livello di posti vacanti nelle due regioni economiche: nel 2022 esso è stato più elevato negli Stati Uniti rispetto all’area dell’euro (con notevole eterogeneità tra i vari paesi al suo interno[7]), dove l’attenzione si era principalmente concentrata sul ritorno al normale orario di lavoro da parte del personale interessato dalle misure di integrazione salariale (cfr. il grafico A).

In sintesi, il maggiore dinamismo strutturale del mercato del lavoro statunitense ha accresciuto le pressioni su una domanda di lavoro già più robusta.

Grafico A

Grado di tensione sui mercati del lavoro nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(rapporto tra posti di lavoro vacanti e disoccupazione)

Fonti: Eurostat, Haver Analytics, Bureau of Labor Statistics statunitense ed elaborazioni della BCE.
Note: per “Divario” si intende la differenza tra il dato relativo agli Stati Uniti e quello relativo all’area dell’euro. In Francia i posti di lavoro vacanti vengono riportati solo in relazione a imprese con almeno dieci dipendenti. Nell’area dell’euro la perdita di posti di lavoro durante la crisi pandemica è stata attutita dall’ampio ricorso alle misure di integrazione salariale, diminuito a livelli molto bassi a metà del 2022. Le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022.

Andamenti dell’offerta di lavoro

Durante la crisi pandemica, rispetto all’area dell’euro, negli Stati Uniti l’offerta di lavoro è diminuita in misura maggiore ed è risalita più lentamente dal minimo toccato nel secondo trimestre del 2020. Il diverso ritmo di ripresa dell’offerta di lavoro è stato in parte legato alle differenze nelle politiche attuate. In primo luogo, la ripresa del tasso di partecipazione alle forze di lavoro è stata più lenta negli Stati Uniti. Ciò riflette in parte il fatto che il maggior numero di licenziamenti registrato nel paese ha indotto alcuni lavoratori a uscire dalle forze di lavoro, mentre il sostegno al reddito relativamente generoso ha consentito alle persone di restare escluse da queste per un periodo più lungo o persino a contemplare un salario superiore al quale sarebbero state disposte a rientrare nel mercato del lavoro. Per tutto il 2022 il tasso di partecipazione alle forze di lavoro negli Stati Uniti si è mantenuto al di sotto del dato precedente la pandemia, in netto contrasto con quanto osservato nell’area dell’euro, dove tale tasso ha superato il livello pre‑pandemico. In secondo luogo, i recenti andamenti della partecipazione alle forze di lavoro sono anche influenzati, in parte, dalle tendenze di lungo periodo. Nel tempo la quota di lavoratori più anziani nelle forze di lavoro, che solitamente partecipano al mercato occupazionale in misura minore rispetto ai lavoratori più giovani, è aumentata in entrambe le aree. In Europa questo cambiamento ha coinciso con una tendenza positiva dei tassi di partecipazione dovuta a una maggiore quota femminile ed è stato rafforzato dalle riforme pensionistiche. La tendenza è proseguita durante la pandemia e i lavoratori più anziani hanno sostenuto l’incremento del tasso di partecipazione alle forze di lavoro nel 2022. Nel medesimo anno, tuttavia, negli Stati Uniti gli andamenti demografici hanno gravato sul tasso di partecipazione alle forze di lavoro. Infine l’afflusso netto di lavoratori migranti, pur avendo risentito negativamente della pandemia in entrambe le regioni, negli Stati Uniti aveva iniziato con anticipo a segnare una moderazione, a seguito dell’inasprimento delle politiche migratorie tra il 2017 e il 2020. Di recente, tuttavia, ha registrato una forte ripresa in entrambe le regioni.

Andamenti salariali

Negli ultimi anni il divario nella crescita salariale tra gli Stati Uniti e l’area dell’euro si è ampliato e ciò è stato particolarmente evidente nel 2022. In larga misura tale fenomeno è ascrivibile ai diversi andamenti dell’offerta e della domanda di lavoro, come illustrato in precedenza. A partire dal secondo trimestre del 2020 negli Stati Uniti la crescita dei salari nominali, misurata dall’indice del costo del lavoro (settore privato), è aumentata in misura considerevole, raggiungendo il 5,5 per cento nel secondo trimestre del 2022. Da allora ha segnato una moderazione, pur confermandosi elevata. In questo periodo la crescita salariale nell’area dell’euro è stata più graduale e contenuta, con un incremento delle retribuzioni contrattuali (molto meno interessate dalle misure di integrazione salariale rispetto ai redditi per occupato o per ora lavorata) pari al 2,9 per cento nel quarto trimestre del 2022 (cfr. il grafico B). Il maggiore dinamismo strutturale del mercato del lavoro negli Stati Uniti potrebbe altresì rafforzare la reazione dei salari alle condizioni tese su tale mercato, come si evince dalla maggiore crescita retributiva di coloro che cambiano occupazione.

Grafico B

Misure della crescita salariale nell’area dell’euro e negli Stati Uniti

(variazioni percentuali sui dodici mesi)

Fonti: Eurostat, Haver Analytics ed elaborazioni degli esperti della BCE.
Nota: le ultime osservazioni si riferiscono al quarto trimestre del 2022 sia per le retribuzioni contrattuali nell’area dell’euro sia per l’indice del costo del lavoro negli Stati Uniti (settore privato).

2 Il percorso di normalizzazione della politica monetaria

Nel 2022 la BCE ha proseguito il percorso di normalizzazione della propria politica monetaria, al fine di contrastare l’inflazione eccezionalmente elevata, in un contesto caratterizzato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e dagli effetti persistenti della pandemia. Nella prima fase della normalizzazione il Consiglio direttivo ha posto fine agli acquisti netti di attività nell’ambito del programma di acquisto per l’emergenza pandemica (pandemic emergency purchase programme, PEPP) alla fine di marzo e, all’inizio di luglio, a quelli nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA). Nella seconda fase la BCE ha innalzato i propri tassi di riferimento per la prima volta in più di dieci anni e il tasso sui depositi presso la banca centrale è uscito dal territorio negativo per la prima volta dal 2014. I tassi di riferimento sono aumentati complessivamente di 250 punti base nelle ultime quattro riunioni dell’anno in cui sono stati decisi i singoli rialzi dei tassi più consistenti mai registrati (cfr. il grafico 2.1). Al fine di garantire un’ordinata trasmissione della politica monetaria all’intera area dell’euro, il Consiglio direttivo ha altresì approvato lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI). La flessibilità conferita ai reinvestimenti nell’ambito del PEPP ha inoltre rappresentato una prima linea di difesa al fine di contrastare i rischi per la trasmissione connessi alla pandemia. A dicembre il Consiglio direttivo ha deciso che, a partire da marzo 2023, il portafoglio dei titoli detenuti dall’Eurosistema per finalità di politica monetaria nell’ambito del PAA si sarebbe ridotto a un ritmo misurato e prevedibile. Il bilancio dell’Eurosistema ha raggiunto il massimo storico di 8.800 miliardi di euro a giugno 2022, per poi diminuire a 8.000 miliardi per la fine dell’anno. Tale calo è stato principalmente determinato dalle operazioni in scadenza e dai rimborsi anticipati di prestiti concessi nell’ambito della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III). Tali rimborsi anticipati sono stati incentivati dalla decisione adottata a ottobre dal Consiglio direttivo di modificare i termini e le condizioni delle OMRLT‑III. In linea con la normalizzazione della politica monetaria, la BCE ha inoltre intrapreso una graduale revoca delle misure di allentamento dei requisiti sulle garanzie introdotte in seguito alla pandemia; ciò consentirà il progressivo ripristino dei livelli di tolleranza al rischio che caratterizzavano le operazioni di credito nell’Eurosistema prima dell’emergenza sanitaria.

2.1 L’abbandono dell’orientamento monetario accomodante

La prima fase della normalizzazione della politica monetaria: un ritmo di acquisto di attività più lento e i presupposti per i rialzi dei tassi

All’inizio del 2022 la pandemia continuava a ostacolare la crescita economica e l’inflazione era più elevata di quanto previsto nelle proiezioni

All’inizio del 2022 l’economia dell’area dell’euro proseguiva il suo percorso di ripresa dalla pandemia e il mercato del lavoro continuava a migliorare, non in ultimo grazie al sostegno fornito dalle politiche economiche. Le prospettive a breve termine relative alla crescita economica rimanevano tuttavia modeste, in un contesto caratterizzato da un nuovo picco di contagi di coronavirus, dovuto alla diffusione della variante Omicron. La scarsità di materiali, attrezzature e manodopera teneva ancora a freno la produzione in alcuni comparti, mentre gli elevati costi dell’energia mostravano già i propri effetti negativi sui redditi reali. Nei mesi precedenti si era osservato un brusco aumento dell’inflazione misurata dall’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC), che a gennaio aveva di nuovo superato i livelli attesi dalle proiezioni. Tale evoluzione era stata determinata principalmente dai più elevati costi dell’energia che stavano spingendo al rialzo i prezzi in molti settori, nonché dai rincari dei beni alimentari. Sulla base dei dati di inizio anno, il Consiglio direttivo a febbraio ha valutato che l’inflazione sarebbe rimasta probabilmente elevata per un periodo più lungo di quanto atteso in precedenza, per poi, tuttavia, diminuire nel corso dell’anno.

A febbraio il Consiglio direttivo ha proseguito il percorso di normalizzazione della politica monetaria intrapreso a dicembre 2021

Il Consiglio direttivo ha quindi confermato la decisione assunta nella riunione di politica monetaria tenutasi a dicembre 2021 di proseguire la graduale riduzione del ritmo degli acquisti di attività nel corso dei trimestri successivi. Aveva deciso di interrompere gli acquisti netti di attività nell’ambito del PEPP alla fine di marzo 2022 e di reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno fino alla fine del 2024. Il Consiglio direttivo ha sottolineato che, nel caso di nuove frammentazioni dei mercati connesse alla pandemia, i reinvestimenti nell’ambito del PEPP avrebbero potuto essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi, ove i rischi per la trasmissione della politica monetaria avessero messo a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi. Ciò avrebbe potuto includere l’acquisto di obbligazioni emesse dalla Repubblica ellenica in aggiunta ai reinvestimenti, al fine di scongiurare che un’interruzione degli acquisti nel paese potesse pregiudicare la trasmissione della politica monetaria all’economia greca mentre era ancora in fase di recupero dopo le ripercussioni della pandemia.

L’invasione dell’Ucraina ha accresciuto drasticamente l’incertezza economica e le pressioni sui prezzi

L’invasione russa dell’Ucraina a febbraio ha segnato uno spartiacque per l’Europa. Nel 2022 tale aggressione ingiustificata ha avuto un impatto rilevante sull’attività economica e l’inflazione anche nell’area dell’euro, attraverso il rincaro dell’energia e delle materie prime, le turbative del commercio internazionale e il peggioramento del clima di fiducia. A marzo il Consiglio direttivo ha valutato che l’entità di tali effetti sarebbe dipesa dall’evoluzione del conflitto, dall’impatto delle sanzioni e da eventuali ulteriori misure. Riconoscendo la natura fortemente incerta del contesto, esso ha preso in considerazione una gamma di scenari aggiuntivi rispetto a quelli normalmente inclusi nelle proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti della BCE per l’area dell’euro. L’impatto della guerra è stato valutato alla luce dei dati più aggiornati, che indicavano il permanere di solide condizioni di fondo dell’economia dell’area, sostenute dal considerevole contributo delle politiche economiche. La ripresa registrata dall’economia è stata agevolata dal graduale dissolversi dell’impatto della variante Omicron del coronavirus. Le strozzature dal lato dell’offerta stavano mostrando segnali di attenuazione, mentre il mercato del lavoro era migliorato ulteriormente. Tuttavia, nello scenario di base delle proiezioni formulate a marzo dagli esperti, che incorporavano una prima valutazione delle implicazioni della guerra, la crescita del PIL era stata rivista al ribasso per il breve termine. Prima della riunione di politica monetaria di marzo del Consiglio direttivo, l’inflazione aveva continuato a mostrarsi più alta di quanto atteso nelle proiezioni, principalmente a causa dei costi dell’energia inaspettatamente elevati. Tali rialzi dei prezzi si stavano inoltre diffondendo, in modo più generalizzato, nei vari settori. Rispetto all’esercizio di dicembre 2021, svolto dagli esperti dell’Eurosistema, nelle proiezioni di marzo lo scenario di base per l’inflazione misurata sullo IAPC era stato rivisto al rialzo in misura netta, mentre le aspettative a più lungo termine relative a una serie di indicatori erano in linea con l’obiettivo di inflazione della BCE del 2 per cento nel medio termine.

A marzo il Consiglio direttivo ha rivisto il calendario degli acquisti nell’ambito del PAA

Nella riunione di politica monetaria tenutasi a marzo il Consiglio direttivo, sulla base di tale valutazione aggiornata e in considerazione del contesto incerto, ha rivisto il calendario degli acquisti nell’ambito del PAA, determinando acquisti netti mensili pari a 40 miliardi di euro ad aprile, a 30 miliardi a maggio e a 20 miliardi a giugno. La calibrazione degli acquisti netti per il terzo trimestre sarebbe stata guidata dai dati più aggiornati. Il Consiglio direttivo ha inoltre confermato che eventuali modifiche dei tassi di interesse di riferimento della BCE avrebbero avuto luogo successivamente rispetto alla conclusione degli acquisti netti nell’ambito del PAA. Il profilo dei tassi di interesse di riferimento della BCE continuava a essere determinato dalle indicazioni prospettiche del Consiglio direttivo (forward guidance), riflettendone l’impegno strategico a stabilizzare l’inflazione al 2 per cento nel medio termine.

Le proiezioni elaborate dagli esperti a giugno hanno incluso ulteriori revisioni al rialzo del profilo di inflazione

L’inflazione è tornata ad aumentare in misura significativa a maggio, principalmente a causa dell’impatto della guerra e dei continui aumenti dei prezzi dei beni energetici e alimentari. Nel contempo le pressioni inflazionistiche si sono ampliate e intensificate, con un forte incremento dei prezzi di molti beni e servizi. In considerazione di tale contesto e dello scenario di base delle proiezioni elaborate a giugno dagli esperti dell’Eurosistema, che prevedevano livelli dell’inflazione superiori all’obiettivo del 2 per cento alla fine dell’orizzonte di proiezione, il 9 giugno il Consiglio direttivo ha deciso di intraprendere ulteriori misure volte alla normalizzazione della politica monetaria, sulla base dei principi di gradualità, flessibilità, ricorso ai dati e apertura alle opzioni.

Il Consiglio direttivo ha affermato di porre fine agli acquisti netti di attività nell’ambito del PAA e di iniziare a innalzare i tassi...

In primo luogo, il Consiglio direttivo ha deciso di porre fine agli acquisti netti di attività nell’ambito del PAA a partire dal 1° luglio 2022. Ha affermato la propria intenzione di continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui avrebbe iniziato a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE e, in ogni caso, finché sarebbe stato necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria.

In secondo luogo, a giugno il Consiglio direttivo ha deliberato che erano state soddisfatte le condizioni previste dalle proprie indicazioni prospettiche per iniziare ad aumentare i tassi di interesse di riferimento della BCE. Pertanto, in linea con la precedentemente indicata sequenza delle sue misure di politica monetaria, ha affermato la propria intenzione di innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE di 25 punti base in occasione della riunione di politica monetaria di luglio; un ulteriore aumento era atteso a settembre.

In terzo luogo, sulla base della sua valutazione di giugno, il Consiglio direttivo ha previsto che, oltre all’incremento di settembre, sarebbe stato appropriato un graduale ma stabile percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, che sarebbe stato guidato dai dati più aggiornati e dalla stima degli andamenti inflazionistici nel medio periodo.

...affrontando i timori legati alla trasmissione della politica monetaria

Le decisioni adottate il 9 giugno hanno rappresentato dei passi significativi sul percorso di normalizzazione dell’orientamento della politica monetaria. Il 15 giugno il Consiglio direttivo ha tenuto una riunione ad hoc per valutare la situazione dei mercati finanziari e i potenziali rischi di frammentazione e ha sottolineato la propria intenzione di garantire un’ordinata trasmissione dell’orientamento di politica monetaria in tutta l’area dell’euro. In particolare, il Consiglio direttivo ha valutato che la pandemia aveva generato vulnerabilità durature nell’economia dell’area, che stavano contribuendo a una trasmissione disomogenea della normalizzazione della politica monetaria della BCE tra i vari paesi.

Sulla base di tale considerazione, il Consiglio direttivo ha deciso di reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, al fine di preservare il funzionamento del meccanismo di trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio ha altresì incaricato i comitati dell’Eurosistema competenti e i servizi della BCE affinché si accelerasse il completamento della progettazione di un nuovo strumento di contrasto alla frammentazione.

La seconda fase della normalizzazione della politica monetaria: lo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria e gli aumenti dei tassi di riferimento

A luglio il Consiglio direttivo ha approvato il TPI...

Il nuovo strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI) è stato approvato dal Consiglio direttivo nella riunione del 21 luglio. Il Consiglio direttivo ha ritenuto necessaria l’istituzione del nuovo strumento al fine di sostenere l’efficace trasmissione della politica monetaria, in particolare nella fase di normalizzazione. Tale strumento garantirebbe che l’orientamento di politica monetaria sia trasmesso in maniera ordinata in tutti i paesi dell’area dell’euro. Il TPI rappresenta un ulteriore strumento a disposizione della BCE, attivabile per contrastare ingiustificate e disordinate dinamiche di mercato che mettono seriamente a repentaglio la trasmissione della politica monetaria in tutta l’area dell’euro. Nel rispetto dei criteri stabiliti, l’Eurosistema può effettuare acquisti sul mercato secondario di titoli emessi in giurisdizioni che presentano un deterioramento delle condizioni di finanziamento non giustificato dai fondamentali specifici del paese, al fine di contrastare, nella misura necessaria, i rischi per il meccanismo di trasmissione. La portata degli acquisti del TPI, in caso di sua attivazione, dipenderebbe dalla gravità dei rischi per la trasmissione della politica monetaria; gli acquisti non sarebbero soggetti a restrizioni ex ante. A luglio il Consiglio direttivo ha inoltre sottolineato che, in ogni caso, la flessibilità nel reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP sarebbe rimasta la prima linea di difesa al fine di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione connessi alla pandemia. Nella stessa occasione il Consiglio direttivo ha altresì enfatizzato che si sarebbe riservato la discrezionalità di condurre operazioni monetarie definitive (outright monetary transactions, OMT) per i paesi che ne avessero soddisfatto i criteri necessari. Mentre l’obiettivo del TPI è quello di garantire l’ordinata trasmissione della politica monetaria in tutti i paesi dell’area dell’euro, le operazioni monetarie definitive possono essere attivate in caso di gravi distorsioni nei mercati dei titoli di Stato, originate in particolare dai timori infondati degli investitori sulla reversibilità dell’euro.

A luglio il Consiglio direttivo ha deciso inoltre, per la prima volta dal 2011, di innalzare i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, aumentandoli di 50 punti base. Ha ritenuto opportuno che il primo passo sul percorso di normalizzazione dei tassi di riferimento fosse più ampio rispetto a quanto segnalato nella riunione precedente. Tale decisione è stata basata sull’aggiornamento della valutazione del Consiglio direttivo sui rischi di inflazione e sul sostegno rafforzato che il TPI avrebbe fornito all’efficace trasmissione della politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha inoltre segnalato l’opportunità di un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse nei mesi successivi.

...e ha messo fine alle proprie indicazioni prospettiche sui tassi di riferimento

Anticipare a luglio l’uscita dai tassi di interesse negativi ha consentito al Consiglio direttivo di passare dalle indicazioni prospettiche a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta. Tale cambiamento è apparso necessario, alla luce dell’eccezionale incertezza delle prospettive inflazionistiche ed economiche.

Poiché ad agosto l’inflazione era superiore al 9 per cento e ci si attendeva che superasse l’obiettivo nel medio termine, a settembre il Consiglio direttivo ha innalzato i tassi di ulteriori 75 punti base

A settembre il Consiglio direttivo ha deciso di aumentare i tassi di interesse di riferimento della BCE di ulteriori 75 punti base, il singolo rialzo più elevato registrato fino ad allora per tali tassi. Il Consiglio ha adottato tale decisione perché l’inflazione continuava a essere di gran lunga troppo elevata e i dati più aggiornati indicavano che si sarebbe mantenuta su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo. Il vertiginoso aumento dei prezzi dei beni energetici e alimentari, le pressioni dal lato della domanda in alcuni settori dovute alla riapertura delle attività economiche e le strozzature dal lato dell’offerta continuavano a spingere verso l’alto l’inflazione, che ad agosto aveva raggiunto il 9,1 per cento. Come nei mesi precedenti, le pressioni sui prezzi stavano continuando a rafforzarsi e a diffondersi in tutta l’economia. A settembre gli esperti della BCE avevano rivisto al rialzo in misura significativa le proprie proiezioni relative all’inflazione, rispetto all’esercizio condotto a giugno, con livelli dell’inflazione misurata sullo IAPC in diminuzione nell’orizzonte di proiezione, benché ancora superiori all’obiettivo del 2 per cento nell’ultimo anno. Inoltre, i dati più recenti indicavano un considerevole rallentamento della crescita economica nell’area dell’euro, con l’economia che sarebbe dovuta ristagnare nel prosieguo dell’anno e nel primo trimestre del 2023. Le quotazioni molto elevate dell’energia riducevano ulteriormente il potere d’acquisto dei redditi delle famiglie e le strozzature dal lato dell’offerta continuavano a frenare l’attività economica. Inoltre, la situazione geopolitica avversa, soprattutto la guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina, si ripercuoteva sulla fiducia delle imprese e dei consumatori. Alla luce di tali circostanze, le proiezioni per la crescita economica formulate a settembre dagli esperti sono state riviste nettamente al ribasso per la restante parte del 2022 e per tutto il 2023.

I tassi di riferimento positivi hanno reso obsoleto il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve in eccesso

L’incremento pari a 75 punti base dei tassi di interesse di riferimento della BCE adottato a settembre ha anticipato la transizione dal livello molto accomodante dei tassi di riferimento a livelli volti ad assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo della BCE del 2 per cento nel medio termine. Il Consiglio direttivo ha affermato che, in base alla propria valutazione, si attendeva di aumentare ulteriormente i tassi di interesse nelle successive riunioni per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative d’inflazione. Inoltre, a seguito dell’aumento al di sopra dello zero del tasso sui depositi presso la banca centrale, il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve in eccesso si è rivelato non più necessario. Di conseguenza il Consiglio direttivo ha deciso di sospendere tale sistema fissando il moltiplicatore a zero. Inoltre, per preservare l’efficacia della trasmissione della politica monetaria e tutelare l’ordinato funzionamento dei mercati, ha deciso di rimuovere temporaneamente il limite massimo dello 0 per cento al tasso di interesse per la remunerazione dei depositi delle amministrazioni pubbliche. Il tetto è stato temporaneamente fissato al minore tra il tasso sui depositi presso la banca centrale e il tasso di riferimento in euro a breve termine (€STR), anche in presenza di un tasso sui depositi positivo. Tale misura è stata prevista fino al 30 aprile 2023 ed è stata concepita al fine di evitare un brusco deflusso di depositi verso il mercato, in un momento in cui alcuni segmenti dei mercati dei pronti contro termine dell’area dell’euro mostravano segni di scarsità di garanzie, nonché al fine di garantire una valutazione approfondita di come i mercati monetari si stessero adeguando al ritorno a tassi di interesse positivi.

La terza fase della normalizzazione della politica monetaria: ulteriori rialzi dei tassi e riduzione del bilancio

Poiché probabilmente l’inflazione si sarebbe mantenuta elevata per un periodo prolungato, a ottobre il Consiglio direttivo ha innalzato i tassi di ulteriori 75 punti base...

L’inflazione è salita al 9,9 per cento a settembre, per raggiungere a ottobre il 10,6 per cento, cioè il valore più elevato nella storia della moneta unica. L’impennata delle quotazioni dei beni energetici e alimentari, le strozzature dell’offerta e la ripresa della domanda dopo la pandemia avevano determinato un’ulteriore generalizzazione delle pressioni sui prezzi e un rialzo dell’inflazione durante l’estate. In tale contesto, il Consiglio direttivo a ottobre ha deciso di innalzare di ulteriori 75 punti base i tre tassi di interesse di riferimento della BCE, sottolineando che con questo terzo aumento consecutivo di grande rilevanza erano stati compiuti notevoli progressi nell’allontanamento dall’orientamento monetario accomodante.

...e ha adeguato i termini e le condizioni delle OMRLT‑III al più ampio processo di normalizzazione della politica monetaria

A ottobre il Consiglio direttivo ha deciso inoltre di modificare i termini e le condizioni applicati alle OMRLT‑III: dal 23 novembre ne ha adattato i tassi di interesse, indicizzando quelli pagati alla media dei tassi di riferimento della BCE applicabili, e ha offerto alle banche tre ulteriori date per il rimborso anticipato volontario degli importi. Durante la fase acuta della pandemia questo strumento è stato fondamentale per contrastare i rischi al ribasso per la stabilità dei prezzi. Alla luce dell’aumento inatteso ed eccezionale dell’inflazione, tuttavia, lo strumento doveva essere ricalibrato per assicurare che fosse coerente con il più ampio processo di normalizzazione della politica monetaria e rafforzasse la trasmissione degli incrementi dei tassi di riferimento alle condizioni di concessione del credito bancario. Secondo le attese del Consiglio direttivo, la ricalibrazione dei termini e delle condizioni delle OMRLT‑III contribuirebbe alla normalizzazione dei costi della provvista bancaria. La conseguente normalizzazione delle condizioni di finanziamento eserciterebbe, a sua volta, pressioni al ribasso sull’inflazione, concorrendo a ripristinare la stabilità dei prezzi nel medio periodo. La ricalibrazione ha altresì eliminato i deterrenti ai rimborsi volontari anticipati dei fondi delle OMRLT‑III ancora in essere. Tali rimborsi ridurrebbero l’entità del bilancio dell’Eurosistema, contribuendo in tal modo alla normalizzazione complessiva della politica monetaria. La ricalibrazione delle OMRLT‑III e i successivi rimborsi hanno determinato una notevole diminuzione della liquidità in eccesso.

Infine, il Consiglio direttivo ha deciso di fissare la remunerazione delle riserve obbligatorie detenute dagli enti creditizi presso l’Eurosistema al tasso sui depositi presso la banca centrale, allo scopo di allineare maggiormente tale remunerazione alle condizioni del mercato monetario.

A dicembre si è registrato il quarto rialzo consecutivo dei tassi, in un contesto caratterizzato da un livello di inflazione a due cifre e crescenti rischi di recessione

A dicembre il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare i tassi di interesse per la quarta volta consecutiva, in questo caso di 50 punti base, perché l’inflazione era rimasta di gran lunga troppo elevata e, secondo le proiezioni, si sarebbe mantenuta su un livello superiore all’obiettivo della BCE per un periodo di tempo troppo prolungato. Il Consiglio direttivo ha anche affermato che i tassi di interesse sarebbero dovuti aumentare ancora in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo. Mantenere i tassi di interesse su livelli restrittivi, nel tempo, farebbe diminuire l’inflazione, frenando la domanda e mettendo altresì al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione. A novembre l’inflazione si è collocata al 10,1 per cento, livello lievemente inferiore rispetto al 10,6 per cento di ottobre. Tale calo era principalmente riconducibile all’andamento più moderato della componente energetica. L’inflazione dei beni alimentari e le pressioni di fondo sui prezzi in tutta l’economia si erano rafforzate ed è stato previsto che si sarebbero protratte per qualche tempo. In un contesto di eccezionale incertezza, a dicembre gli esperti dell’Eurosistema avevano rivisto significativamente al rialzo le proiezioni sull’inflazione: quest’ultima si sarebbe collocata in media all’8,4 per cento nel 2022, per poi scendere al 6,3 per cento nel 2023 e registrare una marcata riduzione in corso d’anno. L’inflazione avrebbe poi subito un’ulteriore flessione, raggiungendo la media del 3,4 per cento nel 2024 e del 2,3 nel 2025. Le proiezioni indicavano che l’economia dell’area dell’euro avrebbe potuto subire una contrazione al volgere dell’anno, dovuta alla crisi energetica, all’elevata incertezza, all’indebolimento dell’attività economica mondiale e alle condizioni di finanziamento più restrittive. Tuttavia, una possibile recessione sarebbe stata probabilmente di durata relativamente breve e di intensità superficiale, mentre le prospettive di crescita per il 2023 erano state in ogni caso riviste al ribasso in misura significativa rispetto all’esercizio precedente.

Il Consiglio direttivo ha illustrato i principi per la normalizzazione del bilancio

A dicembre il Consiglio direttivo ha inoltre discusso i principi per la riduzione delle consistenze in titoli detenute nell’ambito del PAA e ha deciso che a partire dagli inizi di marzo 2023 il portafoglio del PAA si sarebbe ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema avrebbe reinvestito solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza. Il ritmo di tale riduzione sarebbe stato pari, in media, a 15 miliardi di euro al mese fino alla fine del secondo trimestre del 2023, per essere poi determinato nel corso del tempo. Il Consiglio direttivo ha inoltre sottolineato che, entro la fine del 2023, la BCE avrebbe sottoposto a revisione anche il suo assetto operativo per indirizzare i tassi di interesse a breve termine, che avrebbe fornito informazioni relative al punto di arrivo del processo di normalizzazione del bilancio.

Grafico 2.1

Variazioni dei tassi di riferimento della BCE

(punti percentuali)

Fonte: BCE.

2.2 Gli andamenti del bilancio dell’Eurosistema durante il percorso di normalizzazione della politica monetaria

Nella prima metà del 2022, con la graduale riduzione degli acquisti netti nell’ambito del PAA e del PEPP, il bilancio dell’Eurosistema è cresciuto più lentamente, per poi ridursi progressivamente nel semestre successivo, anche per effetto del percorso di normalizzazione in corso della politica monetaria. Il bilancio ha raggiunto il massimo storico di 8.800 miliardi di euro a giugno, prima che terminassero gli acquisti netti di attività nell’ambito del PAA, a partire dal 1° luglio (cfr. il grafico 2.2). Alla fine dell’anno si è osservata una diminuzione fino a 8.000 miliardi, principalmente riconducibile alla scadenza e ai consistenti rimborsi anticipati delle operazioni OMRLT‑III, soprattutto dopo che ne sono stati modificati i termini e le condizioni nel più ampio processo di normalizzazione della politica monetaria.

A fine 2022 le attività connesse con la politica monetaria nel bilancio dell’Eurosistema ammontavano a 6.300 miliardi di euro, un calo di 700 miliardi rispetto alla fine dell’anno precedente. I prestiti a enti creditizi dell’area dell’euro, rappresentavano il 17 per cento delle attività totali (in diminuzione rispetto al 26 per cento della fine del 2021) e i titoli acquistati per finalità di politica monetaria ne costituivano il 62 per cento circa (in aumento rispetto al 55 per cento della fine dell’anno precedente). Le altre attività finanziarie presenti in bilancio consistevano principalmente in valuta estera e oro detenuti dall’Eurosistema e da portafogli denominati in euro destinati a finalità diverse dalla politica monetaria.

Dal lato delle passività, l’importo complessivo delle riserve detenute dagli enti creditizi e il ricorso delle controparti ai depositi presso la banca centrale sono scesi a 4.000 miliardi di euro alla fine del 2022 (dai 4.300 miliardi di fine 2021) e rappresentavano il 50 per cento delle passività totali (in linea con la percentuale di fine 2021). Le banconote in circolazione sono aumentate a 1.600 miliardi di euro (dai 1.500 miliardi di fine 2021), rappresentando il 20 per cento delle passività totali (in aumento rispetto al 18 per cento).

Grafico 2.2

Evoluzione del bilancio consolidato dell’Eurosistema

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i valori positivi si riferiscono alle attività, quelli negativi alle passività. La linea della liquidità in eccesso è rappresentata da valori positivi, sebbene si riferisca alla somma delle seguenti voci passive: disponibilità di conto corrente eccedenti gli obblighi di riserva e ricorso ai depositi presso la banca centrale.

Distribuzione per classi di attività e paesi del portafoglio del PAA e del PEPP

Il PAA comprende quattro programmi di acquisto delle attività: il terzo programma di acquisto di obbligazioni garantite (Third Covered Bond Purchase Programme, CBPP3), il programma di acquisto di titoli garantiti da attività (Asset Backed Securities Purchase Programme, ABSPP), il programma di acquisto di attività del settore pubblico (Public Sector Purchase Programme, PSPP) e il programma di acquisto delle attività del settore societario (Corporate Sector Purchase Programme, CSPP). Il PEPP è stato introdotto nel 2020 in risposta alla pandemia. Tutte le categorie di attività ammissibili nell’ambito del PAA lo sono anche nell’ambito del PEPP; una deroga ai requisiti di ammissibilità è stata concessa per i titoli di debito emessi dalla Repubblica ellenica. L’Eurosistema ha posto fine agli acquisti netti nell’ambito del PEPP alla fine di marzo 2022 e di quelli nell’ambito del PAA dal 1° luglio 2022, continuando tuttavia a reinvestire interamente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza per entrambi i programmi. È proseguita la regolare conduzione degli acquisti, in linea con le rispettive condizioni di mercato prevalenti.

Alla fine del 2022 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 3.300 miliardi di euro

Alla fine del 2022 il portafoglio titoli del PAA ammontava a 3.300 miliardi di euro (al costo ammortizzato). Il PSPP ha rappresentato la quota maggiore di tali consistenze, con un ammontare pari a 2.600 miliardi di euro alla fine dell’anno, corrispondente al 79 per cento delle disponibilità complessive del PAA. Nell’ambito del PSPP, l’allocazione degli acquisti tra i vari paesi è stata determinata sulla base delle quote di partecipazione delle banche centrali nazionali (BCN) al capitale della BCE. Inoltre, alcune BCN hanno acquistato titoli emessi da istituzioni sovranazionali dell’UE. Alla fine del 2022, la scadenza media ponderata delle disponibilità del PSPP era pari a 7,2 anni, con alcune variazioni tra paesi. A fine anno, l’ABSPP rappresentava meno dell’1 per cento (23 miliardi di euro) delle attività totali del PAA, il CBPP3 il 9 per cento (302 miliardi) e il CSPP l’11 per cento (344 miliardi). Tra i programmi per l’acquisto di attività del settore privato, il CSPP ha fornito il contributo più consistente alla crescita delle attività totali detenute nell’ambito del PAA nel 2022, con un ammontare di acquisti netti pari a 34 miliardi di euro. Gli acquisti di titoli societari e obbligazioni garantite sono guidati da parametri di riferimento che riflettono la capitalizzazione di mercato di tutte le obbligazioni idonee in essere, rispettivamente societarie e garantite. Da ottobre 2022 considerazioni in merito al cambiamento climatico sono state integrate nel parametro di riferimento per l’acquisto di attività del settore societario ‒ per ulteriori dettagli cfr. la sezione 11.5[8].

Alla fine del 2022 il portafoglio titoli del PEPP ammontava a 1.700 miliardi di euro

Alla fine del 2022 il portafoglio titoli del PEPP ammontava a 1.700 miliardi di euro (al costo ammortizzato). Le obbligazioni garantite hanno rappresentato meno dell’1 per cento (6 miliardi di euro) del totale, quelle del settore societario il 3 per cento (46 miliardi) e quelle del settore pubblico il 97 per cento (1.629 miliardi).

Per quanto riguarda gli acquisti di titoli del settore pubblico nell’ambito del PEPP, il parametro di riferimento per la ripartizione fra i vari paesi è lo schema delle quote di partecipazione delle BCN al capitale della BCE. Al tempo stesso, gli acquisti sono stati condotti in maniera flessibile, in modo da consentire oscillazioni nella loro distribuzione nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi. Alla fine del 2022, la scadenza media ponderata dei titoli del settore pubblico nell’ambito del PEPP era pari a 7,6 anni, con alcune differenze tra paesi.

L’Eurosistema ha reinvestito il capitale rimborsato sui titoli in scadenza che compongono i portafogli del PAA e del PEPP. I rimborsi di titoli del settore privato sono stati pari a 77 miliardi di euro nel 2022, mentre quelli di titoli del settore pubblico riconducibili al PSPP e al PEPP sono stati pari a 446 miliardi di euro. I titoli acquistati nell’ambito del PSPP, del CSPP, del CBPP3 e del PEPP hanno continuato a essere resi disponibili per l’attività di prestito titoli, al fine di sostenere la liquidità del mercato delle obbligazioni e dei pronti contro termine. A causa dell’aumento della domanda di titoli in un contesto caratterizzato da scarsità di collaterale disponibile sui mercati di operazioni pronti contro termine, a novembre 2022 il Consiglio direttivo ha deciso di innalzare a 250 miliardi di euro il limite dell’Eurosistema per il prestito di titoli a fronte di garanzie in contanti.

Andamenti delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema

Alla fine del 2022 l’ammontare in essere delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema era pari a 1.300 miliardi di euro, in calo di 878 miliardi rispetto alla fine del 2021. Tale variazione riflette principalmente i rimborsi volontari anticipati (826 miliardi di euro) e la scadenza delle operazioni (54 miliardi) nell’ambito della terza serie di OMRLT‑III. Parte dei rimborsi anticipati, 744 miliardi, è stata effettuata a seguito della modifica ai termini e alle condizioni delle OMRLT‑III, entrata in vigore il 23 novembre 2022. Inoltre la maggior parte delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine per l’emergenza pandemica (ORLTEP) era giunta a scadenza per la fine del 2022, con un ammontare residuo di appena 1 miliardo di euro, in confronto ai 3,4 miliardi della fine dell’anno precedente. La scadenza media ponderata delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema in essere è diminuita da 1,7 anni circa alla fine del 2021 a 0,9 anni circa alla fine del 2022.

La graduale revoca delle misure di allentamento delle attività a garanzia delle operazioni di politica monetaria introdotte in seguito alla pandemia

A marzo 2022 la BCE ha annunciato la graduale revoca delle misure di allentamento delle attività a garanzia delle operazioni di politica monetaria introdotte in seguito alla pandemia. Tali misure hanno svolto un ruolo centrale nella risposta di politica monetaria della BCE alla pandemia, agevolando l’accesso degli enti alle operazioni di credito dell’Eurosistema e determinando un aumento del volume delle garanzie idonee. Secondo le stime degli esperti della BCE, circa il 10 per cento delle garanzie totali mobilizzate alla fine di febbraio 2022 era attribuibile alle misure di allentamento[9]. Tale contributo è stato determinato principalmente dalla riduzione temporanea degli scarti di garanzia per tutte le categorie di attività pari a una quota fissa del 20 per cento e dall’estensione degli schemi di crediti aggiuntivi (Additional credit claims, ACC) di alcune banche centrali nazionali.

Nella prima fase del percorso di revoca graduale, avviato nel luglio del 2022, la riduzione temporanea degli scarti di garanzia è passata dal 20 al 10 per cento. Anche altre misure con impatto e portata più limitati sono state gradualmente revocate. Ad esempio non è stato mantenuto il provvedimento secondo il quale alcune attività negoziabili e i rispettivi emittenti che soddisfacevano i requisiti minimi di qualità creditizia per l’idoneità delle garanzie al 7 aprile 2020 avrebbero conservato l’idoneità anche in caso di abbassamento del rating ed è stato ripristinato il limite massimo di concentrazione del 2,5 per cento previsto per le obbligazioni bancarie non garantite presenti nei pool di garanzie di ciascuna controparte qualora siano emesse da un ente creditizio.

A giugno del 2023 e a marzo del 2024 verranno completate altre due fasi del percorso di revoca graduale. Nell’ambito della seconda di queste, il 29 giugno 2023 entrerà in vigore una revisione del prospetto degli scarti di garanzia, che includerà la totale revoca graduale della loro riduzione temporanea; per maggiori dettagli sulla revisione del prospetto si rimanda alla sezione 2.3. In linea di principio, la revoca graduale delle restanti misure di allentamento dei requisiti sulle garanzie introdotte in seguito alla pandemia avverrà nell’ambito della terza fase, a marzo 2024, a seguito della revisione complessiva del sistema di riferimento dei crediti aggiuntivi. La deroga al requisito minimo di rating per i titoli di debito negoziabili emessi dalla Repubblica ellenica continuerà a essere in vigore almeno finché continueranno i reinvestimenti in titoli di stato greci nell’ambito del PEPP.

Andamenti delle attività negoziabili idonee e garanzie mobilizzate

Nel 2022 l’ammontare delle attività negoziabili idonee è aumentato di 759 miliardi di euro, raggiungendo il livello di 17.100 miliardi a fine anno (cfr. il grafico 2.3). La classe di attività più ampia è stata ancora una volta quella dei titoli emessi da amministrazioni centrali (9.300 miliardi di euro). Altre classi di attività hanno incluso le obbligazioni societarie (1.900 miliardi di euro), le obbligazioni bancarie garantite (1.700 miliardi) e le obbligazioni bancarie non garantite (1.700 miliardi). Le classi relative a obbligazioni emesse da amministrazioni pubbliche regionali (595 miliardi di euro), titoli garantiti da attività (562 miliardi) e altre attività negoziabili (1.300 miliardi) hanno rappresentato una quota relativamente esigua.

Grafico 2.3

Andamenti delle garanzie negoziabili idonee

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: i dati relativi alle attività sono espressi come importi nominali. Il grafico mostra le medie dei dati di fine mese per ciascun periodo.

Le garanzie mobilizzate sono diminuite di 314 miliardi di euro, fino al livello di 2.500 miliardi raggiunto alla fine del 2022 (cfr. il grafico 2.4). Le attività creditizie (inclusi i crediti aggiuntivi) per i quali l’ammontare mobilizzato era pari a 881 miliardi di euro, hanno continuato a rappresentare la principale classe di attività impiegate come garanzia. Anche le obbligazioni bancarie garantite (640 miliardi di euro), i titoli garantiti da attività (392 miliardi) e i titoli delle amministrazioni centrali (330 miliardi) hanno rappresentato una quota considerevole. Le obbligazioni bancarie non garantite, i titoli delle amministrazioni pubbliche regionali e le obbligazioni societarie sono stati impiegati in misura inferiore, con quote pari a 113, 62 e 55 miliardi di euro, rispettivamente.

Grafico 2.4

Andamenti delle garanzie mobilizzate

(miliardi di euro)

Fonte: BCE.
Note: a partire dal primo trimestre del 2013 la categoria “Attività non negoziabili” è stata suddivisa nelle due categorie “Attività creditizie” e “Depositi a vista e depositi a scadenza”. Per le garanzie sono riportate le medie dei dati di fine mese relative a ogni periodo e i valori sono da intendersi dopo la valutazione e l’applicazione degli scarti di garanzia. Per i crediti in essere sono utilizzati i dati giornalieri.

2.3 I rischi finanziari durante il percorso di normalizzazione della politica monetaria

La gestione efficiente del rischio è un principio chiave della funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema

Tutti gli strumenti di politica monetaria comportano rischi finanziari, che l’Eurosistema gestisce attraverso specifici sistemi di regole per la gestione dei rischi nel perseguimento dei propri obiettivi di politica monetaria. Laddove esistano diverse modalità di attuazione di una politica, la funzione di gestione dei rischi dell’Eurosistema predilige la più efficiente, puntando a raggiungere gli obiettivi con il minor livello di rischio possibile per l’Eurosistema[10].

Nel 2022, in vista della graduale normalizzazione della politica monetaria e in linea con il piano d’azione sul cambiamento climatico delineato dal Consiglio direttivo, l’Eurosistema ha apportato modifiche ai propri sistemi di regole per la gestione dei rischi. Il Consiglio direttivo ha deciso di intraprendere una graduale revoca delle misure di allentamento dei requisiti sulle garanzie introdotte in seguito alla pandemia e di ripristinare i livelli di tolleranza al rischio che caratterizzavano le operazioni di credito nell’Eurosistema prima della pandemia. Ha altresì introdotto delle considerazioni in merito al cambiamento climatico nel programma di acquisti di attività del settore societario. L’aumento dei tassi di interesse ridurrà la redditività dell’Eurosistema nel prossimo futuro.

Riesame periodico del sistema di regole per il controllo dei rischi relativi alle operazioni di credito

Il prospetto degli scarti di garanzia rivisto entrerà in vigore a metà del 2023

Nel 2022 la BCE ha svolto il proprio riesame periodico del sistema di regole per il controllo dei rischi relativi alle operazioni di credito con finalità di politica monetaria, dal quale è scaturito un prospetto degli scarti di garanzia rivisto. I risultati di tale riesame troveranno applicazione a giugno 2023, nell’ambito della seconda fase della graduale revoca delle misure di allentamento dei requisiti sulle garanzie. Il processo di revoca graduale è spiegato nella sezione 2.2. Tale approccio consentirà il progressivo ripristino dei livelli di tolleranza al rischio che caratterizzavano le operazioni di credito nell’Eurosistema prima della pandemia, evitando nel contempo variazioni improvvise e significative (cliff effects) nella disponibilità delle garanzie.

Le principali modifiche al prospetto degli scarti di garanzia possono essere riassunte come segue: a) le obbligazioni europee (strumenti di debito emessi dall’Unione europea) passeranno dalla categoria II alla categoria I degli scarti di garanzia, di conseguenza verranno trattate come gli strumenti di debito emessi dalle amministrazioni pubbliche centrali; b) tutte le obbligazioni garantite e le multi‑cédulas rientreranno nella categoria II, eliminando così la distinzione tra le jumbo e le altre obbligazioni garantite; c) gli scarti di garanzia saranno gli stessi per gli strumenti di debito negoziabili, indipendentemente dal tipo di cedole (variabili o fisse); d) la categoria con durata residua maggiore (oltre dieci anni) verrà divisa in tre per una migliore copertura dei rischi relativi alle obbligazioni a lunga scadenza; e) la riduzione di valore del 5 per cento del prezzo teorico uguale per tutti verrà sostituita da una riduzione che varia in base alla scadenza e la sua applicazione sarà estesa a tutte le attività negoziabili valutate teoricamente, a eccezione di quelle della categoria I degli scarti di garanzia.

Nel complesso, la totale revoca graduale della riduzione temporanea degli scarti di garanzia, basata su un prospetto degli scarti di garanzia rivisto, assicurerà un livello adeguato di protezione dai rischi, migliorerà la coerenza del quadro di riferimento e l’equivalenza dei rischi fra le diverse attività, senza pregiudicare nel contempo la disponibilità di garanzie.

Gestione dei rischi relativi agli acquisti di attività nell’ambito del PAA e del PEPP

Nel 2022 si è continuato a condurre acquisti di attività per finalità di politica monetaria nell’ambito del PAA e del PEPP, per i quali vengono applicati specifici sistemi di controllo dei rischi finanziari, che tengono conto degli obiettivi di policy dei programmi, nonché delle caratteristiche e dei profili di rischio delle diverse tipologie di attività acquistate. I sistemi di controllo comprendono criteri di idoneità, procedure di valutazione del rischio di credito e di due diligence, regole sui prezzi, parametri di riferimento e limiti. Essi si applicano agli acquisti netti di attività, al reinvestimento del capitale dei titoli in scadenza e alle stesse consistenze in portafoglio fino a quando queste rimangono nel bilancio dell’Eurosistema. La tavola 2.1 riassume le principali caratteristiche che tali sistemi presentano attualmente, a seguito delle modifiche introdotte nel 2022.

Per il futuro ci si attende un volume limitato di acquisti di carta commerciale

Tra le misure di politica monetaria attuate dall’Eurosistema in risposta alla pandemia, figurano cospicui acquisti di carta commerciale nell’ambito del PEPP. In considerazione dell’interruzione degli acquisti netti di attività nell’ambito del PEPP e del PAA, per il futuro ci si attende un volume in genere limitato di tale tipo di acquisti, che saranno concentrati nell’ambito del PAA e soggetti a prezzi minimi[11].

I reinvestimenti del settore societario sono stati orientati verso emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico

A partire da ottobre 2022 i reinvestimenti da parte dell’Eurosistema del capitale dei titoli in scadenza del settore societario sono stati orientati verso emittenti con risultati migliori dal punto di vista climatico. Questo provvedimento è approfondito nella sezione 11.5[12].

Tavola 2.1

Caratteristiche principali dei sistemi di controllo dei rischi del PAA e del PEPP

Fonte: BCE.
Note: ABS: asset backed security (titolo garantito da attività); CAC: collective action clause (clausola di azione collettiva); CQS: credit quality step (livello di qualità creditizia) in base alla scala di rating armonizzata dell’Eurosistema, (cfr. la pagina “Eurosystem credit assessment framework” sul sito Internet della BCE).
1) ABS con rating inferiori al grado di qualità creditizia di livello 2 devono soddisfare alcuni requisiti aggiuntivi, tra cui: a) il collaterale sottostante l’ABS non deve contenere crediti deteriorati né al momento dell’emissione dell’ABS, né durante il suo ciclo di vita; b) gli attivi presenti nel collaterale sottostante l’ABS, che producono i flussi di cassa per l’ABS, non devono essere strutturati, sindacati o “a leva”; c) nella documentazione di riferimento dell’ABS devono essere previste disposizioni atte a garantire la continuità del servizio di gestione dei flussi di cassa dell’ABS (“servicing”).
2) Cfr. la pagina del sito Internet della BCE “Implementation aspects of the public sector purchase programme (PSPP)”.

Tassi di interesse in aumento possono ripercuotersi sulla redditività dell’Eurosistema

Con l’aumento dei tassi di interesse, la spesa per interessi della banca centrale inizialmente aumenta più rapidamente del reddito

Nel 2022 la BCE ha innalzato più volte i propri tassi di interesse di riferimento in risposta agli shock di eccezionale entità rispetto alle prospettive di inflazione. L’aumento dei tassi di interesse, a sua volta, si ripercuote sulla redditività della BCE e delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro, con il rischio di comportare perfino perdite finanziarie. Ciò è dovuto al fatto che, nel breve e medio periodo, nei bilanci delle banche centrali il costo delle passività è più sensibile ai tassi di interesse rispetto al reddito generato dalle proprie attività. Col tempo, aumenteranno anche gli interessi attivi generati dalle attività dell’Eurosistema, a beneficio della redditività.

Negli anni scorsi sono state costituite riserve finanziarie utilizzabili per compensare potenziali perdite. In caso di pieno utilizzo di tali riserve, eventuali perdite residue possono essere iscritte a bilancio e compensate da utili futuri, senza compromettere direttamente la capacità delle banche centrali dell’Eurosistema di operare efficacemente[13].

3 Il settore finanziario europeo: le condizioni di stabilità finanziaria registrano un deterioramento

Le condizioni di stabilità finanziaria nell’area dell’euro si sono deteriorate nel corso del 2022 in presenza di un’elevata inflazione, di condizioni finanziarie più tese e di prospettive di crescita più deboli. Nel corso dell’anno si è verificato un aumento delle principali vulnerabilità quali a) timori per la sostenibilità del debito da parte di alcune imprese, famiglie ed emittenti sovrani, b) valutazioni delle attività finanziarie che potrebbero non aver rispecchiato le prospettive più negative per la crescita, l’inflazione e le condizioni finanziarie, c) sopravvalutazioni nel mercato degli immobili, d) aumento del rischio di credito per le banche, e) esposizioni al rischio di credito e di liquidità delle istituzioni finanziarie non bancarie. Per far fronte ai rischi derivanti da tali vulnerabilità, le autorità macroprudenziali hanno gradualmente inasprito le misure di carattere patrimoniale e/o quelle mirate ai prenditori. Sono altresì proseguiti i lavori volti a rafforzare il quadro normativo per le banche e l’approccio macroprudenziale per quanto riguarda le istituzioni finanziarie non bancarie, al fine di potenziare ulteriormente la capacità di tenuta del sistema finanziario nel lungo periodo.

3.1 La stabilità finanziaria nel 2022

I rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati con il peggioramento delle condizioni macrofinanziarie

Le condizioni di stabilità finanziaria nell’area dell’euro si sono deteriorate nel corso del 2022 in presenza di un’elevata inflazione, di condizioni finanziarie più tese e di prospettive di crescita più deboli. L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato forti rincari delle materie prime e dell’energia che, insieme alle pressioni sulle catene di approvvigionamento mondiali, hanno alimentato le spinte inflazionistiche. Ciò ha indotto le principali banche centrali ad adeguare l’orientamento della politica monetaria, contribuendo a un inasprimento delle condizioni finanziarie mondiali, a una maggiore volatilità dei mercati finanziari e a correzioni dei prezzi delle attività. Il sostegno di bilancio su vasta scala offerto in una fase di aumento dei rendimenti dei titoli di Stato ha determinato un incremento dei costi di servizio del debito, in particolare per i paesi maggiormente indebitati, mentre l’elevata inflazione ha pesato sui redditi reali delle famiglie e sui costi delle imprese. Di conseguenza, mentre le banche dell’area dell’euro hanno beneficiato di tassi di interesse più elevati, sono aumentati i timori per la qualità dei loro attivi. Le istituzioni finanziarie non bancarie hanno continuato a fronteggiare elevati rischi di credito e di liquidità, pur adottando misure per ridurre in qualche misura i livelli di rischio di portafoglio.

L’elevata inflazione, i rischi di recessione e l’inasprimento delle condizioni finanziarie hanno rappresentato una sfida per gli emittenti sovrani, le imprese e le famiglie indebitati

L’elevata inflazione e l’inasprimento delle condizioni finanziarie hanno pesato sulla situazione finanziaria di emittenti sovrani, imprese e famiglie nel 2022. In presenza di livelli di debito già elevati derivanti dalla pandemia, i governi dell’area dell’euro hanno fornito nuovo e consistente sostegno di bilancio per attutire l’impatto dei rincari energetici e dell’inflazione. Nel contempo, i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati bruscamente, riacutizzando i timori di una frammentazione dei mercati del debito sovrano nell’area dell’euro. Tali timori sono stati parzialmente attenuati da interventi come l’annuncio dello strumento di protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI) della BCE. Nel settore delle imprese, i rincari dell’energia e delle materie prime hanno rappresentato una sfida soprattutto per quei comparti a elevata intensità energetica che sono stati meno in grado di trasferire i maggiori costi ai clienti, come alcune imprese dei servizi di pubblica utilità e delle costruzioni. Rispetto a quelle di più grandi dimensioni, le piccole e medie imprese hanno beneficiato in misura minore della ripresa successiva alla pandemia, rimanendo particolarmente vulnerabili al rallentamento dell’attività economica e all’aumento dei costi di indebitamento. La capacità delle famiglie di onorare il servizio del debito è stata indebolita dall’erosione del reddito disponibile reale e del risparmio causata dall’elevata inflazione e da più alti tassi di interesse, soprattutto nei paesi in cui il debito delle famiglie è più elevato. Sebbene la dinamica dei prezzi degli immobili sia rimasta vigorosa nell’area dell’euro, vi sono stati segnali di un possibile arresto dell’espansione verificatasi negli ultimi anni nel settore, in presenza di elevate sopravvalutazioni, di un aumento dei tassi sui nuovi mutui ipotecari e di un rallentamento della loro crescita. Una svolta nel ciclo immobiliare potrebbe accentuare le vulnerabilità delle entrate reddituali e della situazione finanziaria delle famiglie dell’area dell’euro.

I mercati finanziari hanno registrato forti correzioni nei prezzi a fronte dell’aumento dei tassi di interesse

I mercati finanziari dell’area dell’euro hanno registrato forti cali dei prezzi nel 2022, principalmente in ragione dell’impatto diretto dell’aumento dei tassi di interesse. Tali correzioni hanno avuto luogo in maniera generalmente ordinata; vi è stato tuttavia un movimento congiunto insolitamente elevato dei prezzi in numerose classi di attività e ciò ha complicato le strategie di diversificazione. Tuttavia, nella seconda metà del 2022 e in particolare dopo settembre, gli indici dei mercati azionari si sono discostati dai risultati del mercato obbligazionario e sono aumentati in tutta Europa, sostenuti dall’incremento degli indici bancari. L’attività nei mercati primari, comprese le offerte pubbliche iniziali e l’emissione di obbligazioni societarie ad alto rendimento, è diminuita significativamente rispetto all’anno precedente. Nonostante le correzioni dei mercati, i prezzi di alcune attività rischiose sono apparsi ancora eccessivi e potrebbero non aver rispecchiato appieno le prospettive più negative per la crescita, l’inflazione e le condizioni finanziarie. Inoltre, le ampie variazioni dei prezzi delle materie prime e le connesse richieste di margini a copertura delle posizioni hanno rappresentato una sfida per la gestione della liquidità di alcuni operatori sui mercati dei derivati.

L’aumento dei tassi di interesse ha sostenuto gli utili bancari, ma i costi di finanziamento sono saliti e la qualità degli attivi è parsa a rischio

Nel 2022 la redditività delle banche dell’area dell’euro è rimasta solida, sostenuta da minori costi operativi, accantonamenti per perdite su crediti ancora contenuti e maggiori utili di gestione grazie all’ampliamento dei margini di interesse e ai maggiori volumi di prestiti. Nonostante un significativo peggioramento delle prospettive economiche, la qualità degli attivi delle banche dell’area dell’euro non ha mostrato segnali di un deterioramento generalizzato e la quota dei crediti deteriorati è ulteriormente diminuita. L’andamento dei prestiti che hanno subito un significativo deterioramento (stadio 2 delle tre categorie previste dal principio internazionale di rendicontazione finanziaria IFRS 9) suggerisce tuttavia che vi sia stato un certo aumento del rischio di credito. Tassi di interesse più elevati potrebbero accrescere quello derivante dalle esposizioni delle banche verso i settori vulnerabili, aumentate negli ultimi anni, in particolare nei mercati degli immobili residenziali. Dal lato delle passività nel 2022 i costi della provvista obbligazionaria sono notevolmente cresciuti per le banche, sospinti principalmente dalle aspettative di interventi di politica monetaria. Inoltre, i tassi in aumento sui nuovi depositi e i prestiti in scadenza nell’ambito della terza serie di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (OMRLT‑III) hanno iniziato a tradursi in costi medi di finanziamento più elevati per le banche. Queste crescenti difficoltà cicliche sono state acuite dalle sfide di più lungo periodo derivanti dalla bassa efficienza in termini di costi, dalla limitata diversificazione delle entrate e dall’eccesso di capacità produttiva in alcune parti del settore bancario dell’area dell’euro.

L’esposizione al rischio di credito del settore finanziario non bancario è rimasta elevata

L’esposizione complessiva delle istituzioni finanziarie non bancarie al rischio di credito è rimasta elevata nel 2022, con l’eventualità di ingenti perdite creditizie in caso di un deterioramento marcato dei fondamentali del settore societario, in particolare nei comparti ad alta intensità di energia. Oltre al fabbisogno di liquidità derivante dai rimborsi degli investitori, dalla scadenza delle polizze assicurative e dalle richieste di margini, il calo generalizzato dei prezzi delle attività finanziarie è stato la principale determinante di una diminuzione significativa del valore totale delle attività nel settore finanziario non bancario. Sebbene dagli inizi del 2022 le disponibilità di cassa dei fondi di investimento siano aumentate, le loro disponibilità in attività liquide sono rimaste relativamente contenute, rendendo probabili, nel caso di ingenti rimborsi innescati da uno scenario avverso, comportamenti di vendita prociclici in grado di amplificare una correzione di mercato. Anche il rischio derivante dalla durata finanziaria dei portafogli dei soggetti non bancari è rimasto elevato, esponendo il settore a possibili ulteriori perdite in caso di aumento dei tassi sull’obbligazionario. Dalla transizione verso un contesto di tassi di interesse più elevati, tuttavia, traggono beneficio soprattutto i settori delle assicurazioni sulla vita e dei fondi pensione, in virtù dei loro divari di durata finanziaria (duration gap) strutturalmente negativi. Con queste premesse, i soggetti non bancari hanno reagito all’aumento dei rendimenti e al peggioramento delle prospettive economiche iniziando a ridurre le proprie consistenze di obbligazioni societarie e sovrane con più basso merito di credito, contenendo così il livello di rischio nei loro portafogli.

Nel 2022 il cambiamento climatico ha continuato a generare rischi per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro, aggiungendosi a quelli relativi ai singoli settori. Le banche, i fondi e le compagnie di assicurazione dell’area devono gestire le implicazioni della transizione verso un’economia più verde, compresi i rischi di concentrazione associati alle esposizioni connesse con i cambiamenti climatici. Inoltre, i crescenti rischi cibernetici hanno minacciato il sistema finanziario dell’area dell’euro, sottolineando la necessità che le istituzioni finanziarie investano in modo continuativo nelle infrastrutture e nella sicurezza cibernetiche e che le autorità aumentino il monitoraggio.

3.2 Le misure di politica macroprudenziale per rafforzare la capacità di tenuta del settore finanziario alle vulnerabilità accumulate

Le politiche macroprudenziali sono uno strumento fondamentale per far fronte alle vulnerabilità della stabilità finanziaria

Alla BCE è affidato il compito di valutare i provvedimenti macroprudenziali che le autorità nazionali dei paesi partecipanti al Meccanismo di vigilanza unico (MVU), il sistema della vigilanza bancaria europea, impongono alle banche in materia di adeguatezza patrimoniale. È importante rilevare che la BCE ha il potere di applicare misure patrimoniali più stringenti se necessario[14]. Tale ruolo è stato particolarmente importante nel 2022 a causa delle vulnerabilità macrofinanziarie accumulatesi negli ultimi anni, anche durante la pandemia.

Promuovere la capacità di tenuta del sistema finanziario e individuare le priorità per la riforma della regolamentazione

Sebbene le prospettive macroeconomiche e le condizioni per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro siano peggiorate nel 2022, le banche sottoposte alla vigilanza bancaria europea sono state in grado di far fronte alle sfide economiche in atto. I progressi sul piano della regolamentazione e un uso attivo delle politiche prudenziali hanno portato a un rafforzamento dei bilanci e delle posizioni patrimoniali delle banche. Al tempo stesso, rischi a medio termine sono stati generati dalle vulnerabilità accumulate, connesse in particolare con gli andamenti del settore degli immobili residenziali ma anche, più in generale, con la forte espansione del credito e con il crescente livello di indebitamento nel settore privato non finanziario. L’invasione russa dell’Ucraina ha reso più difficile la situazione macrofinanziaria, aggravando tali vulnerabilità e accrescendo la probabilità del concretizzarsi dei rischi nel breve periodo.

Per far fronte ai rischi a medio termine, un numero significativo di paesi partecipanti alla vigilanza bancaria europea ha deciso di rendere più stringenti le misure macroprudenziali di natura patrimoniale. Alla fine del 2022 undici paesi avevano annunciato un aumento della riserva di capitale anticiclica e tre avevano introdotto un requisito (settoriale) di riserva di capitale a fronte del rischio sistemico o ne avevano comunicato un incremento[15]. La BCE, confrontandosi con le autorità nazionali, ha esaminato le misure adottate. Non ha sollevato obiezioni in merito alle decisioni, che ha ritenuto coerenti con la propria valutazione della necessità di preservare la capacità di tenuta del settore bancario. Alla fine dell’anno 15 paesi avevano adottato anche misure macroprudenziali mirate ai prenditori.

A novembre 2022 il Consiglio direttivo ha rilasciato una dichiarazione che sottolinea il ruolo delle riserve di capitale macroprudenziali nel preservare e rafforzare la capacità di tenuta del settore bancario in un contesto macrofinanziario difficile[16]. Rendere più stringenti le riserve di capitale, anche nella fase più avanzata del ciclo economico o finanziario, a condizione che vengano evitati effetti prociclici, tutela dalle vulnerabilità accumulate e contribuisce a rendere disponibile il capitale, ove necessario, visto che le riserve possono essere rilasciate qualora si concretizzino andamenti avversi. Questo a sua volta accresce la capacità delle banche di assorbire le perdite pur continuando a fornire servizi finanziari fondamentali all’economia. La dichiarazione ha preso atto dell’attuale margine patrimoniale superiore ai requisiti regolamentari e ha sottolineato la necessità di evitare gli effetti prociclici di un eccessivo inasprimento delle condizioni creditizie, in particolare adattando correttamente le misure macroprudenziali alle condizioni specifiche di ciascun paese. Ha inoltre fatto riferimento all’importanza di affrontare i rischi per la stabilità finanziaria nel settore finanziario non bancario in una prospettiva di rischio sistemico. A dicembre 2022 il Consiglio direttivo ha annunciato la revisione della metodologia usata per determinare il livello minimo di riserva di capitale per le istituzioni finanziarie a rilevanza sistemica (Other Systemically Important Institutions, O‑SII). La nuova metodologia accrescerà la capacità di tenuta delle banche di importanza sistemica e si applicherà a partire dal 1º gennaio 2024.

Nel 2022 la BCE ha continuato a comunicare le proprie analisi e i propri punti di vista in materia di politica macroprudenziale. Ha espresso l’opinione che, nel medio periodo, la capacità di tenuta del sistema finanziario sarebbe rafforzata con la creazione di uno spazio macroprudenziale più ampio, aumentando l’ammontare delle riserve di capitale disponibili e migliorando l’efficacia di quelle anticicliche esistenti[17]. Inoltre, i capitoli sulle politiche macroprudenziali dei numeri di maggio e novembre 2022 della Financial Stability Review della BCE hanno illustrato perché sia importante rafforzare tempestivamente la capacità di tenuta del sistema bancario, adeguando i tempi e il ritmo delle misure prudenziali all’accresciuta incertezza e alle condizioni specifiche esistenti in ogni paese[18]. Da ultimo, ma non meno importante, con una rinnovata attenzione doverosamente rivolta all’accumularsi delle vulnerabilità nei mercati immobiliari nel corso degli ultimi anni, la BCE ha dedicato il numero di ottobre 2022 del Macroprudential Bulletin all’analisi dell’interazione fra i mercati immobiliari, la stabilità finanziaria e la politica macroprudenziale.

La cooperazione con il Comitato europeo per il rischio sistemico

Il CERS ha pubblicato un numero significativo di raccomandazioni e segnalazioni in risposta al rischio sistemico

Nel 2022 la BCE ha continuato a fornire assistenza analitica, statistica, logistica e amministrativa al Segretariato del Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS)[19]. In particolare, la BCE ha copresieduto un gruppo di redazione del CERS incaricato di rispondere alla richiesta di consulenza formulata dalla Commissione europea per la revisione del quadro di riferimento macroprudenziale dell’UE[20]. La BCE ha inoltre fornito sostegno alle attività del CERS nei seguenti ambiti: a) strategia macroprudenziale per far fronte ai rischi per la stabilità finanziaria derivanti da incidenti informatici[21]; b) riforma delle politiche volte a rafforzare la capacità di tenuta dei fondi comuni monetari[22]; c) monitoraggio delle vulnerabilità nel settore dell’intermediazione non bancaria[23]; d) misurazione e modellizzazione dei rischi per la stabilità finanziaria dell’UE connessi con il cambiamento climatico[24]; e) analisi delle vulnerabilità nel settore degli immobili commerciali nello Spazio economico europeo[25].

Nel 2022 il CERS ha emesso diverse segnalazioni e raccomandazioni. A gennaio e febbraio ha pubblicato raccomandazioni sul rafforzamento della capacità di tenuta dei fondi comuni monetari e sull’istituzione di un quadro per il coordinamento sistemico degli incidenti informatici[26], nonché cinque segnalazioni e due raccomandazioni relative alle vulnerabilità nel settore immobiliare residenziale[27]. In presenza di rischi crescenti per la stabilità finanziaria, a settembre 2022 il CERS ha pubblicato la sua prima segnalazione generale[28]. A dicembre 2022, inoltre, il CERS ha emanato una raccomandazione relativa alle vulnerabilità nel settore immobiliare commerciale[29].

Informazioni più dettagliate sul CERS sono reperibili sul suo sito Internet e nei Rapporti annuali.

3.3 Le attività microprudenziali per la solidità delle singole banche

Il settore bancario dell’area dell’euro ha mostrato buona capacità di tenuta a fronte degli effetti macroeconomici e finanziari della guerra russa in Ucraina

A seguito dell’invasione russa in Ucraina, la BCE ha condotto un’analisi di vulnerabilità che ha confermato la complessiva capacità di tenuta del settore bancario dell’area dell’euro a fronte delle conseguenze macroeconomiche e finanziarie della guerra. L’applicazione delle sanzioni ha tuttavia comportato l’uscita dal mercato di alcune banche. A febbraio, la BCE ha valutato che Sberbank Europe AG e le sue due filiazioni nell’unione bancaria, Sberbank d.d. in Croazia e Sberbank banka d.d. in Slovenia, fossero in dissesto o a rischio di dissesto a causa di un deterioramento delle loro condizioni di liquidità. La BCE ha inoltre assunto diverse decisioni riguardanti la graduale cessazione delle operazioni bancarie di RCB Bank.

Nel 2022 la BCE ha reindirizzato le proprie analisi e le ispezioni in loco sui rischi più direttamente sensibili agli effetti della guerra: esposizioni connesse con l’energia, rischio di tasso di interesse sul portafoglio bancario, esposizioni in attività immobiliari e rischio di controparte. Tali aree di rischio, nonché la pronunciata incertezza sulle prospettive macroeconomiche e i persistenti timori per la governance e i controlli interni dei rischi delle banche, hanno fatto sì che i punteggi complessivi degli enti non fossero migliorati nel processo di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory Review and Evaluation Process, SREP) del 2022, nonostante il rafforzamento degli indicatori della qualità degli attivi e della redditività. I rischi geopolitici e di provvista sono stati inclusi nelle priorità di vigilanza del 2023‑2025, al fine di tenere conto dei possibili effetti della guerra e della normalizzazione della politica monetaria.

La BCE ha compiuto progressi decisivi nell’ambito del suo programma sui rischi climatici, svolgendo la prima prova di stress mirata, nonché un’indagine tematica

La BCE ha inoltre compiuto passi avanti decisivi nell’ambito del suo programma sui rischi climatici. La prima prova di stress prudenziale sul rischio climatico ha valutato la preparazione delle banche nell’anticipare e gestire gli shock finanziari ed economici derivanti dal rischio climatico. I risultati, pubblicati a luglio, hanno mostrato che, nonostante alcuni progressi compiuti a partire dal 2020, le banche non avevano ancora incorporato in misura sufficiente il rischio climatico nei rispettivi quadri di riferimento per le prove di stress e nei modelli interni. A novembre la BCE ha poi pubblicato i risultati dell’indagine tematica sui rischi climatici e ambientali del 2022, secondo cui la maggior parte delle banche doveva ancora migliorare le proprie prassi in materia di rischi al fine di soddisfare le aspettative di vigilanza definite nella Guida sui rischi climatici e ambientali della BCE. In novembre e dicembre sono stati pubblicati due rapporti che hanno presentato le buone prassi osservate in occasione dell’indagine tematica e della prova di stress.

In un’ottica di costante impegno al fine di accrescere la trasparenza e la responsabilità per il proprio operato, il 28 settembre 2022 la BCE ha avviato una consultazione pubblica sul proprio progetto di Guida alle procedure relative alle partecipazioni qualificate. Inoltre, a seguito di una consultazione pubblica conclusasi il 30 agosto 2021, la BCE ha chiarito le proprie politiche per l’esercizio di opzioni e discrezionalità nella vigilanza sulle banche. A giugno del 2022 la BCE ha pubblicato una dichiarazione sulla metodologia da utilizzare nell’esercizio della discrezionalità dell’azione di vigilanza relativamente alle esposizioni transfrontaliere all’interno dell’unione bancaria nel quadro di riferimento per la valutazione delle banche di rilevanza sistemica globale (global systemically important banks, G‑­SIB).

Nel 2022 la BCE ha comminato sanzioni nei confronti di tre banche[30].

La BCE ha infine pubblicato due protocolli d’intesa in materia di vigilanza (con il Comitato di risoluzione unico e la Commissione nazionale per le Società e la Borsa rispettivamente), rivisti nel 2022. La vigilanza bancaria della BCE ha inoltre portato avanti la sua analisi documentale approfondita (desk‑mapping review) delle banche internazionali che, dopo la Brexit, avevano deciso di trasferire l’attività da Londra a filiazioni nei paesi partecipanti alla vigilanza bancaria europea. L’analisi è stata avviata al fine di assicurare che tutti i soggetti vigilati dall’MVU dispongano di assetti solidi dal punto di vista prudenziale per la gestione dei rischi e di una presenza a livello locale che consenta un’efficace azione di vigilanza e sia commisurata ai rischi generati.

Informazioni più dettagliate sulla vigilanza bancaria della BCE sono disponibili sul relativo sito Internet e nel Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza 2022.

3.4 Il contributo della BCE alle iniziative regolamentari europee per il settore finanziario

Sono stati compiuti progressi importanti nel rafforzamento del quadro regolamentare

Nel 2022 sono stati compiuti progressi importanti relativamente al quadro regolamentare per il settore finanziario. Nondimeno, è necessario proseguire con l’impegno per l’attuazione delle riforme conclusive di Basilea III, il completamento dell’unione bancaria, il miglioramento del quadro macroprudenziale e la gestione dei rischi climatici, nonché per la regolamentazione delle cripto‑attività, dei mercati dei capitali e delle istituzioni finanziarie non bancarie.

Rafforzamento del quadro regolamentare per il settore bancario

I lavori sulla regolamentazione bancaria nell’UE si sono incentrati su Basilea III, gestione delle crisi, quadro macroprudenziale e rischi climatici

La Commissione europea ha pubblicato le sue proposte per l’attuazione delle riforme di Basilea III nell’Unione europea il 27 ottobre 2021. Da allora, la BCE ha sostenuto attivamente il processo legislativo. Nel 2022 ha pubblicato pareri sulle proposte di revisione del regolamento e della direttiva sui requisiti patrimoniali[31]. Ha inoltre comunicato in diverse occasioni il proprio punto di vista sul pacchetto delle misure per il settore bancario[32].

Il dibattito sul completamento dell’unione bancaria è proseguito nel 2022, con l’attiva partecipazione della BCE. Come concordato dall’Eurogruppo in giugno, l’impegno si è da quel momento concentrato sul rafforzamento del quadro per la gestione delle crisi bancarie e a luglio la BCE ha pubblicato un contributo alla consultazione mirata della Commissione europea sulla valutazione delle norme in materia di aiuti di Stato per le banche in difficoltà.

Un altro importante filone di attività della BCE nel 2022 è stato il riesame dell’assetto macroprudenziale nell’UE, volto ad assicurare che le autorità competenti possano affrontare i rischi sistemici in modo tempestivo, coerente e completo in tutte le giurisdizioni. Nella sua risposta alla richiesta di consulenza della Commissione europea, la BCE ha individuato una serie di aree prioritarie in cui era necessaria un’azione legislativa per accrescere l’efficienza e l’efficacia dell’insieme degli strumenti macroprudenziali dell’UE.

Nell’ambito della sua Agenda per il clima, la BCE ha costantemente monitorato i rischi finanziari connessi con i cambiamenti climatici e ha contribuito al dibattito in materia a livello europeo e internazionale. Di concerto con il CERS ha pubblicato un rapporto che mostra come gli shock climatici possono incidere sul sistema finanziario. Il rapporto ha valutato la portata delle politiche macroprudenziali nell’ambito di una risposta programmatica più ampia, al fine di integrare gli sforzi microprudenziali per affrontare l’impatto finanziario dei cambiamenti climatici. Dal punto di vista microprudenziale, la BCE ha condotto una valutazione delle prassi informative delle banche e un’indagine tematica sui rischi climatici e ambientali, nonché una specifica prova di stress (cfr. la sezione 3.3). La BCE ha inoltre partecipato ai lavori della task force sui rischi finanziari legati al clima del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria (CBVB), che ha pubblicato le risposte alle domande più frequenti per chiarire come affrontare tali rischi sulla base degli standard regolamentari vigenti, nonché i principi per una gestione e una vigilanza efficaci dei rischi finanziari legati al clima. Nell’ambito dell’UE la BCE ha contribuito all’analisi che l’Autorità bancaria europea (ABE) ha condotto sul ruolo attribuito ai rischi ambientali nel quadro prudenziale.

Rafforzamento della regolamentazione dei mercati dei capitali e delle istituzioni finanziarie non bancarie e sviluppo di un quadro regolamentare per le cripto‑attività

Per il settore finanziario non bancario, l’azione di regolamentazione si è concentrata sull’unione dei mercati dei capitali, sulle vulnerabilità strutturali e sulle cripto‑attività

Nel 2022 la BCE ha continuato a evidenziare l’importanza di far progredire l’unione dei mercati dei capitali[33]. Ha pubblicato diversi pareri su proposte legislative, tra cui quelli riguardanti: a) il miglioramento della trasparenza del mercato; b) l’istituzione e il funzionamento del punto di accesso unico europeo; c) i depositari centrali di titoli; d) la direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi. La BCE ha inoltre ribadito la necessità di dare piena e tempestiva attuazione al piano d’azione della Commissione europea per l’unione dei mercati dei capitali del 2020, accogliendo con favore le proposte legislative pubblicate nel dicembre 2022. Tali proposte affrontano gli ostacoli di natura strutturale all’integrazione dei mercati dei capitali dell’UE, come le differenze nazionali in materia di diritto fallimentare. Esse renderanno inoltre meno oneroso per le imprese quotare i propri titoli e raccogliere capitali sulle piazze borsistiche e rafforzeranno i sistemi di compensazione dell’Unione. La BCE ha sollecitato ulteriori progressi nella tutela degli investitori e nell’armonizzazione dell’imposizione fiscale, oltre a un rafforzamento della vigilanza transfrontaliera sui mercati dei capitali e a un’armonizzazione dei quadri normativi in materia di venture capital in tutta l’area dell’euro, al fine di sostenere l’investimento in azioni e in capitale di rischio e agevolare il finanziamento dell’innovazione.

La BCE ha ribadito l’importanza di affrontare le vulnerabilità strutturali nel settore finanziario non bancario e di rafforzare il relativo quadro di riferimento in una prospettiva macroprudenziale. Le proposte per far fronte ai disallineamenti di liquidità nel settore dei fondi comuni monetari sono state esaminate nel Macroprudential Bulletin di gennaio 2022, nel quale la BCE ha altresì contribuito all’analisi alla base della raccomandazione del CERS sulla riforma dei fondi comuni monetari[34]. La BCE ha sottolineato nuovamente che l’attuazione di tali riforme non deve essere rimandata. Per quanto riguarda i fondi comuni aperti, la BCE ha contribuito alla valutazione da parte del Consiglio per la stabilità finanziaria (Financial Stability Board, FSB) dell’efficacia delle raccomandazioni emesse da quest’ultimo nel 2017 in materia di disallineamenti strutturali di liquidità in questo tipo di fondi[35]. L’FSB rivedrà ora le raccomandazioni per affrontare meglio tale disallineamento[36].

La BCE ha inoltre contribuito attivamente al dibattito su un quadro regolamentare per le cripto‑attività in consessi internazionali quali l’FSB, il CBVB e il Comitato per i pagamenti e le infrastrutture di mercato (Committee on Payments and Market Infrastructures, CPMI)[37]. Sono stati compiuti progressi importanti nell’assicurare che tutte le operazioni condotte in cripto‑attività che costituiscono un rischio per la stabilità finanziaria siano soggette a regolamentazione, vigilanza e sorveglianza articolate e coordinate a livello mondiale e che vi sia un trattamento prudenziale delle esposizioni delle banche in cripto-attività concordato globalmente.

Riquadro 2
Regole stringenti, banche solide: il pacchetto delle misure per il settore bancario

Nel 2022 la BCE ha pubblicato i propri pareri sulle modifiche proposte dalla Commissione europea alla direttiva sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Directive, CRD VI) e al regolamento sui requisiti patrimoniali (Capital Requirements Regulation, CRR III), che costituiscono i due elementi principali dell’ultimo pacchetto di misure dell’UE per il settore bancario[38]. Tali proposte mirano a dare attuazione, nella legislazione dell’UE, alle norme di Basilea III in attesa di recepimento, nonché a rafforzare ulteriormente il quadro prudenziale dell’Unione, ad esempio accrescendo l’armonizzazione, colmando le lacune normative e dedicando una maggiore attenzione ai rischi ambientali, sociali e di governance. Si tratta di obiettivi che godono del pieno sostegno della BCE: regole più stringenti rendono le banche più solide, aumentando quindi la capacità di tenuta del sistema bancario dell’UE.

La piena attuazione delle norme di Basilea III

L’attuazione dei rimanenti standard di Basilea III rappresenta l’ultimo passaggio della revisione della regolamentazione finanziaria in risposta alla crisi finanziaria mondiale. Le norme sono state sviluppate e concordate a livello internazionale, da banche centrali e autorità di vigilanza bancaria, facendo tesoro degli insegnamenti ricavati dalla crisi. Esse includono anche proposte e aggiustamenti formulati dai rappresentanti europei nel Comitato di Basilea.

La BCE si è costantemente espressa a favore di un’attuazione completa, tempestiva e fedele degli standard di Basilea III nell’UE. Ciò sarà decisivo per preservare la sicurezza e la solidità del sistema bancario dell’Unione. La proposta legislativa presentata dalla Commissione europea nell’ottobre 2021 include diversi scostamenti dalle regole concordate nel quadro di Basilea III, in merito ai quali la BCE ha espresso preoccupazione nei pareri emessi. In particolare, ha sottolineato che la proposta di regolamento sui requisiti patrimoniali prevede disposizioni transitorie per le esposizioni verso il settore immobiliare e le società prive di rating che derogano agli standard di Basilea III. In una prospettiva prudenziale e di stabilità finanziaria, queste discordanze sono ingiustificate e possono portare a trascurare alcune aree di rischio. La BCE ritiene che tutte le difformità dovrebbero essere eliminate o, se conservate, mantenute entro certi limiti e considerate rigorosamente temporanee. Durante l’iter legislativo in corso, tuttavia, i co‑legislatori hanno formulato proposte e richieste di scostamenti ancora maggiori dagli standard di Basilea III rispetto a quanto proposto dalla Commissione europea. Tali deroghe aggiuntive indebolirebbero ulteriormente la rete di sicurezza offerta da Basilea III e amplierebbero il divario tra la regolamentazione dell’UE e questi importanti standard minimi internazionali. Esse, inoltre, aumenterebbero la complessità del sistema regolamentare, oltre a determinare un aumento dei costi per le banche connessi al rispetto della normativa e a gravare sul lavoro delle autorità di vigilanza. In sintesi, standard regolamentari al di sotto dei minimi internazionali potrebbero compromettere la sicurezza e la competitività del settore bancario dell’UE, accrescendone i costi di finanziamento.

Inoltre, la conformità stessa della legislazione dell’UE al quadro regolamentare di Basilea III potrebbe essere messa in discussione da un numero eccessivo di modifiche sostanziali rispetto agli standard in esso contenuti. Il mancato rispetto di Basilea III potrebbe indebolire la reputazione dell’UE, mettendo potenzialmente a repentaglio la sua autorevolezza nei futuri negoziati internazionali. Non sostenere la necessità di coerenza a livello internazionale nell’attuazione degli standard potrebbe inoltre avviare una “gara al ribasso” in materia di regolamentazione finanziaria tra le diverse giurisdizioni. Ciò sarebbe inopportuno, poiché la pandemia ha dimostrato che la solidità delle banche è un fattore alla base della capacità di recupero[39]. Questa migliorata solidità del settore bancario deriva in larga misura dagli standard di Basilea già attuati e dovrebbe essere potenziata attraverso il fedele recepimento delle restanti regole.

Rafforzare la regolamentazione bancaria: maggiore armonizzazione e minori difformità

Nell’UE alcune regole e alcuni poteri di vigilanza non sono ancora armonizzati. Il pacchetto delle misure per il settore bancario suggerisce gli ambiti nei quali è necessaria un’ulteriore armonizzazione, affinché regole e poteri possano essere applicati in modo coerente alle banche indipendentemente dal paese in cui esse hanno sede. Il pacchetto, fra le varie modifiche, propone le misure descritte di seguito.

  • Saranno armonizzate le prassi di vigilanza relative alle succursali di paesi terzi, ossia le succursali nell’UE di banche con sede in paesi non appartenenti all’UE. Gli Stati membri dell’UE applicano attualmente prassi di vigilanza diverse, creando così condizioni non paritarie e impedendo alla BCE di avere una chiara visione d’insieme delle attività dei gruppi di paesi terzi. Le modifiche proposte garantiranno condizioni di parità concorrenziale tra i gruppi bancari di paesi terzi e gli enti creditizi dell’UE e accresceranno l’efficacia della vigilanza.
  • Sarà armonizzata la procedura di vigilanza per la verifica dei requisiti di idoneità dei manager bancari[40]. Sebbene la BCE svolga già un ruolo di controllo a tale riguardo, la sua attività è stata ostacolata dalla diversità delle norme nazionali. La BCE pertanto accoglie con grande favore l’armonizzazione in questo ambito, pur concordando con la Commissione europea sulla necessità di assicurare proporzionalità, ad esempio concentrando l’attenzione sugli amministratori delle maggiori banche europee.
  • Saranno eliminate le differenze tra i paesi europei per quanto riguarda altri poteri di vigilanza, come nel caso di quelli sanzionatori. Ad esempio, il pacchetto delle misure per il settore bancario conferisce alla BCE il potere di imporre il pagamento di penalità periodiche alle banche di tutti i paesi partecipanti alla vigilanza bancaria europea.

L’armonizzazione delle norme e dei poteri di vigilanza renderà più efficace la supervisione della BCE sulle banche e accrescerà l’integrazione e la capacità di tenuta del settore bancario.

Considerare i rischi ambientali, sociali e di governance

I rischi ambientali, sociali e di governance sono importanti per la stabilità sia delle singole banche sia del sistema finanziario nel suo complesso, soprattutto in considerazione dei cambiamenti climatici. La BCE accoglie pertanto con favore l’inclusione, nel pacchetto delle misure proposte per il settore bancario, dell’obbligo per le banche di gestire tutti i rischi rilevanti, compresi quelli ambientali, sociali e di governance.

Il pacchetto prevede un nuovo obbligo giuridico che impone agli enti creditizi di predisporre piani specifici per monitorare e fronteggiare i rischi ambientali, sociali e di governance nel breve, medio e lungo periodo. Ciò assicurerà che le banche valutino in maniera approfondita i cambiamenti strutturali che potrebbero verificarsi all’interno dei settori verso cui sono esposte, in base ai piani di transizione determinati dal quadro giuridico dell’UE[41].

Grafico A

Il pacchetto delle misure per il settore bancario: cronologia del processo legislativo

Fonte: BCE.
Nota: il “trilogo” è il processo di negoziazione che coinvolge la Commissione europea, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo. ECOFIN indica il Consiglio per gli affari economici e finanziari. ECON indica la Commissione per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo.

4 Il regolare funzionamento delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

L’Eurosistema svolge un ruolo centrale nello sviluppo, nella gestione operativa e nella supervisione delle infrastrutture di mercato e dei meccanismi che agevolano il flusso sicuro ed efficiente dei pagamenti, dei titoli e delle garanzie nell’area dell’euro. Agisce inoltre da catalizzatore per l’integrazione e l’innovazione nel mercato dei pagamenti e dei titoli. Nel 2022 l’Eurosistema ha riesaminato e rinnovato le infrastrutture di mercato esistenti, nonché le relative politiche e strategie, oltre a valutare nuove tecnologie e l’ipotesi di un euro digitale.

4.1 Servizi Target, innovazione e integrazione delle infrastrutture di mercato e dei pagamenti

I servizi Target dell’Eurosistema comprendono tre servizi di regolamento: Target2, un sistema di regolamento lordo in tempo reale (real time gross settlement system, RTGS) per le transazioni di pagamento in euro a supporto delle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, dei trasferimenti interbancari e dei pagamenti commerciali; Target2 Securities (T2S), una piattaforma unica multi‑valutaria per il regolamento delle transazioni in titoli in Europa; e il servizio di regolamento dei pagamenti istantanei (TARGET instant payment settlement, TIPS), che consente di effettuare pagamenti istantanei in moneta di banca centrale.

Per la prima volta, sono stati regolati su Target2 più di 100 milioni di pagamenti l’anno

Circa 1.000 istituti bancari utilizzano Target2 per disporre transazioni in euro per conto proprio o dei propri clienti. Se si considerano anche filiali e filiazioni, le banche che a livello mondiale possono essere raggiunte tramite Target2 sono più di 41.000. Nel 2022 la piattaforma ha elaborato, in media, 399.653 pagamenti al giorno, per un valore medio giornaliero pari a 2.219 miliardi di euro e con un aumento del 7 per cento del volume giornaliero dei pagamenti rispetto al 2021. Per la prima volta sono stati regolati oltre 100 milioni di pagamenti in un anno solare.

Nel 2022 Target2 ha raggiunto una disponibilità tecnica del 100 per cento. Inoltre, l’Eurosistema ha in gran parte attuato il piano d’azione predisposto per far fronte agli incidenti relativi ai servizi Target verificatisi nel 2020[42].

Per verificare l’elevato livello di sicurezza cibernetica di Target2, nel 2022 è stato condotto un test TIBER‑UE[43]. I test TIBER‑EU simulano tattiche, tecniche e procedure di attacchi cibernetici reali, sulla base di informazioni specifiche relative alle minacce. L’esecuzione di tali test contribuisce a una migliore comprensione della capacità di Target2 di far fronte ad attacchi cibernetici.

In seguito alla formale approvazione dell’ingresso della Croazia nell’area dell’euro a partire dal 1º gennaio 2023, nel corso del 2022 sono stati svolti test preparatori e attività di coordinamento con la Hrvatska narodna banka e la comunità finanziaria croata per la migrazione dal sistema RTGS nazionale a Target2.

Riprogrammazione dell’avvio di T2

In linea con gli sviluppi tecnologici, i nuovi requisiti normativi e le mutevoli esigenze degli utenti, l’Eurosistema sta lavorando alla realizzazione di T2, che includerà un nuovo sistema RTGS e una funzione di gestione centralizzata della liquidità in grado di ottimizzare tale gestione fra tutti i servizi Target. L’avvio di T2, previsto a novembre 2022, è stato riprogrammato per marzo 2023.

Attualmente la piattaforma T2S collega 19 depositari centrali di titoli (central securities depositories, CSD) di 20 mercati europei e consente il regolamento di titoli in euro e corone danesi. Nel 2022, T2S ha elaborato, in media, 707.879 transazioni al giorno, per un valore medio giornaliero di 716,67 miliardi di euro. Inoltre, nel 2022 il depositario centrale di titoli croato (SKDD), quello bulgaro (CDAD) e il sistema di regolamento dei titoli pubblici della banca nazionale bulgara hanno firmato l’accordo quadro relativo a T2S (T2S Framework Agreement) e stanno valutando opportune date di migrazione alla piattaforma. Le attività di collaudo per l’integrazione dei nuovi CSD in T2S proseguiranno nel corso del 2023.

Nel 2022 T2S è stato oggetto di due importanti miglioramenti. Innanzitutto è passata dalla fase di simulazione a quella di produzione la funzionalità che prevede un meccanismo di penalizzazione per agevolare il rispetto, da parte dei CSD, degli obblighi derivanti dal regime di disciplina definito dal regolamento sui depositari centrali di titoli (central securities depository regulation, CSDR). In secondo luogo, l’implementazione della versione 6.0 del software di T2S ha permesso di adottare componenti che saranno condivise tra i vari servizi Target (le cosiddette componenti comuni) all’interno di T2S.

Per agevolare l’introduzione dei pagamenti istantanei nell’area dell’euro, l’Eurosistema ha ultimato l’attuazione di misure volte ad assicurare la raggiungibilità a livello paneuropeo tramite TIPS. Con l’adesione di un maggior numero di banche e comunità nazionali al servizio TIPS, i volumi delle operazioni sono cresciuti di 17,1 volte rispetto al 2021, con un picco di 18,7 milioni di operazioni a dicembre 2022, rispetto a 1,6 milioni a dicembre 2021. Grazie alla proposta legislativa della Commissione europea, la quale obbliga i prestatori di servizi di pagamento dell’UE che già offrono bonifici in euro di proporne, entro un determinato periodo di tempo, anche la versione istantanea, si prevede che l’introduzione dei pagamenti istantanei in euro acceleri ulteriormente.

La struttura multivalutaria con cui è stato concepito TIPS ha suscitato l’interesse di banche centrali di paesi non appartenenti all’area dell’euro. A maggio 2022 la Sveriges Riksbank ha completato con successo la prima fase di migrazione a TIPS, creando le premesse per il regolamento istantaneo dei pagamenti in corone svedesi sulla piattaforma TIPS. La Danmarks Nationalbank offrirà il regolamento in corone danesi sui servizi Target, incluso TIPS, nel secondo trimestre del 2025. Anche la Norges Bank ha espresso interesse per un’eventuale adesione a TIPS della propria valuta nazionale. È attualmente allo studio una possibile funzionalità cross‑currency che consentirebbe di regolare sulla piattaforma pagamenti istantanei tra più valute.

Oltre ai tre servizi di regolamento di cui sopra, l’Eurosistema sta sviluppando un nuovo servizio Target: il sistema di gestione delle garanzie dell’Eurosistema (Eurosystem Collateral Management System, ECMS), che sarà un sistema unico per la gestione delle attività stanziate in garanzia per le operazioni di credito dell’Eurosistema in tutti i paesi appartenenti all’area dell’euro. L’avvio del sistema ECMS è stato rinviato da novembre 2023 ad aprile 2024 per attenuare l’impatto della riprogrammazione dell’avvio di T2.

Per quanto riguarda il settore dei pagamenti, l’Eurosistema continua a perseguire gli obiettivi indicati nella strategia per i pagamenti al dettaglio, che include il supporto allo sviluppo di una soluzione paneuropea per i pagamenti al dettaglio presso i punti di interazione (ossia nei punti vendita fisici, da applicazioni mobili e tramite commercio elettronico gestiti da soggetti privati europei), la piena attuazione dei pagamenti istantanei e il miglioramento dei pagamenti transfrontalieri. La strategia prevede inoltre di portare avanti attività per garantire che tutti i cittadini europei possano accedere a pagamenti sicuri, efficienti e agevoli, in previsione della crescente digitalizzazione dell’economia. Fra queste attività rientra la pubblicazione del rapporto sulla valutazione dell’accessibilità dei pagamenti al dettaglio nell’UE, i cui principali risultati indicano che, pur ponendo sfide particolari per singoli e categorie vulnerabili, la crescente digitalizzazione offre anche opportunità di miglioramento dell’accessibilità attraverso soluzioni innovative dedicate.

Progressi nel settore dell’open banking promossi dall’ERPB, l’organo strategico di alto livello presieduto dalla BCE

Parallelamente alla promozione della strategia dell’Eurosistema per i pagamenti al dettaglio, la BCE sostiene l’attività per lo sviluppo di servizi di pagamento innovativi, anche a livello del Comitato per i pagamenti al dettaglio in euro (Euro Retail Payments Board, ERPB). In particolare, l’ERPB promuove i progressi nel settore dell’open banking, che permette a fornitori terzi di accedere ai dati relativi ai conti di pagamento con il consenso della clientela degli istituti di credito e di disporre pagamenti tramite interfacce di programmazione di applicazioni aperte. Ciò, a sua volta, permette ai fornitori terzi di offrire soluzioni di pagamento comode e convenienti. Su invito dell’ERPB, il Consiglio europeo per i pagamenti (European Payments Council, EPC) ha iniziato a lavorare a un futuro schema di accesso ai conti di pagamento SEPA (SEPA Payment Account Access, SPAA) per la definizione di regole, prassi e standard che consentiranno lo scambio di dati relativi ai conti di pagamento e agevoleranno la disposizione di operazioni di pagamento per servizi a valore aggiunto erogati dalle banche a fornitori terzi. A novembre 2022 l’EPC ha pubblicato una prima versione del corpus unico di regole per lo schema SPAA.

L’Eurosistema ha studiato come utilizzare la tecnologia DLT o altre nuove tecnologie per fornire moneta di banca centrale per il regolamento di transazioni finanziarie all’ingrosso

L’innovazione digitale sta modificando non solo i servizi di pagamento al dettaglio, ma anche le transazioni finanziarie all’ingrosso. Da circa due anni ormai gli operatori del mercato finanziario stanno sperimentando nuove tecnologie, ad esempio quelle a registro distribuito (distributed ledger technology, DLT). Per una migliore valutazione di queste tecnologie, il 23 marzo 2023 l’UE ha avviato un regime pilota per infrastrutture di mercato che si avvalgono della tecnologia DLT della durata di tre anni e con un possibile rinnovo. Esso consente ai fornitori di servizi di investimento, alle imprese che operano sul mercato e ai depositari centrali di titoli di utilizzare un sistema multilaterale di negoziazione, un sistema di regolamento o di negoziazione e regolamento basati sulla tecnologia DLT. Nell’ipotetico scenario in cui i mercati finanziari adottassero in maniera generalizzata la tecnologia DLT o altre nuove tecnologie per operazioni all’ingrosso, potrebbero cambiare anche le esigenze degli utenti dei servizi di regolamento all’ingrosso dell’Eurosistema, in particolare Target2 e T2S. Al fine di ridurre i rischi per il sistema finanziario garantendo che la moneta di banca centrale mantenga la sua funzione di mezzo di regolamento più sicuro per le operazioni finanziarie all’ingrosso, l’Eurosistema sta valutando come utilizzare nuove tecnologie per fornire moneta di banca centrale per il regolamento di operazioni finanziarie all’ingrosso. È quindi fondamentale che l’Eurosistema svolga un’attenta analisi delle potenziali implicazioni per la governance, l’efficienza dei regolamenti e la gestione della liquidità, senza alcun orientamento strategico predeterminato.

Coerentemente con l’obiettivo di promuovere l’integrazione dei mercati finanziari europei, il gruppo consultivo dell’Eurosistema per le infrastrutture di mercato per la gestione dei titoli e delle garanzie (Advisory Group on Market Infrastructures for Securities and Collateral, AMI SeCo) ha continuato a riferire in merito ai progressi compiuti dai mercati nazionali verso la conformità agli standard concordati nell’ambito dell’iniziativa per la definizione di un corpus unico di regole su scala europea per la gestione delle garanzie (Single Collateral Management Rulebook for Europe, SCoRE). Nel rapporto SCoREBoard sul secondo semestre 2022, l’AMI‑SeCo ha rilevato che, nonostante alcuni ritardi da parte dei soggetti interessati, era ancora possibile garantire il pieno rispetto della scadenza per l’adeguamento agli standard SCoRE, scadenza rinviata dallo stesso AMI‑SeCo al fine di allinearla all’avvio dell’ECMS, riprogrammato dall’Eurosistema per l’aprile del 2024.

Inoltre, l’AMI‑SeCo ha continuato a monitorare e discutere i progressi e gli sviluppi dell’agenda per l’armonizzazione di T2S e per il rispetto degli standard relativi agli eventi societari, compresi quelli settoriali sull’identificazione degli azionisti. Il gruppo ha altresì presentato alla Commissione europea e all’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (European Securities and Markets Authority, ESMA) le risposte alle consultazioni pubbliche sulle procedure relative alle ritenute fiscali e sull’attuazione della seconda direttiva sui diritti degli azionisti (Shareholder Rights Directive 2).

4.2 La fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale

È in corso la fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale, avviata nell’ottobre 2021 e la cui conclusione è prevista nella seconda metà del 2023. Entro quel termine al Consiglio direttivo saranno stati presentati i risultati della fase istruttoria e il parere sull’opportunità di passare o meno alla fase di preparazione, nonché l’impianto progettuale per tale fase successiva. L’eventuale decisione di passare alla fase di preparazione non comporta di per sé la decisione di emettere un euro digitale.

Nella fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale l’Eurosistema ha definito i principali casi di utilizzo e adottato le decisioni più importanti sulla sua configurazione

L’Eurosistema ha riferito periodicamente sui progressi compiuti nella fase istruttoria del progetto relativo all’euro digitale, pubblicando due rapporti a settembre e a dicembre. Nel 2022 sono stati definiti i principali casi di utilizzo e sono state adottate molte importanti decisioni sulla configurazione di un euro digitale, tenendo conto degli aspetti relativi alla privacy e ai requisiti normativi e dell’esigenza di offrire la possibilità di pagare online, oltre che offline, con l’euro digitale. Queste decisioni riflettono anche l’importanza degli intermediari come distributori di un euro digitale e individuano lo schema quale modello di distribuzione preferenziale. È stato stabilito di avviare la definizione di un corpus unico di regole (il cosiddetto Rulebook) sull’euro digitale, per il quale è stato nominato un responsabile ed è stato pubblicato un invito a manifestare interesse rivolto agli operatori di mercato affinché partecipino alla redazione. I lavori sul corpus sono iniziati nel primo trimestre del 2023.

Nell’ambito del progetto, sono proseguite come previsto le attività di prototipazione dell’euro digitale, che hanno coinvolto banche centrali nazionali dell’Eurosistema e società private. I risultati di queste attività saranno presentati nella prima metà del 2023 e troveranno applicazione, se del caso, in una futura fase del progetto.

Per garantire lo sviluppo di un euro digitale che risulti interessante per tutti gli attori coinvolti, il progetto prevede frequenti interazioni con gli operatori di mercato e i futuri utenti in diversi consessi e formati. Nel 2022 queste interazioni hanno annoverato anche sessioni tecniche dedicate dell’ERPB, sessioni di feedback bilaterali con le principali categorie di soggetti interessati, riunioni del gruppo consultivo di mercato sull’euro digitale, esercizi di focus group e seminari rivolti alla società civile. Parallelamente, la BCE ha avuto una stretta collaborazione con le istituzioni europee che delineeranno il quadro regolamentare necessario alla potenziale emissione futura di un euro digitale.

4.3 Sorveglianza e ruolo di banca centrale di emissione

Per garantire il funzionamento sicuro ed efficiente delle infrastrutture dei mercati finanziari (IMF) e dei pagamenti nell’area dell’euro, l’Eurosistema definisce obiettivi di sorveglianza mediante regolamenti, standard, orientamenti e raccomandazioni, ne monitora l’applicazione e promuove il cambiamento laddove necessario. In quanto banca centrale di emissione dell’euro, l’Eurosistema partecipa alla sorveglianza e alla supervisione cooperativa, nonché agli accordi per la gestione delle crisi per le IMF con volumi significativi di attività denominate in euro.

Per quanto riguarda i sistemi di pagamento di importanza sistemica (systemically important payment systems, SIPS), la funzione di sorveglianza dell’Eurosistema sorveglia direttamente Target2, EURO1, STEP2‑T e il Mastercard Clearing Management System. Nel corso del 2022 è stata dedicata particolare attenzione al progetto di consolidamento T2‑T2S (cfr. la sezione 4.1). L’Eurosistema ha condotto una valutazione preliminare della piattaforma consolidata incentrata sulle modifiche di rilievo relative a Target2 e ha monitorato il progetto al fine di individuare rischi potenziali per il lancio della piattaforma stessa e il suo successivo regolare funzionamento. È stata inoltre svolta una valutazione complessiva del Mastercard Clearing Management System rispetto al regolamento sui SIPS e alle aspettative di sorveglianza sulla resilienza cibernetica. Anche lo sviluppo e la resilienza operativa dei sistemi paneuropei per i pagamenti istantanei quali TIPS e RT1 sono stati oggetto di un attento monitoraggio.

È iniziata l’attuazione del quadro di riferimento PISA

Per quanto concerne gli strumenti di pagamento, l’attività è stata incentrata sull’attuazione del quadro di riferimento dell’Eurosistema per la sorveglianza sugli strumenti, sugli schemi e sui meccanismi di pagamento (payment instruments, schemes and arrangements, PISA). Sulla scorta dei risultati di un esercizio armonizzato per l’attribuzione di punteggi ai vari schemi di pagamento, alle autorità di governance degli schemi interessati è stato notificato se questi ultimi sarebbero stati oggetto di sorveglianza, monitoraggio o esenzione nell’ambito del quadro di riferimento PISA. Quanto ai meccanismi di pagamento, il processo è quasi completato. Sono state inoltre avviate valutazioni approfondite su un primo gruppo di schemi di pagamento.

In quanto banca centrale di emissione per l’euro, l’Eurosistema ha continuato a partecipare ai collegi di supervisione per le controparti centrali dell’UE istituiti ai sensi del regolamento sulle infrastrutture del mercato europeo (European Market Infrastructure Regulation, EMIR). In tale veste, ha valutato varie richieste in relazione all’ampliamento della gamma di servizi offerti o all’introduzione di modifiche rilevanti ai modelli di rischio, nonché i piani di risanamento predisposti conformemente al regolamento UE in materia di risanamento e risoluzione delle controparti centrali. Nel contesto delle attività preparatorie per la revisione del regolamento EMIR, l’Eurosistema ha fornito il proprio contributo alla consultazione svolta a marzo 2022 dalla Commissione europea.

L’Eurosistema ha altresì monitorato l’impatto sulle controparti centrali dell’accresciuta volatilità dei mercati. La BCE ha analizzato la volatilità nel mercato dell’energia per studiare gli effetti di elevate richieste di margini sui partecipanti ai sistemi di compensazione. I risultati hanno corroborato il contributo della BCE al lavoro svolto nell’UE e a livello internazionale riguardo la riduzione del rischio e il potenziale impatto di improvvise ed elevate richieste di margini.

Per quanto riguarda il regolamento delle transazioni in titoli, l’Eurosistema ha partecipato, in qualità di banca centrale di emissione, alla valutazione periodica dei CSD prevista ai sensi del regolamento dell’UE sui depositari centrali di titoli (CSDR). È stata anche avviata la fase preparatoria per contribuire all’applicazione del Regolamento (UE) n. 2022/858 relativo a un regime pilota per le infrastrutture di mercato basate sulla tecnologia a registro distribuito.

Nell’ambito della sorveglianza su T2S, nel primo trimestre del 2022 l’Eurosistema ha ultimato la prima valutazione rispetto alle aspettative di sorveglianza sulla resilienza cibernetica; nel corso dell’anno è stato altresì completato l’esame delle modifiche apportate alla piattaforma (cfr. la sezione 4.1).

La resilienza cibernetica delle IMF continua a essere un obiettivo di primaria importanza sia nell’ambito operativo dei servizi Target (cfr. la sezione 4.1) sia in termini di sorveglianza. Nel 2022 è stata avviata una revisione della strategia di sorveglianza Eurosistema/SEBC per la resilienza cibernetica e di alcuni dei suoi strumenti e si è concluso un ulteriore ciclo di indagine sulla resilienza cibernetica delle IMF (Cyber Resilience Survey), mentre il Comitato europeo di resilienza cibernetica per le infrastrutture finanziarie paneuropee (ECRB) si è occupato della condivisione delle informazioni (soprattutto in considerazione dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia), del coordinamento in situazioni di crisi e dei rischi legati a soggetti terzi. Nell’ambito del quadro di riferimento europeo TIBER‑UE, il TIBER‑EU Knowledge Centre ha elaborato una guida di migliori prassi per il cosiddetto purple teaming, una forma di collaborazione che può avere luogo durante una determinata fase di un test TIBER.

5 Le operazioni di mercato e i servizi finanziari offerti ad altre istituzioni

Nel 2022 è rimasta operativa la maggior parte delle linee di liquidità in euro istituite o attivate a favore di altre banche centrali a partire dal 2020 e ne sono state create di nuove con la Narodowy Bank Polski e l’Autorità finanziaria di Andorra. La BCE ha continuato a offrire operazioni in dollari statunitensi alle controparti dell’area dell’euro, fornendo in tal modo uno strumento di sostegno al finanziamento sul mercato, mentre non è intervenuta in alcun modo sul mercato dei cambi.

La BCE ha continuato a essere responsabile della gestione di varie operazioni finanziarie per conto dell’UE, svolgendo un ruolo di coordinamento in relazione ai servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS).

Le variazioni dei tassi di riferimento della BCE sono state completamente e immediatamente trasmesse al segmento a breve termine non garantito dei mercati monetari dell’area dell’euro (cfr. il riquadro 3), mentre i tassi a termine sui prestiti non garantiti sono aumentati più lentamente. Anche nel segmento garantito la trasmissione degli aumenti dei tassi di politica monetaria è stata in larga misura ordinata, sebbene con una certa eterogeneità tra i vari segmenti in termini di velocità di aggiustamento.

5.1 Gli andamenti delle operazioni di mercato

Linee di liquidità in euro e in valuta estera

Le linee di liquidità hanno continuato a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo della stabilità dei prezzi da parte della BCE, a prevenire carenze di liquidità in euro e a evitare effetti di propagazione

Le linee di swap e pronti contro termine dell’Eurosistema sono strumenti di politica monetaria che vengono utilizzati a fini di stabilizzazione nei periodi di tensione sui mercati finanziari mondiali.

L’Eurosistema eroga linee di liquidità in euro a banche centrali non appartenenti all’area dell’euro affinché queste possano far fronte a eventuali esigenze di liquidità derivanti da malfunzionamenti del mercato nei paesi al di fuori dell’area. Tali linee di liquidità mirano a prevenire eventuali effetti di propagazione sulle economie e sui mercati finanziari dell’area dell’euro attraverso pressioni al rialzo sui tassi nel segmento a breve termine del mercato monetario o vendite improvvise di attività in euro che potrebbero incidere negativamente sull’ordinata trasmissione della politica monetaria della BCE. Le linee di liquidità evitano inoltre che carenze di liquidità in euro si traducano in rischi per la stabilità finanziaria.

Quando la BCE riceve valuta estera da un’altra banca centrale (ad esempio dollari statunitensi dal Federal Reserve System) fornendo euro in garanzia, le linee di liquidità in valuta estera assicurano la continua erogazione di prestiti in tale valuta. Ciò evita una brusca riduzione della leva finanziaria, movimenti eccessivi dei prezzi e interruzioni dei flussi di credito dovute a tensioni sui mercati internazionali della raccolta.

La maggior parte delle linee di liquidità in euro istituite o attivate dal 2020 è rimasta operativa ed è stata prorogata inizialmente fino al 15 gennaio 2023 e successivamente fino al 15 gennaio 2024, a eccezione degli accordi di swap con la Българска народна банка (Banca nazionale di Bulgaria) e con la Hrvatska narodna banka, nonché della linea di pronti contro termine con la Banca nazionale serba, giunta a scadenza alla fine di marzo 2022. Nel 2022 sono state istituite nuove linee di liquidità con la Narodowy Bank Polski e l’Autorità finanziaria di Andorra. La tavola 5.1 riporta le linee di liquidità in euro attive al 31 dicembre 2022, grazie alle quali l’Eurosistema ha potuto fornire liquidità in euro alle banche centrali estere. I prelievi sulle linee di liquidità in euro sono stati limitati a fine trimestre.

L’accordo bilaterale di swap sottoscritto con la banca centrale della Repubblica popolare cinese è stato prorogato di altri tre anni, fino a ottobre 2025.

Nel 2022 la BCE ha continuato a fornire liquidità in dollari statunitensi coordinandosi con il Federal Reserve System, la Bank of Canada, la Bank of England, la Banca del Giappone e la Banca nazionale svizzera, in genere con scadenze di sette giorni. L’offerta di dollari statunitensi nelle principali giurisdizioni ha contribuito ad allentare la pressione sui mercati mondiali della raccolta, continuando a fornire un backstop al finanziamento sul mercato privato.

Tavola 5.1

Panoramica delle linee di liquidità operative

Fonte: sito Internet della BCE.
Nota: la tavola non include le linee di pronti contro termine istituite presso le banche centrali di paesi non appartenenti all’area dell’euro nell’ambito di EUREP (Eurosystem repo facility for central banks), l’insieme di operazioni pronti contro termine per banche centrali gestito dall’Eurosistema, per le quali la BCE non rende note le proprie controparti.

Le segnalazioni di interventi sui mercati valutari

Nessun intervento della BCE sul mercato dei cambi

Nel 2022 la BCE non è intervenuta sul mercato valutario. Dall’introduzione dell’euro lo ha fatto in due occasioni, nel 2000 e nel 2011. I dati su tali interventi sono pubblicati trimestralmente, con un ritardo di un trimestre, sul sito Internet della BCE e nello Statistical Data Warehouse. Le informazioni pubblicate nella tavola trimestrale vengono anche riportate ogni anno nel Rapporto annuale della BCE (cfr. la tavola 5.2). Laddove, in un determinato trimestre, non vi sia stato alcun intervento sul mercato dei cambi, ne viene fatta esplicita menzione.

Tavola 5.2

Interventi della BCE sui mercati valutari

Fonte: BCE.

Il quadro di riferimento per le segnalazioni contempla gli interventi sui mercati valutari effettuati dalla BCE sia unilateralmente che in coordinamento con altre autorità, nonché gli interventi “ai margini” previsti dagli Accordi europei di cambio (AEC II).

5.2 La gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti nell’UE

La BCE gestisce le operazioni di pagamento nell’ambito di vari programmi di prestito dell’UE

La BCE è responsabile della gestione delle operazioni di assunzione e concessione di prestiti dell’UE nell’ambito del meccanismo di sostegno finanziario a medio termine (medium term financial assistance, MTFA)[44], del meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (MESF)[45], dello strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE)[46] e del programma Next Generation EU (NGEU)[47]. Nel 2022 la BCE ha inoltre accolto la richiesta della Commissione europea relativa alla prestazione di servizi di agente di pagamento, con un conseguente ampliamento dei servizi di agenzia finanziaria attualmente assicurati dalla stessa BCE; sono in corso attività preparatorie affinché detto ampliamento diventi operativo nel 2023.

Nel 2022 la BCE ha curato il pagamento degli interessi sui prestiti erogati nell’ambito dell’MTFA. Al 31 dicembre 2022 l’ammontare nominale complessivo in essere per tale meccanismo era pari a 200 milioni di euro. Nel 2022 la BCE ha altresì evaso diversi versamenti e pagamenti di interessi in relazione ai prestiti erogati nel quadro del MESF. Al 31 dicembre 2022 le risorse totali ancora disponibili per questo meccanismo ammontavano a 46,3 miliardi di euro. Nel 2022 la BCE ha erogato finanziamenti ai vari Stati membri dell’UE nell’ambito dello strumento SURE e gestito il pagamento dei relativi interessi. Al 31 dicembre 2022 il volume totale di risorse ancora disponibili nell’ambito di questo strumento corrispondeva a 98,4 miliardi di euro. Infine, nel 2022 la BCE ha gestito l’erogazione di prestiti e sovvenzioni a vari Stati membri nell’ambito del programma Next Generation EU.

Analogamente, la BCE è responsabile della gestione dei pagamenti legati alle operazioni rientranti nel Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF)[48] e nel Meccanismo europeo di stabilità (MES)[49]. Nel 2022 la BCE ha evaso diversi pagamenti di interessi e commissioni in relazione a un prestito erogato nel quadro del FESF.

Infine, alla BCE compete il trattamento di tutti i pagamenti relativi all’accordo sul programma di prestiti a favore della Grecia[50]. Al 31 dicembre 2022 l’importo totale delle consistenze in essere nell’ambito di tale accordo ammontava a 44,8 miliardi di euro.

5.3 I servizi di gestione delle riserve offerti dall’Eurosistema

Alcune banche centrali nazionali dell’Eurosistema forniscono servizi nell’ambito dell’ERMS

Nel 2022 è proseguita l’offerta di un’ampia gamma di servizi finanziari in applicazione del quadro di riferimento per i servizi di gestione delle riserve dell’Eurosistema (Eurosystem Reserve Management Services, ERMS), istituito nel 2005 per gestire le attività di riserva denominate in euro. Nell’ambito del suddetto quadro, alcune banche centrali nazionali dell’Eurosistema forniscono servizi finanziari, sulla base di condizioni armonizzate e in linea con gli standard generali di mercato, a banche centrali, autorità monetarie, enti governativi collocati al di fuori all’area dell’euro e organizzazioni internazionali. La BCE svolge un ruolo di coordinamento generale, controlla l’ordinato funzionamento dei servizi, promuove migliorie al sistema e riferisce agli organi decisionali della BCE tramite rapporti dedicati.

Il numero di conti di clienti ERMS segnalati alla fine del 2022 era pari a 270, a fronte dei 265 rilevati a fine 2021. Le consistenze totali aggregate (incluse attività liquide e titoli) gestite nell’ambito dell’ERMS sono diminuite di circa il 6 per cento nel 2022 rispetto al 2021.

Riquadro 3
La trasmissione delle variazioni dei tassi di interesse di riferimento della BCE ai tassi del mercato monetario in euro

Tra luglio e dicembre 2022 la BCE ha innalzato i tassi d’interesse di riferimento di 250 punti base complessivamente, portando il tasso sui depositi presso la banca centrale fuori dal territorio negativo e a un livello del 2 per cento alla fine dell’anno. Storicamente questa serie di incrementi risulta eccezionale sia in termini di entità dei rialzi (due aumenti di 50 punti base e due di 75 punti base), sia in termini di velocità degli adeguamenti dei tassi di riferimento (nell’arco di un periodo di cinque mesi), sia per il fatto che si è verificata in un contesto in cui la liquidità in eccesso ha raggiunto livelli record di oltre 4.000 miliardi di euro.

Il presente riquadro fornisce una panoramica dei meccanismi in base ai quali le variazioni dei tassi di riferimento sono state trasmesse ai mercati monetari, che rappresentano il primo anello della catena di trasmissione della politica monetaria. In sintesi, la trasmissione è stata completa e immediata nel segmento a breve termine non garantito, come mostrato dall’andamento del tasso a breve termine in euro (€STR), mentre i tassi a termine sui prestiti non garantiti hanno reagito più lentamente. Nel segmento garantito del mercato monetario la trasmissione della politica monetaria ai tassi sulle operazioni pronti contro termine (repo) ha registrato ritardi o persino difficoltà, principalmente per via di una maggiore scarsità delle garanzie nel 2022. Inoltre, la limitata offerta di titoli a breve termine e l’accresciuta domanda di tali strumenti hanno contribuito a una trasmissione solo parziale degli aumenti dei tassi di riferimento ai tassi sui titoli di Stato.

I tassi a breve termine del mercato monetario non garantito si sono adeguati correttamente agli aumenti dei tassi di riferimento, mentre quelli sui prestiti privi di garanzia a termine sono aumentati, ma solo a ritmo contenuto.

L’€STR è aumentato di 249 punti base tra luglio e dicembre 2022, adeguandosi quindi con un rapporto di quasi uno a uno al rialzo di 250 punti base del tasso di riferimento (cfr. il grafico A). Anche la distribuzione dei tassi sulle operazioni del mercato monetario su cui si basa l’€STR, rilevati ai sensi del regolamento della BCE sulle statistiche sui mercati monetari, è rimasta stabile, come evidenziato dal differenziale tra il 25º e il 75º percentile dei tassi di interesse sottostanti l’€STR, che è rimasto invariato. I volumi degli scambi a breve termine non garantiti hanno registrato una notevole crescita, soprattutto dopo che i tassi di interesse sono tornati in territorio positivo. In particolare, tra settembre e dicembre 2022 il volume medio delle contrattazioni in base alle quali viene calcolato l’€STR è aumentato del 20 per cento rispetto al volume medio osservato fino a settembre 2022. Tuttavia, i tassi a termine sui prestiti non garantiti rilevati dall’Euribor, il tasso interbancario in euro, hanno reagito lentamente agli aumenti dei tassi di riferimento nelle scadenze a breve termine (cfr. il grafico B). Il ritardo nell’adeguamento dei tassi a termine è stato principalmente determinato dall’accresciuta domanda di investimenti a breve termine nel mercato monetario in un contesto di elevata incertezza riguardo al livello futuro dei tassi di riferimento e dal premio richiesto dalle banche che accettano depositi a termine.

Alla fine gli aumenti dei tassi di riferimento si sono trasmessi anche a gran parte dei mercati monetari garantiti, sebbene con una certa eterogeneità tra i vari segmenti in termini di velocità di aggiustamento.

Le operazioni pronti contro termine funzionano sostanzialmente come prestiti garantiti a breve termine in cui il contante viene scambiato con un titolo in virtù di un accordo che prevede una transazione inversa (tipicamente il giorno successivo). Dall’ultimo trimestre del 2021 la domanda di attività di prestito titoli e di investimenti a breve termine garantiti è aumentata significativamente, ampliando il divario fra i tassi delle operazioni pronti contro termine e il tasso sui depositi presso la banca centrale fissato dalla BCE, a causa della maggiore scarsità del tipo di garanzie stanziate per tali operazioni. Esaminando la trasmissione dei tre rialzi dei tassi di riferimento decisi a luglio, ottobre e dicembre 2022, si osserva che sono stati tutti in larga misura integrati nei tassi repo a breve termine garantiti dai titoli di Stato della maggior parte dei paesi dell’area dell’euro, mentre la trasmissione alle obbligazioni governative con rating più elevato stanziate a garanzia, ad esempio i Bund tedeschi, ha subito alcuni ritardi. Per quanto concerne l’innalzamento di 75 punti base del settembre 2022, che ha riportato il tasso di riferimento in territorio positivo, la trasmissione ai tassi delle operazioni pronti contro termine è stata fortemente ritardata e compromessa. Nei primi giorni successivi a tale aumento, i tassi sui pronti contro termine in tutti i paesi dell’area dell’euro hanno subito notevoli pressioni al ribasso, per via dei timori di un sostanziale aumento della domanda di garanzie in un momento in cui, con il ritorno dei tassi di interesse su livelli positivi, gli investitori si affrettavano a impegnare le proprie disponibilità liquide nel mercato dei repo. Anche per quanto riguarda i tassi sui pronti contro termine e sui titoli di Stato a più lunga scadenza la trasmissione è stata imperfetta, principalmente a causa della limitata offerta di garanzie e dell’accresciuta domanda di tali investimenti. La disponibilità di garanzie è migliorata verso la fine del 2022, con una conseguente riduzione del differenziale tra i tassi del mercato monetario garantito e i tassi di riferimento della BCE riconducibile, non da ultimo, a una serie di iniziative intraprese per conto dell’Eurosistema e degli uffici nazionali responsabili della gestione del debito allo scopo di ridurre la scarsità delle garanzie a fronte del periodo di volatilità che solitamente caratterizza la conclusione dell’anno e che ha interessato anche la fine di dicembre 2022 (cfr. i grafici A e B).

Grafico A

Trasmissione dei rialzi dei tassi di riferimento ai tassi a breve termine del mercato monetario garantito e non garantito

(valori percentuali; tasso medio ponderato per il volume)

Fonte: elaborazioni della BCE, Bloomberg e BrokerTec/MTS.
Note: esistono due tipi di transazioni: le operazioni pronti contro termine non general collateral (non‑GC), mirate ad acquisire uno specifico titolo e le cosiddette general collateral (GC), volte ad acquisire disponibilità liquide. I tassi dei pronti contro termine riportati nel grafico comprendono GC, non-GC e scadenze overnight, spot‑next e tomorrow‑next. Il calo dei tassi sui pronti contro termine alla fine di ottobre e dicembre 2022 è stato dovuto a effetti di fine trimestre, quando i vincoli di bilancio delle banche sono più stringenti nelle date previste per le segnalazioni regolamentari.

Grafico B

Trasmissione dei rialzi dei tassi di riferimento ai tassi a termine del mercato monetario garantito e non garantito

(valori percentuali; tasso medio ponderato per il volume)

Fonti: elaborazioni della BCE e Bloomberg.
Nota: per OIS si intendono i tassi swap a un mese indicizzati a un tasso overnight, in cui il tasso variabile fa riferimento all’€STR atteso.

6 Il contante resta il metodo di pagamento più utilizzato tra i cittadini europei, con un basso livello di contraffazione

Nel 2022 la circolazione delle banconote in euro ha continuato a crescere, aumentando del 4,5 per cento in termini di numero e dell’1,8 per cento in valore, ha poi risentito principalmente della guerra russa in Ucraina e, a partire da luglio, degli aumenti dei tassi di interesse di riferimento della BCE.

Lo studio della BCE sulle abitudini di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro ha evidenziato che il 59 per cento dei pagamenti avviene in contanti, restando quindi il metodo più utilizzato presso i punti vendita fisici. Inoltre, dalla prima indagine sull’utilizzo del contante da parte delle imprese è emerso che il 96 per cento delle aziende che operano prevalentemente con clientela privata accetta il contante e che oltre il 90 per cento intende continuare a farlo in futuro.

I livelli di contraffazione rimangono estremamente bassi. Prosegue lo sviluppo di nuove caratteristiche di sicurezza delle banconote, così da contrastare l’azione dei falsari e continuare a migliorare la resilienza e l’integrità dei biglietti.

6.1 La circolazione delle banconote in euro

La circolazione delle banconote in euro è aumentata, in linea con i due eventi che l’hanno influenzata

Alla fine del 2022 la circolazione delle banconote in euro ha raggiunto i 29,5 miliardi di pezzi, per un valore complessivo di 1.570 miliardi di euro. Si è avuta una crescita annuale del 4,5 e dell’1,8 per cento in termini, rispettivamente, di numero e valore delle banconote. Nel corso del 2022 si sono verificati due eventi di particolare rilievo per la circolazione. In primo luogo, a febbraio e marzo 2022, l’invasione russa dell’Ucraina ha dato impulso alla domanda di banconote in euro, in quanto la popolazione ha voluto assicurarsi fondi sufficienti nel timore di possibili interruzioni al sistema dei pagamenti. La domanda si è stabilizzata a partire da aprile 2022. In secondo luogo, a partire dal 27 luglio 2022, con l’aumento dei tassi di interesse di riferimento della BCE detenere disponibilità liquide in euro è divenuto meno conveniente rispetto agli strumenti finanziari fruttiferi. Di conseguenza, una piccola parte di contante è rientrata nell’Eurosistema, riducendo la circolazione delle banconote in euro (cfr. il grafico 6.1).

Grafico 6.1

Numero e valore delle banconote in euro in circolazione

(scala di sinistra: miliardi di euro; scala di destra: miliardi)

Fonte: BCE.

Le banche centrali nazionali dell’Eurosistema hanno trattato 24,8 miliardi di banconote in euro in circolazione al fine di preservarne la qualità e la fiducia. Fra quelli trattati, 3,2 miliardi di biglietti logori sono stati sostituiti da banconote fior di stampa.

Anche il valore delle monete in euro in circolazione è aumentato del 4,0 per cento su base annua, raggiungendo 32,5 miliardi di euro alla fine del 2022, per un totale di 145 miliardi di monete in euro in circolazione.

L’introduzione delle banconote e delle monete in euro nel 2002 ha rappresentato una pietra miliare della storia europea, con risonanza anche a livello mondiale, in quanto ha rappresentato, e continua a rappresentare, la più grande riforma monetaria mai realizzata al mondo.

6.2 Studi sulle abitudini di pagamento dei consumatori e sull’utilizzo del contante da parte delle imprese nell’area dell’euro

Studio sulle abitudini di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro

Il contante è rimasto il metodo di pagamento più utilizzato nei punti vendita

Tra ottobre 2021 e giugno 2022 la BCE ha condotto lo studio sulle abitudini di pagamento dei consumatori nell’area dell’euro per valutare le abitudini e preferenze di pagamento, nonché la facilità di accesso ai diversi strumenti di pagamento. Lo studio ha rivelato che il contante è il metodo più utilizzato nei punti vendita, infatti il 59 per cento dei pagamenti avviene in contanti; va rilevato che tale percentuale è in diminuzione: nel 2019 il dato analogo ammontava al 72 per cento. In termini di valore, le carte rappresentano una quota di pagamenti più elevata (46 per cento), rispetto al contante (42 per cento). In tutta l’area dell’euro, il contante viene accettato per il 95 per cento delle operazioni presso gli esercenti fisici, mentre nell’81 per cento dei casi è possibile pagare con strumenti alternativi.

La maggior parte dei consumatori dell’area dell’euro ha espresso soddisfazione sull’accesso al contante. Una quota molto consistente dei consumatori (90 per cento) reputa piuttosto o molto semplice raggiungere un ATM o una banca.

Utilizzo del contante da parte delle imprese dell’area dell’euro

Il 96 per cento delle imprese che operano con clienti privati accetta contante e il 90 per cento continuerà a farlo in futuro

Nel 2022 la BCE ha pubblicato i risultati della prima indagine sull’utilizzo del contante da parte delle imprese, mostrando come il suo utilizzo e la sua accettazione, attuali e futuri, continuino a far parte della visione strategica delle imprese. È probabile che il contante mantenga la propria importanza come metodo di pagamento, giacché oltre il 90 per cento delle attività che attualmente accettano contante intende continuare a farlo in futuro. Per le imprese i criteri più importanti per decidere se accettare un mezzo di pagamento o meno sono sicurezza e affidabilità.

6.3 Basso livello di contraffazione e sviluppo delle banconote in euro

Livello estremamente basso di contraffazione delle banconote in euro

Nel 2022 è stato registrato il secondo livello più basso di banconote contraffatte in proporzione a quelle in circolazione, dall’introduzione dell’euro

Nel corso del 2022 sono state ritirate dalla circolazione circa 376.000 banconote in euro contraffatte. Dall’introduzione dell’euro si è registrato il secondo livello più basso di banconote contraffatte, in proporzione a quelle in circolazione, con 13 banconote false individuate su un milione di banconote autentiche in circolazione (cfr. il grafico 6.2). Il totale delle banconote contraffatte ritirate dalla circolazione è aumentato dell’8,4 per cento rispetto al 2021. Il dato è in linea con la ripresa dell’attività economica nel 2022, essendo venute meno gran parte delle restrizioni connesse alla pandemia. La qualità delle banconote contraffatte continua a essere scarsa. Di conseguenza, i falsi possono essere rapidamente e facilmente individuati utilizzando il metodo “tocca guarda muovi”.

Grafico 6.2

Numero di banconote contraffatte individuate annualmente su un milione di banconote autentiche in circolazione

Fonte: BCE.

Sviluppo delle banconote in euro

Lo sviluppo di nuove caratteristiche di sicurezza continua ad assicurare il contrasto all’attività dei falsari

Prosegue lo sviluppo di nuove caratteristiche di sicurezza, per continuare ad assicurare un’elevata qualità delle banconote in euro e contrastare la contraffazione, anche tenendo conto dei vantaggi offerti dal progresso tecnologico. Per le banconote future ci si è posti importanti obiettivi come la ridefinizione del disegno e la riduzione dell’impatto ambientale. Non è ancora stata presa alcuna decisione in merito all’effettiva produzione ed emissione di nuove banconote in euro.

7 Statistiche

La BCE, in collaborazione con le banche centrali nazionali (BCN), sviluppa, raccoglie, redige e pubblica un ampio insieme di statistiche e dati a supporto della propria politica monetaria, della stabilità finanziaria e di altri compiti svolti dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e dal Comitato europeo per il rischio sistemico. Tali statistiche sono utilizzate anche da autorità pubbliche, organizzazioni internazionali, operatori dei mercati finanziari, mezzi di informazione e altri fruitori, e contribuiscono a incrementare la trasparenza dell’operato della BCE.

Nel 2022 la BCE ha focalizzato l’attenzione su nuove statistiche dell’area dell’euro, in particolare su una migliore pubblicazione delle statistiche sui titoli, sullo sviluppo di indicatori per gli swap sull’indice overnight (overnight index swap, OIS) nel mercato monetario in euro basati sui dati delle segnalazioni statistiche sui mercati monetari (Money Market Statistical Reporting, MMSR), su informazioni relative alle società veicolo (SV) e sulle statistiche sull’estero bilaterali dei paesi dell’area dell’euro nei confronti della Russia. Sono stati elaborati indicatori sperimentali a sostegno delle politiche in materia di cambiamenti climatici e sono stati avviati i lavori per la fase di progettazione del quadro di riferimento integrato per le segnalazioni (Integrated Reporting Framework, IReF). Inoltre, sono stati inclusi nuovi dati sulle istituzioni finanziarie non bancarie nei conti finanziari trimestrali.

7.1 Statistiche nuove e di migliore qualità per l’area dell’euro e altri sviluppi

Il Consiglio direttivo della BCE ha adottato un indirizzo per la produzione di nuovi dati mensili sulle emissioni di titoli

Il Consiglio direttivo della BCE ha adottato un nuovo indirizzo nell’ambito delle statistiche sui dati riguardanti i titoli e sulle emissioni di titoli[51]. L’indirizzo definisce le modifiche dei requisiti per la gestione della qualità dei dati dell’archivio centralizzato sui titoli (Centralised Securities Database, CSDB) del SEBC e stabilisce nuovi requisiti per la produzione di statistiche sulle emissioni di titoli basate sui dati del CSDB.

Nuove statistiche sulle emissioni e sull’ammontare di titoli detenuti sono state rese disponibili con un significativo miglioramento della tempestività

In seguito all’adozione dell’indirizzo, la BCE ha iniziato a pubblicare nuove statistiche relative alle emissioni di titoli scomposte per metodo di valutazione, scadenza e tipo di tasso di interesse per tutti gli Stati membri dell’UE. Si tratta del primo dataset da “micro a macro” del SEBC, in base al quale i microdati del CSDB sono utilizzati per compilare statistiche macroeconomiche ufficiali in linea con gli standard statistici internazionali. I dati sono disponibili con un notevole miglioramento della tempestività. La BCE ha inoltre ampliato in modo significativo la pubblicazione delle statistiche sulla detenzione di titoli con nuove scomposizioni per singolo paese dell’area dell’euro, nonché per settore detentore ed emittente. I nuovi dati forniscono un quadro più immediato e completo dei mercati finanziari, consentendo un migliore monitoraggio delle attività nei mercati primario e secondario.

Sono state pubblicate nuove statistiche sugli overnight index swap nel mercato monetario in euro

La BCE ha iniziato a pubblicare nuove statistiche sugli OIS nel mercato monetario in euro sulla base dei dati delle segnalazioni statistiche sui mercati monetari raccolti presso 47 banche dell’area dell’euro[52]. Le serie di dati includono informazioni sui mercati OIS a pronti e a termine riguardanti l’importo nominale medio totale e giornaliero e il tasso medio ponderato. Le nuove statistiche integrano i dati sulle operazioni di mercato monetario garantite e non garantite, pubblicati periodicamente, rispettivamente da novembre 2017 e gennaio 2019. La pubblicazione delle nuove statistiche contribuisce ad accrescere la trasparenza del mercato monetario e, di conseguenza, a migliorarne il funzionamento.

L’indirizzo della BCE sulle statistiche sull’estero è stato modificato per includere le società veicolo

A maggio 2022 il Consiglio direttivo della BCE ha adottato la modifica dell’indirizzo relativo alle statistiche sull’estero per la raccolta di informazioni statistiche sulle società veicolo[53]. Ciò consentirà una migliore comprensione del loro ruolo nel sistema economico e finanziario dell’area dell’euro. La prima trasmissione di dati relativi alle operazioni transfrontaliere e alle consistenze delle SV residenti ha avuto luogo a marzo 2023 sulla base dei dati relativi al quarto trimestre del 2022, mentre i dati in serie storica dal primo trimestre del 2020 saranno trasmessi entro settembre 2023.

Pubblicazione di statistiche sull’estero dei paesi dell’area dell’euro nei confronti della Russia

A ottobre 2022 la BCE ha iniziato a pubblicare un sottoinsieme di statistiche sull’estero bilaterali dei paesi dell’area dell’euro nei confronti della Russia[54]. Tale ulteriore granularità a cadenza trimestrale fornisce utili dettagli statistici per l’analisi specifica delle operazioni e posizioni transfrontaliere tra i paesi dell’area dell’euro e la Russia.

7.2 Lo sviluppo di indicatori sperimentali a sostegno delle politiche in materia di cambiamenti climatici

Sono stati introdotti nuovi indicatori sui cambiamenti climatici a sostegno della strategia di politica monetaria della BCE

Sulla base dei lavori portati a termine nel 2022, il 24 gennaio 2023 la BCE ha pubblicato per la prima volta tre serie di nuovi indicatori statistici riguardanti finanza sostenibile, emissioni di gas serra e rischio fisico. Questo lavoro è parte integrante del piano d’azione della BCE[55] per includere considerazioni relative ai cambiamenti climatici nella sua strategia di politica monetaria. L’elaborazione di tali indicatori sui cambiamenti climatici è stata estremamente complessa, in quanto ha richiesto, tra l’altro, di riconciliare tra i vari paesi diverse serie di dati a livello microeconomico, di sviluppare adeguati meccanismi di imputazione per i dati mancanti e di controllare la qualità dei dati tenendo conto di aspetti quali la riservatezza, la replicabilità e la rappresentatività. Per questo, seppure con differenze che dipendono dal sottoinsieme di dati in questione, le serie di dati rimangono allo stadio di “lavori in corso” con alcuni motivi di cautela che ne ostacolano l’utilizzo.

Sono stati pubblicati i seguenti tre insiemi di dati[56]:

  1. Indicatori di finanza sostenibile: forniscono una panoramica delle emissioni e delle disponibilità di strumenti di debito con caratteristiche di sostenibilità da parte dei residenti nell’area dell’euro. Questa serie di dati è già piuttosto completa e viene pubblicata con una classificazione di qualità dei dati di livello “sperimentale”.
  2. Indicatori relativi alle emissioni di gas serra delle istituzioni finanziarie: forniscono informazioni sull’intensità di gas serra dei portafogli titoli e prestiti di istituzioni finanziarie quali le banche e contribuiscono, pertanto, a valutare il ruolo del settore nel finanziamento della transizione verso un’economia a zero emissioni nette e i relativi rischi. Tuttavia la serie di dati sottostante dovrà essere migliorata soprattutto in termini di copertura. Di conseguenza, gli indicatori devono essere interpretati con cautela e considerati alla stregua di “lavori in corso”, tenendo a mente la loro natura analitica.
  3. Indicatori dei rischi fisici dei portafogli titoli e prestiti: valutano i rischi derivanti dalle calamità naturali legate ai cambiamenti climatici, come le alluvioni o gli incendi di vaste proporzioni, per l’andamento dei portafogli di prestiti, obbligazioni e azioni. La serie di dati sottostante dovrà essere ulteriormente migliorata, ad esempio per quanto riguarda i dettagli delle informazioni di localizzazione fornite. Pertanto, gli indicatori devono essere interpretati con cautela e considerati alla stregua di “lavori in corso”, tenendo a mente la loro natura analitica.

In linea con il piano d’azione delineato dal Consiglio direttivo della BCE, si sta lavorando al miglioramento di queste tre serie di dati, in parte con il sostegno delle nuove fonti di dati di migliore qualità via via emergenti, nonché degli eventuali sviluppi metodologici futuri sia all’interno del SEBC sia a livello mondiale.

7.3 I progressi in merito al quadro di riferimento integrato per le segnalazioni

Lo sforzo di riduzione degli oneri di segnalazione è entrato in una fase concreta

Nel 2022 ha preso forma l’impegno, che la BCE si è assunta da tempo, di ridurre gli oneri di segnalazione delle banche e migliorare la qualità e la comparabilità dei dati. A dicembre 2021 è stata avviata la fase di progettazione del programma IReF con l’obiettivo di integrare i requisiti statistici dell’Eurosistema per le banche in un unico quadro standardizzato applicabile in tutta l’area dell’euro e che potrebbe essere adottato anche dalle autorità di altri Stati membri dell’UE[57].

Durante la fase di progettazione dell’IReF i lavori si sono incentrati sul quadro di riferimento futuro e sulla valutazione dei costi‑benefici

Durante la fase di progettazione, l’Eurosistema individua gli elementi fondamentali del nuovo quadro di riferimento (sia in termini di contenuto sia di elaborazione dei dati) e delinea un’organizzazione più efficiente per il processo operativo delle statistiche dell’Eurosistema. Nel definire l’IReF, l’Eurosistema si avvale dei contributi delle parti interessate attraverso una valutazione continua dei costi e dei benefici[58]. Nell’ambito della valutazione costi‑benefici in corso, a settembre 2022 sono stati pubblicati tre rapporti. Ciascuno di essi si è concentrato su caratteristiche specifiche del sistema di segnalazione previsto, in particolare su argomenti relativi ai contenuti, sull’integrazione tecnica dei requisiti specifici per paese e sugli aspetti procedurali e attuativi[59]. Inoltre, nel 2022 la BCE ha organizzato due seminari con il settore bancario per discutere lo stato di avanzamento della valutazione costi‑benefici.

L’IReF rappresenta un primo passo in direzione di un’iniziativa più ampia per un sistema integrato di segnalazione dei dati statistici, prudenziali e di risoluzione nell’UE, come richiesto dal settore bancario europeo e sollecitato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. L’Autorità bancaria europea (ABE), la BCE, il Comitato di risoluzione unico (Single Resolution Board, SRB) e la Commissione europea hanno avviato la cooperazione nell’ambito di un gruppo informale di coordinamento per promuovere tale integrazione. Ci si attende che la cooperazione tra le autorità sia formalizzata mediante la creazione di un Comitato congiunto per le segnalazioni bancarie (Joint Bank Reporting Committee, JBRC), cui partecipano il SEBC, l’ABE, il Meccanismo di vigilanza unico (MVU) e le autorità nazionali competenti non rientranti nell’MVU, l’SRB, le autorità nazionali di risoluzione e la Commissione europea, come illustrato nello studio di fattibilità dell’ABE pubblicato a dicembre 2021[60].

Riquadro 4
Nuove statistiche sulle istituzioni finanziarie non bancarie nei conti finanziari trimestrali

Altre istituzioni finanziarie: il secondo settore finanziario dell’area dell’euro per dimensioni

I conti finanziari trimestrali pubblicati dalla BCE forniscono una nuova scomposizione delle altre istituzioni finanziarie (AIF). Dopo le istituzioni finanziarie monetarie (ovvero banche e fondi comuni monetari), gli AIF rappresentano il secondo settore finanziario dell’area dell’euro per dimensioni (cfr. il grafico A). Il loro ruolo crescente è stato riconosciuto nel riesame della strategia di politica monetaria della BCE per il periodo 2020‑2021 e la nuova scomposizione rappresenta un passo importante nell’agevolare l’analisi di tale andamento[61]. Vengono distinti tre sottosettori:

  • Prestatori di fondi e istituzioni finanziarie captive: si tratta principalmente di società di partecipazione e di entità infragruppo, quali canali di finanziamento. Tale sottosettore rappresenta il 17 per cento del settore finanziario dell’area dell’euro e si concentra in pochi paesi dell’area (con oltre l’85 per cento delle società captive in Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi).
  • Altri intermediari finanziari: è costituito, ad esempio, da operatori su valori mobiliari e strumenti derivati e le società veicolo finanziarie preposte a operazioni di cartolarizzazione. Questo comparto rappresenta il 4 per cento del settore finanziario a livello dell’area dell’euro. I dati sugli altri intermediari finanziari sono essenziali per un’analisi esaustiva del processo di intermediazione finanziaria nell’area dell’euro.
  • Ausiliari finanziari: facilitano le transazioni finanziarie senza diventarne controparte legale (o economica). Ne sono un esempio le borse valori, i gestori di fondi pensione e di fondi comuni di investimento e i mediatori assicurativi, che rappresentano l’1 per cento del settore finanziario dell’area dell’euro.

Grafico A

Sottosettori finanziari nell’area dell’euro

(passività in essere alla fine del terzo trimestre 2022 in percentuale delle passività del rispettivo settore finanziario)

Fonte: conti settoriali trimestrali, BCE.

8 Le attività di ricerca della BCE

Nel 2022 l’attività di ricerca della BCE si è focalizzata sulla valutazione degli andamenti dell’inflazione e sull’analisi dei potenziali effetti della normalizzazione della politica monetaria. L’uso delle serie di dati messe a disposizione dall’Household Finance and Consumption Network (HFCN) è stato esteso all’analisi delle eterogeneità delle risorse finanziarie delle famiglie all’interno dell’area dell’euro. Sono stati avviati nuovi progetti sulla base delle preziose informazioni raccolte attraverso l’indagine CES (Consumer Expectations Survey) della BCE. Si è intensificata anche l’attività di ricerca sulle questioni collegate al cambiamento climatico. È proseguita la collaborazione con le banche centrali nazionali all’interno dei nuclei di ricerca del Sistema europeo di banche centrali (SEBC), con seminari annuali organizzati per discutere le questioni più urgenti nei relativi ambiti di specializzazione. Il gruppo di ricerca PRISMA (Price-setting Microdata Analysis Network) ha concluso i propri lavori con una serie di risultati rilevanti dal punto di vista delle politiche (cfr. il riquadro 5).

8.1 Aggiornamento sulle iniziative di ricerca della BCE

L’attività di ricerca si è focalizzata sulla valutazione dell’impatto della normalizzazione della politica monetaria

Nel 2022 uno dei principali ambiti sui quali si è focalizzata la ricerca della BCE ha riguardato l’esame degli effetti della normalizzazione dei tassi di interesse e del bilancio, compresi i canali di trasmissione e i trade‑off coinvolti. Per valutare il potenziale impatto della normalizzazione sulla stabilità finanziaria è stata impiegata un’ampia gamma di modelli interni con collegamenti macrofinanziari. Da gran parte di questa attività di ricerca emerge con coerenza l’importante concetto che la normalizzazione della politica monetaria attenua l’accumularsi di vulnerabilità finanziarie e riduce i rischi estremi per l’inflazione nel medio periodo, al costo di condizioni di finanziamento più restrittive e di maggiori rischi al ribasso per la crescita nel breve periodo.

L’HFCN ha fornito un contributo fondamentale alla ricerca sull’eterogeneità

La Household Finance and Consumption Network (HFCN) ha fornito un contributo fondamentale alla realizzazione dei conti di distribuzione della ricchezza (Distributional Wealth Accounts, DWA) per l’area dell’euro e costituisce un’importante fonte di informazioni per numerosi progetti di ricerca condotti dalla task force della BCE sull’eterogeneità.

Le ricerche basate sui dati dell’HFCN hanno avuto a oggetto la differenza in termini di ricchezza e di attività liquide tra famiglie dell’area dell’euro immigrate e non immigrate, le tensioni finanziarie delle famiglie, le consistenti differenze nelle quote di famiglie proprietarie di abitazioni tra i paesi dell’area dell’euro e l’eterogeneità degli effetti della pandemia sulle risorse finanziarie delle famiglie.

Sono stati avviati nuovi progetti sulla base dei dati forniti dall’indagine CES

L’indagine CES della BCE ha acquisito una sempre maggiore visibilità nel corso del 2022. Ciò è riscontrabile nello sviluppo, all’interno dell’indagine, di nuovi moduli sul credito al consumo, sull’edilizia residenziale, sui mercati del lavoro e su altri argomenti correlati alle funzioni di banca centrale, nonché nella maggiore ampiezza di risultati della ricerca e nei nuovi progetti che traggono spunto dal vasto novero di argomenti trattati nell’indagine. I lavori basati sull’indagine CES hanno avuto un ruolo prominente nell’analisi economica, monetaria e finanziaria della BCE, come anche nonché nelle sue pubblicazioni ufficiali. Come evidenziato nella pagina web dedicata all’indagine CES, di recente creazione, le pubblicazioni contenenti i dati ricavati dalle indagini hanno consentito di approfondire una serie di tematiche, tra cui le aspettative di inflazione, la comunicazione delle banche centrali, i consumi e il credito al consumo, la trasmissione della politica monetaria alle famiglie, lo shock energetico e il sostegno di bilancio alle famiglie. Inoltre, i risultati aggregati delle indagini mensili vengono ora pubblicati regolarmente sulla pagina web dedicata all’indagine. Una sintesi delle aspettative dei consumatori riguardo all’inflazione, al mercato dell’edilizia residenziale, all’accesso al credito, al reddito, ai consumi, al mercato del lavoro e alla crescita economica viene fornita in un comunicato stampa mensile, pubblicato per la prima volta ad agosto 2022.

Dalle approfondite ricerche condotte sui temi correlati al cambiamento climatico sono emerse conclusioni rilevanti ai fini delle politiche economiche

Le attività di ricerca sul cambiamento climatico si sono intensificate nel corso del 2022. I ricercatori si sono concentrati sui diversi aspetti dell’interazione tra stabilità finanziaria, mercati finanziari, politiche dei governi e transizione ecologica. La BCE ha pubblicato una serie di studi sulle varie sfaccettature di questo tema, traendo le seguenti conclusioni rilevanti ai fini delle politiche economiche: a) il credito bancario reagisce alle politiche in materia di clima con una visibile redistribuzione a livello transfrontaliero del credito relativo ai carburanti fossili, in funzione delle imposte sulle emissioni di carbonio[62] e con un significativo calo dei prestiti alle aziende a elevata emissione di gas serra in seguito all’Accordo di Parigi[63]; b) le economie che fanno maggiore affidamento sul capitale di rischio procedono alla decarbonizzazione più rapidamente rispetto alle economie che si finanziano in misura maggiore mediante ricorso al debito[64]; c) la scarsità di risorse naturali è un incentivo a introdurre cambiamenti tecnici finalizzati al risparmio energetico[65] e d) è significativamente più costoso per la società fissare le imposte sulle emissioni di carbonio a un livello inferiore a quello ottimale piuttosto che a un livello a esso superiore[66].

Un altro filone di ricerca ha indagato i collegamenti tra il rischio correlato al clima e la stabilità finanziaria, considerando tre dimensioni principali: 1) i dati e la misurazione dei rischi correlati al clima per il sistema finanziario; 2) la valutazione delle prove di stress sui rischi correlati al clima; 3) le implicazioni per le politiche macroprudenziali derivanti da questo tipo di rischi. I risultati sono stati pubblicati in un rapporto congiunto tra BCE e CERS a luglio 2022.

8.2 Aggiornamento sull’attività dei nuclei di ricerca del SEBC

È proseguita la collaborazione all’interno dei nuclei di ricerca ed è stato avviato quello sul cambiamento climatico

I network di ricerca ordinari hanno continuato a coordinare le proprie attività all’interno del SEBC e a intrattenere rapporti con il mondo accademico. In particolare, i nuclei di ricerca del SEBC denominati “Monetary economics” (Nucleo 1), “International macroeconomics, fiscal policy, labour economics, competitiveness, and EMU governance” (Nucleo 2), “Financial stability, macroprudential regulation and microprudential supervision” (Nucleo 3) e “Climate change” (Nucleo 4) hanno organizzato seminari sulle questioni prioritarie nei relativi ambiti di competenza.

Il seminario annuale per il Nucleo 1 si è svolto a Parigi, il 10 e l’11 ottobre 2022. Organizzato dalla Banque de France, è stato incentrato sui temi dell’inflazione, dei tassi di interesse e delle interazioni tra politica monetaria e di bilancio. Il Nucleo 2 ha organizzato il proprio seminario annuale presso la Bank of Greece, il 29 e il 30 settembre 2022. Si è focalizzato sulle implicazioni delle sanzioni economiche, in particolare sugli effetti in termini di scambi commerciali, occupazione e produzione. I membri hanno anche discusso le interazioni tra politica monetaria e di bilancio, nonché l’architettura delle istituzioni dell’UE alla luce della minaccia di una disgregazione. Il seminario annuale per il Nucleo 3, ospitato dal Banco de Portugal, si è tenuto a Lisbona il 20 e il 21 ottobre 2022. Ha trattato argomenti che hanno spaziato dalla regolamentazione e dalla vigilanza bancaria ai mercati degli immobili residenziali, fino alle valute digitali di banca centrale. Il 5 e il 6 settembre 2022 il Nucleo 4 ha tenuto il suo primo seminario annuale in modalità virtuale, ospitato dalla Deutsche Bundesbank. Il seminario ha riguardato la ricerca teorica ed empirica sugli effetti macroeconomici del cambiamento climatico e delle politiche sul clima, nonché le implicazioni per i diversi mercati finanziari.

Riquadro 5
I microdati sotto i riflettori: risultati del gruppo di ricerca PRISMA (Price-setting Microdata Analysis Network)

Il gruppo di ricerca PRISMA (Price-setting Microdata Analysis Network) è stato creato nel 2018 dal Sistema europeo di banche centrali (SEBC) per approfondire la conoscenza delle politiche di fissazione dei prezzi e delle dinamiche inflazionistiche nell’Unione europea, al fine di migliorare la comprensione di questo elemento centrale nella trasmissione della politica monetaria. I lavori sono stati conclusi ufficialmente a marzo 2022.

Nell’ambito del gruppo PRISMA, gli esperti della BCE e delle banche centrali nazionali hanno prodotto numerosi lavori di ricerca e note di policy sulla determinazione dei prezzi e sull’andamento dell’inflazione, sul commercio elettronico, sui prezzi online e sull’eterogeneità nei livelli di inflazione tra famiglie. L’attività di ricerca si è concentrata sul periodo 2010−2019 e ha prodotto i seguenti risultati, rilevanti per la politica monetaria.

La frequenza delle variazioni di prezzo nell’area dell’euro nel periodo 2010‑2019 è stata bassa, ma eterogenea tra i principali settori e ciò implica una lenta trasmissione degli shock nominali. In media, ogni mese è variato l’8,5 per cento dei prezzi al consumo (esclusi i periodi dei saldi), una frequenza prossima a quella del 10 per cento registrata negli Stati Uniti. Pertanto, il prezzo al dettaglio tipico al di fuori dei periodi dei saldi è variato soltanto ogni 12 mesi, implicando una lenta trasmissione degli impulsi nominali. L’adeguamento dei prezzi al di fuori dei periodi dei saldi è stato più ridotto per i servizi (del 6 per cento su un periodo di 17 mesi) e più alto per i beni alimentari trasformati (del 10 per cento su un periodo di 10 mesi).

Le variazioni di prezzo sono eterogenee, con aumenti e riduzioni sia contenuti sia consistenti, e sono riconducibili principalmente a shock specifici a livello di singola impresa. Le variazioni di prezzo tipiche (diverse da zero; le “ridefinizioni” dei prezzi) sono state piuttosto ampie, anche escludendo i periodi dei saldi. Nel periodo dal 2010 al 2019 l’aumento e la riduzione mediani si sono collocati, rispettivamente, al 9 e al 12 per cento. Tuttavia gli aumenti e le riduzioni dei prezzi sono stati molto eterogenei: il 14 per cento è stato inferiore al ±2 per cento in termini assoluti, mentre il 20 per cento circa è stato maggiore del ±14 per cento. Gli shock dal lato della domanda e dei costi a livello di singola impresa sono stati pertanto più rilevanti degli shock aggregati nel determinare quando e in quale misura le imprese hanno ridefinito i prezzi. I dati confermano che le variazioni dei prezzi alla produzione sono più frequenti e meno ampie di quelle dei prezzi al consumo, in linea con i precedenti riscontri per l’area dell’euro.

I prezzi online della maggior parte dei beni variano più di frequente di quelli nei punti vendita fisici, mentre le rispettive entità di riduzioni e aumenti non presentano differenze significative, coerentemente con le minori frizioni legate alla determinazione dei prezzi online. Sia in Polonia sia in Germania, dove è stato possibile effettuare questo confronto, il tasso di ridefinizione dei prezzi dei beni non energetici, eccetto gli alimentari trasformati, è stato più elevato per i prezzi online rispetto ai prezzi applicati nei punti vendita fisici (collocandosi, rispettivamente, al 16,7 e all’11,1 per cento). Tuttavia, in termini assoluti, gli aumenti e le riduzioni dei prezzi online sono stati di minore entità in Germania, mentre in Polonia si è osservata la tendenza opposta. Nel complesso, questi riscontri sono coerenti con le minori frizioni legate alla determinazione dei prezzi online, almeno per quanto riguarda i beni. Essi hanno confermato le precedenti evidenze a sostegno dell’ipotesi secondo cui, con l’espansione delle quote di mercato del commercio online in un numero sempre crescente di settori, la flessibilità dei prezzi in termini aggregati potrebbe aumentare.

La determinazione dei prezzi dipende in misura moderata dal ciclo economico e ciò implica che, nel contesto attuale, i prezzi possano variare con maggiore frequenza e ampiezza rispetto a quanto suggerito dalle regolarità storiche. I prezzi che si collocano lontano dai valori “obiettivo” sono lievemente più soggetti ad adeguamenti. Tale evidenza diretta di un moderato grado di dipendenza dallo stato dell’economia può comunque incidere sul meccanismo di trasmissione monetaria, in particolare inducendo non linearità in risposta a variazioni dell’inflazione tendenziale o ad ampi shock dal lato dei costi. Nell’attuale contesto di volatilità, i prezzi possono variare con maggiore frequenza e ampiezza rispetto a quanto suggerito dalle regolarità storiche.

Le variazioni dell’inflazione nel periodo 2005‑2019 sono state dovute al cambiamento dell’ampiezza media delle variazioni di prezzo, dato che il tasso di ridefinizione dei prezzi ha evidenziato modifiche molto contenute. Nonostante la possibile influenza di diversi fattori strutturali, il tasso di ridefinizione dei prezzi ha mostrato scarsi segnali di una tendenza al ribasso o al rialzo durante il periodo di bassa inflazione preso in esame. Inoltre, la sua limitata variazione ciclica non ha contribuito in misura rilevante alle oscillazioni dell’inflazione in termini aggregati, che invece hanno riflesso principalmente i cambiamenti nell’ampiezza media delle variazioni di prezzo. Nello specifico, le turbolenze aggregate hanno inciso sull’inflazione modificando la quota relativa di imprese che hanno aumentato o ridotto i prezzi, piuttosto che l’ampiezza di tali aumenti e riduzioni o il tasso di ridefinizione dei prezzi stessi. Questo andamento “lineare” dell’inflazione aggregata potrebbe tuttavia subire variazioni nel caso in cui gli shock aggregati siano più ampi rispetto all’esperienza storica, a causa delle non linearità delle decisioni a livello di impresa.

Secondo i modelli calibrati per riflettere le evidenze dei microdati sui prezzi, le variazioni dell’inflazione tendenziale al di sopra del 5‑6 per cento farebbero incrementare in misura sostanziale l’inclinazione della curva di Phillips. Le simulazioni dei modelli che presentano non linearità nel processo di definizione dei prezzi coerenti con le evidenze fornite dai microdati suggeriscono che gli aumenti dell’inflazione tendenziale (e quindi delle aspettative di inflazione delle imprese nel lungo periodo) superiori al 5‑6 per cento incrementerebbero in misura considerevole il tasso di ridefinizione dei prezzi e l’inclinazione delle curve di Phillips basate su modelli. Le evidenze relative agli Stati Uniti confermano che durante il periodo della “Grande inflazione”, dal 1978 al 1982, il tasso di ridefinizione dei prezzi si collocava su un livello superiore al 15 per cento (rispetto al 10 per cento del periodo di bassa inflazione preso in esame).

Analogamente, i modelli calibrati mostrano che forti shock dal lato dei costi possono avere effetti non lineari sulla dinamica dell’inflazione. Le non linearità nel processo di determinazione dei prezzi implicano che, nelle simulazioni basate su modelli, a shock nominali più ampi corrispondano più ampi effetti sul tasso di ridefinizione dei prezzi. Questi shock devono avere ampiezza superiore al 15 per cento affinché le non linearità imprimano una significativa accelerazione alla dinamica dell’inflazione nel periodo successivo allo shock. Dato il contesto relativamente stabile fino al 2019, il periodo per il quale sono disponibili microdati, vi sono scarse evidenze dirette in merito ai valori empirici delle soglie di shock. Nondimeno, nell’ambito del gruppo PRISMA, in alcuni paesi i microdati sono stati analizzati a partire dal 2019 per verificare la presenza di non linearità nel contesto di volatilità generato dalla pandemia e sono stati riscontrati casi di forti variazioni del tasso di ridefinizione dei prezzi.

9 Attività e obblighi giuridici

Nel 2022 la Corte di giustizia dell’Unione europea (“Corte di giustizia”) ha interpretato per la prima volta il concetto di “altra forma di facilitazione creditizia” nel contesto del divieto di finanziamento monetario e ha riconosciuto l’indipendenza finanziaria delle banche centrali nazionali (causa C‑45/21). La Corte di giustizia ha inoltre posto fine a quasi dieci anni di controversie relative alle misure di risoluzione del 2013 applicate a Cipro (cause T‑200/18 e T‑379/16) e ha ulteriormente chiarito importanti aspetti dei poteri di vigilanza della BCE (causa T‑275/19). La BCE ha formulato 14 pareri su proposte legislative dell’UE e 32 pareri su progetti di legge nazionali rientranti nella sua sfera di competenza. Sono stati registrati cinque casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi nazionali. L’esercizio di monitoraggio svolto dalla BCE per il 2022 sul rispetto, da parte delle banche centrali, del divieto di finanziamento monetario e di accesso privilegiato ha confermato che gli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati.

9.1 Giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea riguardante la BCE

Per la prima volta la Corte di giustizia ha interpretato il concetto di “altra forma di facilitazione creditizia” nel contesto del divieto di finanziamento monetario

A settembre 2022 la Corte di giustizia dell’Unione europea, riunita in grande sezione, si è pronunciata per la prima volta sull’interpretazione della locuzione “altra forma di facilitazione creditizia” utilizzata nell’articolo 123, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e definita all’articolo 1, paragrafo 1, lettera b), punto ii), del Regolamento n. 3603/93 del Consiglio come “qualsiasi finanziamento di obbligazioni del settore pubblico nei confronti di terzi” (causa C-45/21). Secondo la Corte di giustizia il divieto di finanziamento monetario nell’accezione di qualsiasi forma di finanziamento di un’obbligazione del settore pubblico nei confronti di terzi non implica soltanto che le banche centrali nazionali (BCN) non debbano assumersi obbligazioni preesistenti di altre autorità o organismi pubblici nei confronti di terzi; impone anche che il finanziamento effettivo di obbligazioni nei confronti di terzi da parte delle BCN non derivi direttamente dalle misure adottate o delle scelte di politica economica compiute da altre autorità o organismi pubblici. Nella stessa pronuncia pregiudiziale, la Corte di giustizia ha espressamente riconosciuto, sempre per la prima volta, l’indipendenza finanziaria delle BCN e ne ha interpretato le implicazioni nel contesto dei compiti svolti da queste a livello nazionale al di fuori del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Secondo la Corte di giustizia, la capacità delle BCN di svolgere in maniera indipendente un compito che rientra nell’ambito di competenza del SEBC sarebbe compromessa se i compiti nazionali estranei a tale ambito impedissero alle BCN di accumulare risorse finanziarie adeguate sotto forma di riserve o margini per la compensazione delle perdite, in particolare di quelle derivanti dalle operazioni di politica monetaria.

Il Tribunale dell’UE ha posto fine a quasi dieci anni di controversie relative alle misure di risoluzione del 2013 destinate a Cipro, respingendo gli ultimi ricorsi pendenti per danni nei confronti della BCE

Rispettivamente a luglio e a novembre del 2022 il Tribunale dell’UE ha respinto gli ultimi ricorsi per risarcimento danni pendenti presentati, tra gli altri, contro la BCE da alcuni azionisti di due banche cipriote soggette alle misure di risoluzione del 2013 (cause T-200/18 e T-379/16). Le ordinanze fanno seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea del 2020 relativa alle cause riunite Chrysostomides e Bourdouvali[67] che avevano oggetto analogo. Secondo i ricorrenti tali misure di risoluzione erano state imposte della BCE e delle altre istituzioni convenute[68] attraverso, tra l’altro, la loro partecipazione alle riunioni dell’Eurogruppo, il loro ruolo nella negoziazione e nell’adozione del protocollo di intesa con Cipro e nelle decisioni del Consiglio direttivo della BCE sull’erogazione di liquidità di emergenza. Il Tribunale dell’UE ha accertato che la BCE e gli altri convenuti non hanno violato né il diritto di proprietà, né il principio di tutela del legittimo affidamento, né il principio di proporzionalità o il principio di parità di trattamento. Le ordinanze emesse dal Tribunale dell’UE hanno posto fine a quasi dieci anni di controversie relative alle misure di risoluzione del 2013 applicate a Cipro e nelle quali la BCE è risultata sempre vincitrice dimostrando di aver agito nel rispetto delle previsioni normative.

Il Tribunale dell’UE ha ulteriormente precisato i poteri di indagine e di vigilanza della BCE

A dicembre 2022 il Tribunale dell’UE ha emesso quattro sentenze, respingendo tutti i ricorsi presentati da AS PNB Banka contro alcune decisioni di vigilanza della BCE e specificando ulteriormente i poteri di vigilanza di quest’ultima. Da gennaio 2019 a febbraio 2020 la BCE ha adottato un insieme di decisioni di vigilanza riguardanti AS PNB Banka. Esaminando tali decisioni, il Tribunale dell’UE ha confermato che la BCE è competente a esercitare, con riferimento a un ente creditizio meno significativo, tutti i poteri di indagine elencati agli articoli dal 10 al 13 del regolamento sull’MVU, comprese le ispezioni in loco, e ha chiarito che la normativa applicabile non richiede che l’ente sottoposto ad accertamento ispettivo sia ascoltato prima che venga adottata la decisione di condurre un ispezione in loco (causa T-275/19). Il Tribunale dell’UE ha inoltre confermato che la BCE gode di un’ampia discrezionalità nel ricorso alla facoltà che le consente di assumere la vigilanza diretta di un ente meno significativo ove necessario ad assicurare l’applicazione uniforme di elevati standard di vigilanza (causa T‑301/19). Il Tribunale dell’UE ha poi stabilito che la BCE può opporsi a una proposta di acquisizione di una partecipazione qualificata se sussistono ragioni sulla base di uno o più criteri enunciati all’articolo 23, paragrafo 1, della Direttiva 2013/36, senza l’obbligo di esaminare i restanti criteri (causa T‑330/19). Infine, quanto alla decisione di revoca, il Tribunale dell’UE ha chiarito alcuni aspetti concernenti la relazione tra la proposta di un’autorità nazionale competente (ANC) e la decisione finale di revoca formulata dalla BCE. Ad esempio, ha stabilito che, in quanto non vincolata dalla proposta dell’ANC, la BCE deve svolgere una propria valutazione, tenendo conto degli elementi elencati all’articolo 83, paragrafo 2, del regolamento quadro sull’MVU. Di conseguenza, la BCE può, ove opportuno, aggiungere nella decisione finale ragioni a supporto della revoca che non erano incluse nella proposta dell’ANC (causa T‑230/20).

9.2 Pareri della BCE e casi di inottemperanza

L’articolo 127, paragrafo 4, e l’articolo 282, paragrafo 5, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea dispongono che la BCE sia consultata in merito a qualsiasi proposta legislativa dell’UE o progetto di legge nazionale che rientri nelle sue competenze. Tutti i pareri della BCE sono disponibili sul sito EUR‑Lex. Quelli relativi a proposte legislative dell’UE sono pubblicati anche sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Nel 2022 la BCE ha formulato 14 pareri su atti giuridici dell’Unione e 32 pareri su progetti di legge nazionali che rientravano nella sua sfera di competenza.

Sono stati registrati cinque casi chiari e rilevanti di inottemperanza all’obbligo di consultazione

Sono stati registrati cinque casi di inottemperanza all’obbligo di consultazione della BCE su progetti legislativi nazionali e atti giuridici dell’Unione. Il primo caso ha riguardato una legge finlandese su un sistema di pagamento interbancario di emergenza. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del suo potenziale impatto sul compito del SEBC di promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e sui compiti della Suomen Pankki. Il secondo caso ha riguardato una legge italiana in materia di misure che proibiscono il finanziamento di imprese produttrici di mine antiuomo e di munizioni e submunizioni a grappolo; tale legge richiedeva alle autorità competenti, inclusa la Banca d’Italia, di assicurare che gli enti creditizi rispettassero il divieto di finanziare tali società. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del suo potenziale impatto sulla Banca d’Italia data la natura atipica del compito per una banca centrale nazionale. Il terzo caso ha riguardato una legge irlandese per lo sviluppo territoriale (Land Development Agency Act), che prevede l’obbligo di acquisto di terreni di proprietà di alcuni enti pubblici, compresa la Banc Ceannais na hÉireann/Central Bank of Ireland. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del suo potenziale impatto sulla Banc Ceannais na hÉireann/Central Bank of Ireland, in particolare sulla sua indipendenza finanziaria. Il quarto caso ha riguardato una legge lituana sulla cartolarizzazione e sulle obbligazioni bancarie garantite recante modifiche alla legge sulla Lietuvos bankas che designava quest’ultima come autorità competente responsabile della vigilanza pubblica sulle cartolarizzazioni e sulle obbligazioni bancarie garantite, conferendole i relativi poteri di vigilanza, indagine e sanzione. Il caso è stato ritenuto chiaro e rilevante in considerazione del suo impatto sui compiti della Lietuvos bankas. Il quinto caso ha riguardato la direttiva europea relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione. Questo è stato ritenuto un caso chiaro e rilevante di mancata consultazione della BCE a causa del suo potenziale impatto sui compiti del SEBC, in particolare sulla promozione del regolare funzionamento dei sistemi di pagamento, sul contributo all’ordinata conduzione delle politiche perseguite dalle autorità competenti in relazione alla stabilità del sistema dei mercati finanziari e sui compiti della BCE in materia di vigilanza prudenziale sugli enti creditizi.

La BCE ha formulato 14 pareri su proposte legislative dell’UE

La BCE ha formulato 14 pareri su proposte legislative dell’UE, riguardanti argomenti quali l’introduzione dell’euro in Croazia e il tasso di conversione in euro della kuna croata; l’introduzione di un meccanismo di correzione dei prezzi del gas; i depositari centrali di titoli; i requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento a fronte dei rischi di credito e in materia di risoluzione (CRR III); i poteri di vigilanza, le sanzioni, le succursali di paesi terzi e i rischi ambientali, sociali e di governance (CRD VI); la prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo (AMLD 6) e l’istituzione di un’Autorità per il contrasto al riciclaggio del denaro e al finanziamento del terrorismo; la garanzia di un livello comune elevato di cibersicurezza nell’Unione (NIS 2); i mercati degli strumenti finanziari (MiFIR/MiFID II); i gestori dei fondi di investimento alternativi; le norme armonizzate sull’accesso equo ai dati e sul loro utilizzo (Data Act); l’istituzione e il funzionamento di un punto di accesso unico europeo (European Single Access Point) che offra un accesso centralizzato alle informazioni pubbliche riguardanti i servizi finanziari, i mercati dei capitali e la sostenibilità; il sistema dei conti nazionali e regionali nell’Unione europea.

La BCE ha formulato 32 pareri su progetti di legge nazionali

Per quanto riguarda la legislazione nazionale, che spesso attiene a più di un argomento, la BCE ha formulato otto pareri su questioni valutarie e mezzi di pagamento; 25 pareri concernenti le BCN; due pareri sui sistemi di pagamento e/o di regolamento delle transazioni in titoli; quattro pareri riguardanti questioni statistiche; cinque pareri in materia di stabilità del sistema finanziario; due pareri sugli strumenti e sulle operazioni di politica monetaria e sette pareri inerenti alla vigilanza prudenziale degli enti creditizi.

9.3 Conformità al divieto di finanziamento monetario e accesso privilegiato

Ai sensi dell’articolo 271, lettera d), del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, alla BCE è affidato il compito di verificare il rispetto, da parte delle BCN dell’UE, dei divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato e dai Regolamenti (CE) n. 3603/93 e n. 3604/93 del Consiglio. L’articolo 123 proibisce alla BCE e alle BCN di concedere scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE, nonché di acquistare sul mercato primario strumenti di debito emessi da questi. L’articolo 124 vieta qualsiasi misura, non basata su considerazioni prudenziali, che offra a governi e a istituzioni, organi od organismi dell’UE un accesso privilegiato alle istituzioni finanziarie. Parallelamente al Consiglio direttivo della BCE, la Commissione europea verifica l’osservanza delle disposizioni sopra menzionate da parte degli Stati membri.

La BCE verifica anche gli acquisti effettuati dalle banche centrali dell’UE sul mercato secondario degli strumenti di debito emessi dal settore pubblico nazionale, dai settori pubblici di altri Stati membri nonché da istituzioni e organi dell’UE. Ai sensi dei considerando del Regolamento (CE) n. 3603/93 del Consiglio, l’acquisizione di strumenti di debito del settore pubblico sul mercato secondario non deve servire ad aggirare il divieto sancito dall’articolo 123 del Trattato. Tali acquisti non devono diventare una forma di finanziamento monetario indiretto del settore pubblico.

I divieti sanciti dagli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati

L’esercizio di monitoraggio svolto dalla BCE per il 2022 ha confermato che gli articoli 123 e 124 del Trattato sono stati in generale rispettati.

La BCE continuerà a monitorare la partecipazione della Magyar Nemzeti Bank alla Borsa valori di Budapest, in quanto l’acquisto della quota di maggioranza di quest’ultima da parte della Magyar Nemzeti Bank nel 2015 è ancora suscettibile di dare luogo a dubbi sotto il profilo del finanziamento monetario.

La riduzione da parte della Banc Ceannais na hÉireann/Central Bank of Ireland delle attività collegate alla Irish Bank Resolution Corporation nel corso del 2022, tramite la vendita di obbligazioni a tasso variabile a lungo termine, è un passo in avanti verso la necessaria cessione totale di tali attività e rende più probabile l’estinzione integrale del portafoglio speciale nel 2023. Proseguire le vendite a un ritmo adeguato attenuerebbe ulteriormente i seri timori di violazione del divieto di finanziamento monetario che persistono.

Il finanziamento da parte delle BCN di impegni assunti dal settore pubblico nei confronti dell’Fondo monetario internazionale (FMI) non è considerato finanziamento monetario, a condizione che esso si sostanzi in crediti esteri che hanno tutte le caratteristiche di un’attività di riserva. Tuttavia, i contributi finanziari erogati nel 2022 e negli anni precedenti da alcune BCN tramite l’FMI per ridurre il debito dei paesi poveri fortemente indebitati non hanno dato luogo a crediti esteri. Tale forma di contributo finanziario alle iniziative dell’FMI da parte delle BCN non è pertanto compatibile con il divieto di finanziamento monetario e rende necessarie misure correttive ove non risultino ancora pienamente attuate (Nationale Bank van België/Banque Nationale de Belgique, Banque de France, Banca d’Italia, Lietuvos bankas and Sveriges Riksbank).

10 La BCE nel contesto internazionale e dell’UE

Nel 2022 la BCE ha proseguito la stretta interazione con i partner europei e internazionali. Il rapporto che la BCE intrattiene con il Parlamento europeo è un elemento essenziale del suo regime di responsabilità. Nel corso dell’anno la BCE ha effettuato audizioni periodiche e scambi di corrispondenza con la Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento europeo (ECON). Ha tenuto ulteriori riunioni con la commissione ECON nel quadro dei lavori in corso per un euro digitale. A livello internazionale, la BCE ha partecipato in modo costruttivo allo stimolante dialogo con i ministeri delle finanze e le banche centrali del G20. Ha inoltre contribuito alle discussioni su tematiche rilevanti per le banche centrali presso il Fondo monetario internazionale (FMI), incentrate sulle risposte di politica economica volte ad attenuare le ripercussioni della guerra russa in Ucraina sui membri dell’FMI. La BCE ha interagito strettamente con l’FMI anche sugli aspetti operativi del Fondo per la resilienza e la sostenibilità (Resilience and Sustainability Trust) per agevolare il trasferimento volontario dei diritti speciali di prelievo (DSP) a seguito della loro storica allocazione generale nel 2021, in linea con l’assetto di governance dell’Unione economica e monetaria. La BCE, spesso insieme ai propri partner del Sistema europeo di banche centrali, ha inoltre proseguito il suo impegno in altri consessi internazionali oltre il G20 e l’FMI, anche attraverso la cooperazione tra banche centrali e Ucraina, nonché altri potenziali Stati membri dell’UE e paesi in via di sviluppo ed emergenti.

10.1 La responsabilità della BCE per il proprio operato

La BCE ha adempiuto gli obblighi di responsabilità per il proprio operato

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) sancisce l’indipendenza della BCE: essa, pertanto, non è soggetta alle istruzioni delle istituzioni dell’Unione, né di alcun governo nazionale o altro organo politico. Ciò garantisce che la BCE possa assumere le proprie decisioni sulla base dell’obiettivo, da essa perseguito, di mantenere la stabilità dei prezzi senza subire l’influenza di soggetti politici. La necessaria contropartita dell’indipendenza è rappresentata dall’obbligo di rendere conto del proprio operato. La BCE è tenuta a dar conto del proprio operato al Parlamento europeo, in quanto istituzione che riunisce i rappresentanti eletti dei cittadini dell’UE. L’adempimento efficace degli obblighi di responsabilità dinanzi al Parlamento europeo è parte essenziale del suo operato. Il dialogo bilaterale tra il Parlamento europeo e la BCE consente a quest’ultima di spiegare le proprie azioni e politiche ai rappresentanti dei cittadini dell’UE e di ascoltarne le preoccupazioni. Tale dialogo si è evoluto nel tempo, spingendosi oltre gli obblighi sanciti dall’articolo 284, paragrafo 3, del TFUE. Inoltre, a rafforzare ulteriormente il principio della responsabilità per il proprio operato, le azioni della BCE sono sottoposte al controllo giurisdizionale della Corte di giustizia dell’Unione europea.

È proseguita l’ampia interazione con il Parlamento europeo

Nel 2022 la Presidente della BCE ha partecipato a quattro audizioni periodiche della commissione ECON e, a febbraio, al dibattito in seduta plenaria sul Rapporto annuale della BCE sul 2020. Nel corso delle audizioni periodiche la Presidente della BCE ha risposto a oltre 120 interrogazioni presentate dai membri del Parlamento europeo su un’ampia varietà di argomenti. La maggior parte delle interrogazioni ha riguardato la politica monetaria della BCE e le prospettive economiche (75 per cento), ma gli eurodeputati hanno anche sollevato questioni connesse alla governance economica (9 per cento), al cambiamento climatico (6 per cento) e alla legislazione finanziaria (4 per cento). Ad aprile 2022, inoltre, il Vicepresidente ha presentato il Rapporto annuale della BCE sul 2021 alla commissione ECON. Nella medesima occasione la BCE ha pubblicato il proprio riscontro sul contributo fornito dal Parlamento europeo nel quadro della sua risoluzione sul Rapporto annuale 2020 della BCE. A maggio 2022, inoltre, una delegazione dei membri della commissione ECON ha partecipato alla visita annuale presso la BCE, che si è svolta in presenza dopo due anni di visite virtuali durante la pandemia. Oltre a queste interazioni dirette, la BCE ha altresì risposto a 32 interrogazioni scritte presentate dai membri del Parlamento europeo nel corso dell’anno.

Inoltre, la BCE ha interagito strettamente con la commissione ECON nel quadro dei lavori per un euro digitale[69]. Nel 2022 il membro del Comitato esecutivo Fabio Panetta ha partecipato a tre audizioni della commissione ECON per discutere i progressi compiuti durante la fase istruttoria del progetto su un euro digitale, compresi i temi della privacy, della stabilità finanziaria e del ruolo del settore privato nell’ecosistema di un euro digitale. La BCE ha inoltre organizzato seminari tecnici tra esperti con il Parlamento europeo e ha partecipato a eventi organizzati dagli europarlamentari per discutere di un euro digitale.

Secondo l’indagine di Eurobarometro condotta a gennaio e febbraio 2023, il 79 per cento degli intervistati appartenenti all’area dell’euro sostiene la moneta unica. Sebbene questi risultati siano incoraggianti, la stessa indagine ha anche mostrato che una quota relativamente inferiore, pari al 44 per cento, tende ad avere fiducia nella BCE. È fondamentale che la BCE incrementi la fiducia dei cittadini sia per ancorare le aspettative di inflazione sia per proteggere l’istituzione da pressioni politiche in grado di comprometterne l’indipendenza. La BCE, pertanto, darà continuità alle azioni volte a promuovere la fiducia tra il pubblico impegnandosi in un dialogo costruttivo con il Parlamento europeo e i cittadini dell’area dell’euro, al fine di rendere chiare le proprie decisioni e ascoltare le loro preoccupazioni.

10.2 Le relazioni internazionali

G20

Il G20 ha dovuto rispondere all’impatto della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina, oltre che alle sfide strutturali

Gli andamenti economici mondiali durante la presidenza indonesiana del G20 nel 2022 sono stati dominati dal forte impatto economico e umanitario della guerra russa in Ucraina, che ha esacerbato le fragilità internazionali e rallentato l’incipiente ripresa globale. I ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali dei paesi del G20 hanno dovuto rispondere agli effetti diretti e indiretti della guerra, quali le carenze di beni alimentari ed energetici, l’aumento dell’inflazione a livello mondiale e i crescenti problemi del debito, in particolare nei paesi vulnerabili. Inoltre, le sfide strutturali a lungo termine, quali l’attenuazione dei cambiamenti climatici, il miglioramento della preparazione alle pandemie e la prevenzione di protezionismo e frammentazione a livello mondiale, hanno continuato a rappresentare una priorità.

La BCE ha inoltre continuato a sostenere le iniziative del G20 nell’ambito del rafforzamento della stabilità e della capacità di tenuta del sistema finanziario, incluse la riduzione delle vulnerabilità strutturali derivanti dall’intermediazione finanziaria non bancaria e la realizzazione di progressi verso l’attuazione di un quadro regolamentare a livello internazionale e giurisdizionale volto a contenere i rischi derivanti dagli ecosistemi delle cripto‑attività. La BCE ha altresì sostenuto il G20 nell’elaborazione di un quadro atto ad assicurare una transizione climatica equa ed economicamente percorribile e ad accelerare il flusso degli investimenti sostenibili. Riguardo ai paesi vulnerabili, la BCE ha continuato a sostenere un’attuazione prevedibile, tempestiva e coordinata del quadro comune per il trattamento del debito (Common Framework for Debt Treatment), nonché misure volte ad accrescere la trasparenza del debito stesso.

Le questioni strategiche legate all’FMI e all’architettura finanziaria internazionale

L’FMI ha introdotto misure a sostegno dell’Ucraina e di altri paesi membri impegnati ad affrontare l’impatto della guerra mossa dalla Russia

L’FMI ha svolto un ruolo di primo piano nel sostenere l’Ucraina e gli altri paesi membri interessati dalle ripercussioni dirette e indirette della guerra russa in Ucraina, come la crisi energetica e quella alimentare. Ha attuato diverse misure, tra cui la creazione di una nuova finestra di finanziamento per gli shock alimentari nel quadro dei suoi strumenti di finanziamento d’emergenza e un nuovo monitoraggio del programma con il coinvolgimento del Consiglio di amministrazione, di cui hanno beneficiato l’Ucraina e svariati altri paesi. È stato istituito un conto amministrato con l’obiettivo di fornire ai paesi donatori un canale sicuro per l’erogazione di sostegno finanziario (prestiti o sovvenzioni) all’Ucraina mediante l’infrastruttura di pagamento dell’FMI. Inoltre, l’FMI ha operato in stretta collaborazione con le autorità ucraine per fornire assistenza tecnica nell’adozione in Ucraina delle misure di politica economica.

Sono proseguite le attività volte ad attenuare l’impatto delle sfide mondiali, quali la pandemia e la guerra russa in Ucraina

Per quanto riguarda gli strumenti di prestito dell’FMI, è stato approvato il nuovo Fondo per la resilienza e la sostenibilità (Resilience and Sustainability Trust, RST), proposto per la prima volta in seguito all’allocazione generale di diritti speciali di prelievo (DSP) nel 2021 e divenuto operativo prima degli incontri annuali dell’FMI del 2022. L’RST contribuirà ad amplificare gli effetti positivi dell’allocazione generale dei DSP del 2021 facilitando il passaggio volontario di questi ultimi dai membri con solide posizioni sull’estero ai paesi a basso reddito e a quelli vulnerabili a medio reddito. I finanziamenti dell’RST possono essere utilizzati per affrontare le sfide strutturali a più lungo termine, quali i cambiamenti climatici e la preparazione alle pandemie, contribuendo così alla futura stabilità della bilancia dei pagamenti. Per i contributi provenienti dal SEBC, analoghi ad altre alternative per convogliare finanziamenti attraverso il fondo per la riduzione della povertà e la crescita (Poverty Reduction and Growth Trust), è essenziale che i crediti nei confronti dell’RST mantengano la qualità delle attività di riserva. Tra le altre questioni connesse ai diritti speciali di prelievo, a maggio 2022 l’FMI ha concluso la valutazione quinquennale dei DSP, in base alla quale l’euro si è confermata la seconda valuta per entità della rispettiva quota dopo il dollaro statunitense.

In un contesto di accresciute vulnerabilità debitorie a seguito della pandemia, ulteriormente esacerbate dalla guerra russa in Ucraina, l’FMI ha continuato a sviluppare il proprio programma di lavoro sul fronte del debito, completando nella primavera del 2022 il riesame delle politiche del Fondo sui pagamenti arretrati del debito sovrano e sulle relative questioni legate al perimetro dei crediti. Il riesame ha rivisto le condizioni alle quali il Fondo può erogare prestiti a un paese membro in presenza di ritardi di pagamento del debito sovrano, tenendo conto dell’evoluzione del panorama dei creditori, compreso l’emergere di nuovi creditori e strumenti bilaterali e istituzionali ufficiali. Ciò include un affinamento dei crediti soggetti alla politica di non tolleranza dei ritardi di pagamento, il massimo livello di protezione dell’FMI per i crediti delle istituzioni finanziarie internazionali e dei creditori bilaterali ufficiali. Hanno compiuto ulteriori progressi le attività sulla trasparenza del debito nell’ambito dell’approccio pluridimensionale dell’FMI e della Banca mondiale per la gestione delle vulnerabilità debitorie. A marzo 2022 l’FMI ha inoltre completato il riesame della posizione istituzionale in materia di liberalizzazione e gestione dei flussi di capitale. Esso fa parte delle sue attività di sorveglianza, che rivestono crescente importanza alla luce del rallentamento della crescita, dell’inasprimento delle condizioni finanziarie e dell’impatto delle crisi energetica e alimentare.

11 Promuovere la buona governance e la sostenibilità sociale e ambientale

Nel 2022 la BCE ha tenuto sotto attenta osservazione gli sviluppi sulla rendicontazione di sostenibilità a livello europeo e internazionale, al fine di accrescere costantemente la trasparenza del proprio operato sui temi ambientali, sociali e di governance. Nel corso dell’anno è stato svolto un lavoro fondamentale in questi ambiti: sono stati conseguiti numerosi obiettivi fissati dall’Agenda della BCE per il clima; sono state avviate campagne di sensibilizzazione ed è stato semplificato l’accesso a consulenze su temi etici e di buona condotta, al fine di affrontare questioni di etica e compliance, la cui importanza è in crescita; sono aumentate le modalità con cui la BCE comunica con i cittadini; infine, le politiche e le prassi di gestione delle risorse umane sono state adattate alle nuove forme di lavoro emerse a seguito della pandemia.

11.1 La risposta della BCE alla sostenibilità e ai relativi impatti e rischi

È stato svolto un lavoro fondamentale sui temi ambientali, sociali e relativi alla governance

Nel 2021 la BCE ha cominciato a riferire in modo più integrato su temi ambientali, sociali e di governance (environmental, social and governance, ESG), a seguito di un’analisi di materialità volta a individuare gli aspetti più rilevanti in materia di sostenibilità per l’organizzazione. Tale esercizio ha anche orientato le informative della BCE per il 2022, che durante l’anno sono state arricchite ulteriormente mediante un’analisi iniziale dei temi di sostenibilità identificati nei principi europei di rendicontazione sulla sostenibilità (European Sustainability Reporting Standards, ESRS)[70].

In quanto istituzione pubblica, la BCE persegue il massimo livello di integrità e buona condotta, monitorando e adeguando costantemente i propri sistemi di riferimento per assicurarne l’idoneità in un mondo in rapida evoluzione (cfr. la sezione 11.2). Per quanto concerne l’impatto sociale, la BCE ha compiuto ulteriori sforzi per spiegare le proprie politiche all’opinione pubblica, rivolgendosi a diversi destinatari e affrontando le preoccupazioni dei cittadini, creando al tempo stesso occasioni regolari di dialogo con la collettività. La sezione 11.3 illustra le attività principali condotte in questo ambito nel 2022. La BCE ha inoltre aggiornato le proprie politiche e prassi in materia di risorse umane, adattandole alle nuove forme di lavoro emerse a seguito della pandemia di COVID‑19. Tali attività hanno incluso lo sviluppo di una nuova politica flessibile per il lavoro a distanza, l’introduzione di nuovi programmi di formazione e il proseguimento delle iniziative su diversità e inclusione, come illustrato nella sezione 11.4. Nel 2022 la BCE ha definito ulteriormente il proprio approccio strategico ai cambiamenti climatici, elaborando un proprio programma in materia (cfr. la sezione 11.5).

Oltre a valutare gli aspetti ESG dal punto di vista del loro impatto, la BCE considera i rischi per la sostenibilità nell’ambito del sistema di governance esistente, come sottolineato nel capitolo del Bilancio relativo alla gestione dei rischi.

11.2 Rafforzare l’etica e l’integrità

La BCE pone l’etica e la buona condotta al centro delle proprie attività

La BCE promuove attivamente una cultura organizzativa orientata all’etica e alla conformità, garantendo che le alte cariche, la dirigenza e il personale svolgano le proprie funzioni nel rispetto degli standard di condotta più elevati. All’Ufficio di conformità e governance (Compliance and Governance Office, CGO) spetta la responsabilità di stabilire le norme su etica e governance destinate al personale della BCE e di verificarne il rispetto. Organizza campagne di sensibilizzazione, corsi di formazione e programmi di apprendimento a distanza, oltre a fornire consulenza e orientamento individuali su questioni etiche. Nel 2022 sono stati compiuti sforzi per promuovere la consapevolezza di tali norme e semplificare l’accesso a consulenze su temi etici. Riconoscendo l’importanza di una tempestiva diffusione di orientamenti di qualità, il CGO ha sviluppato un chatbot sull’etica, in grado di fornire informazioni generali e risposte a domande dirette su diversi aspetti etici in tempo reale. Di conseguenza, il numero di quesiti inviati al CGO è sceso di quasi il 20 per cento da circa 2.050 nel 2021 a 1.690 nel 2022, consentendo agli esperti di etica e conformità di concentrarsi su questioni più complesse (cfr. il grafico 11.1).

Grafico 11.1

Panoramica delle richieste da parte del personale della BCE nel 2022

Fonte: BCE.

La BCE ha definito un approccio strutturato per la gestione del rischio di condotta derivante da fornitori esterni

Oltre alle consuete attività informative e di consulenza, la BCE ha investito nell’ulteriore rafforzamento dei propri assetti in tema di integrità e buona condotta. Nel 2022 la BCE ha adottato un approccio strutturato per la gestione del rischio derivante dal mancato rispetto dei suoi principi etici da parte di fornitori che operano in aree sensibili. Il nuovo approccio integra il sistema di riferimento della BCE per la gestione dei rischi derivanti dai rapporti con fornitori e offre orientamento sul monitoraggio e la gestione del rischio di condotta nel corso dell’attuazione dei contratti.

Le alte cariche della BCE possono rivolgersi a un Comitato etico indipendente per ottenere consulenza su temi etici, riguardanti per lo più operazioni private e attività lavorative remunerate svolte dopo la fine del mandato; il Comitato valuta inoltre le loro dichiarazioni di interessi. In linea con il proprio impegno a essere trasparente e a promuovere la fiducia dell’opinione pubblica, la BCE rende noti sul proprio sito Internet i pareri del Comitato etico su conflitti di interesse, attività lavorative remunerate svolte dopo la fine del mandato e operazioni private, nonché le dichiarazioni di interessi rese dalle alte cariche.

Sono state rafforzate le norme in merito alle operazioni finanziarie private delle alte cariche della BCE

Il Comitato etico segue altresì con attenzione le dinamiche internazionali in materia di etica e buona condotta, oltre a suggerire gli aggiornamenti che sarebbe auspicabile apportare al quadro etico delle alte cariche della BCE. Alla fine del 2021 il Comitato etico ha proposto un riesame delle norme che disciplinano le operazioni finanziarie private, al fine di attenuare ulteriormente i rischi di abuso di informazioni privilegiate e di possibili conflitti di interesse. In esito a tale riesame, a novembre 2022 il Consiglio direttivo ha adottato un Codice di condotta unico rafforzato, che impone ulteriori restrizioni all’universo di investimenti e all’orizzonte delle operazioni finanziarie private, nonché nuovi obblighi di trasparenza[71].

A livello di Eurosistema, la Conferenza per l’etica e la conformità (Ethics and Compliance Conference, ECC), cui partecipano i responsabili generali della funzione etica della BCE, delle banche centrali nazionali (BCN) e delle autorità nazionali competenti (ANC), ha sostenuto il recepimento in corso degli indirizzi in materia di condotta etica adottati nel 2021, che promuovono un’interpretazione coerente delle disposizioni da parte delle varie istituzioni nazionali[72]. Il Consiglio direttivo ha deciso di trasformare la Conferenza in un Comitato per l’etica e la conformità, per riconoscere la crescente importanza di questi due temi.

La BCE ha partecipato alla condivisione delle conoscenze e ad attività a livello europeo e internazionale su questioni etiche

La BCE partecipa ad attività congiunte e alla condivisione di conoscenze con le funzioni etiche delle istituzioni europee e delle organizzazioni internazionali. Per incoraggiare il dialogo in materia di etica e integrità, il Comitato per l’etica e la conformità ha organizzato sessioni tematiche invitando oratori provenienti da organizzazioni europee e internazionali. Nel 2022 la BCE ha partecipato al dibattito interistituzionale sulla creazione di un organismo indipendente responsabile dell’etica, comune a tutte le istituzioni dell’UE; ha contribuito al Meccanismo di riesame dell’attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione e ha assunto il ruolo di vicepresidente dell’Ethics Network of Multilateral Organisations.

11.3 Accrescere la trasparenza e favorire la comprensione delle politiche della BCE

La BCE ha ribadito il proprio impegno a preservare la stabilità dei prezzi e migliorare la comprensione del proprio operato da parte di un pubblico più ampio

Nel 2022 l’impennata dell’inflazione, l’invasione russa dell’Ucraina e la crisi energetica che ne è scaturita hanno determinato un contesto difficile, anche per la comunicazione della BCE. In tempi caratterizzati da un livello eccezionale di incertezza, una comunicazione chiara, credibile e coerente è particolarmente importante per ancorare le aspettative e promuovere fiducia da parte del pubblico nei confronti dell’impegno e della capacità della BCE di ripristinare la stabilità dei prezzi. A questo scopo, la BCE ha continuato ad adoperarsi con impegno per migliorare la comprensione delle proprie decisioni da parte sia di esperti, sia di un pubblico più ampio, avvalendosi di forme di comunicazione innovative e adottando un approccio multilingue.

Spiegare le politiche della BCE in tempi di incertezza e oltre

La BCE ha rassicurato i cittadini europei e ha fornito spiegazioni accessibili riguardo le proprie decisioni di politica monetaria

Con l’aumento dell’inflazione a livelli senza precedenti nella storia dell’euro e l’adozione di misure risolute di politica monetaria da parte della BCE, era indispensabile potenziare la strategia comunicativa e fornire spiegazioni accessibili. In primis tale approccio si è concretizzato nel rassicurare i cittadini europei riguardo l’impegno centrale della BCE di riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2 per cento nel medio termine e riguardo la sua capacità di conseguire la stabilità dei prezzi con gli strumenti a sua disposizione. Nel contempo era importante riconoscere che un’inflazione elevata mette a dura prova tutti i soggetti economici e che anche il necessario inasprimento della politica monetaria non sarà indolore.

La BCE ha compiuto sforzi notevoli per spiegare come le proprie decisioni di politica monetaria influenzeranno l’inflazione. A luglio 2022 i tassi di interesse sono stati innalzati per la prima volta dopo 11 anni. Per spiegare al grande pubblico quale sia lo scopo di un rialzo dei tassi di interesse e cosa significhi concretamente per le persone e le loro scelte economiche, la BCE ha condotto una capillare campagna di comunicazione. In questo ambito ha pubblicato una nuova pagina nella sezione Facciamo chiarezza (disponibile in tutte le lingue dell’UE) e organizzato molte partecipazioni a trasmissioni televisive e radiofoniche da parte dei membri del Comitato esecutivo e del personale della BCE, con l’obiettivo di spiegare le varie decisioni e le ragioni che le hanno determinate, oltre che di rispondere alle preoccupazioni.

Inoltre un episodio del podcast della BCE è stato dedicato a spiegare secondo quali meccanismi fondamentali un aumento dei tassi di interesse può contenere l’inflazione, mentre un secondo podcast ha illustrato perché l’inasprimento della politica monetaria debba continuare malgrado un indebolimento dell’economia.

La condivisione di maggiori informazioni e analisi che alimentano le decisioni della BCE può inoltre contribuire a promuovere la comprensione delle politiche della BCE da parte del pubblico interessato. A tal fine, nel 2022 è stata messa in rete una versione rivista del Blog della BCE, che ora include contributi dei membri del Comitato esecutivo e del personale della BCE.

Con una nuova veste grafica e un flusso costante di post di interesse e visivamente gradevoli, il Blog della BCE è divenuto un canale di richiamo per l’approfondimento di vari temi inerenti l’attività di banca centrale: dalle differenze nel modo in cui uomini e donne “percepiscono” l’inflazione, al finanziamento dell’innovazione verde, fino ad affermazione e declino delle cripto‑attività. Poiché di norma i post sono concisi e scritti con un linguaggio accessibile, tendono ad attrarre una platea di lettori che non comprende solo esperti ed esponenti del mondo accademico.

Nuove modalità di interlocuzione con il grande pubblico

La BCE ha aumentato il numero di partecipazioni dei membri del Comitato esecutivo a trasmissioni televisive e radiofoniche

Nel 2022 la BCE ha anche dato seguito all’impegno, assunto nell’ambito del riesame della propria strategia di politica monetaria, di ampliare il raggio d’azione delle proprie comunicazioni e del proprio impegno oltre i mercati finanziari e gli esperti e di concentrarsi maggiormente sul pubblico più ampio. Sulla base dei risultati di alcune ricerche interne secondo le quali la maggior parte degli europei (il 79 per cento) apprende notizie relative alla BCE dalla televisione, con un ruolo molto importante svolto anche da radio e altri mezzi di comunicazione di interesse generale, nel 2022 la BCE ha convogliato i propri sforzi sull’utilizzo di tali media. Ciò si è riflesso nel significativo aumento del numero di partecipazioni dei membri del Comitato esecutivo a trasmissioni televisive e radiofoniche (cfr. il grafico 11.2).

Grafico 11.2

Aumento del numero di partecipazioni dei membri del Comitato esecutivo della BCE a trasmissioni televisive e radiofoniche

(in percentuale delle attività totali sui media)

Fonte: BCE.
Note: le attività sui media dei membri del Comitato esecutivo comprendono interviste, post nei blog, contributi, editoriali, Q&A su social media e podcast. Non includono brevi contributi e messaggi video.

Poiché soprattutto i giovani accedono alle notizie in misura sempre maggiore attraverso canali digitali, la BCE ha altresì rafforzato la propria presenza in rete. A tal fine ha migliorato i propri siti Internet, ampliato la propria attività e utilizzato nuovi formati su varie piattaforme di social media, raggiungendo un numero di follower sempre maggiore.

In seguito all’esito del riesame della propria strategia, la BCE, tra le altre cose, si era impegnata a rendere parte integrante della propria attività di comunicazione il coinvolgimento e l’interazione diretta con un pubblico più ampio: in altre parole, a passare da una comunicazione unidirezionale a un’interlocuzione bidirezionale. A questo scopo la pagina “La BCE ti ascolta” è stata trasformata in “Tu e la BCE”. “Tu e la BCE” mira a consentire un dialogo diretto tra i più alti rappresentanti della BCE e il pubblico. L’obiettivo è raggiungere il maggior numero possibile di persone, ad esempio attraverso programmi televisivi adatti trasmessi nei paesi dell’area dell’euro. Il primo evento di questo tipo organizzato in un programma TV olandese chiamato “College Tour” ha offerto a studenti del paese l’opportunità di interagire in diretta con la Presidente Lagarde su argomenti di vario tipo, fra cui l’inflazione, l’euro digitale, le cripto‑attività e l’orientamento professionale.

Per raggiungere efficacemente un pubblico più vasto, la BCE deve parlare la stessa lingua dei cittadini e l’unico modo per farlo è adottare un approccio multilingue nelle proprie comunicazioni. A tal fine, parti significative dei siti Internet della BCE sono disponibili in tutte le 24 lingue ufficiali dell’UE, a partire dal 2022 anche in irlandese.

Garantire l’accesso ai documenti è un elemento fondamentale della politica di trasparenza della BCE. Nel 2022 la BCE ha intrapreso numerose iniziative per agevolare la presentazione e la gestione di istanze di accesso ai suoi documenti da parte del pubblico. Non da ultimo, dando seguito alle politiche e alle prassi proposte dalla Mediatrice europea per rispettare concretamente il diritto di accesso del pubblico ai documenti, la BCE ha migliorato le informazioni disponibili sulla pagina del suo sito Internet Accesso ai documenti, pubblicando il proprio piano di archiviazione e conservazione, nonché informazioni sintetiche sulle istanze di accesso ricevute durante l’anno precedente. Con riferimento alle raccomandazioni sulla registrazione di messaggi di testo e istantanei inviati/ricevuti da membri del personale nell’ambito della loro attività professionale, la BCE ha preparato delle linee guida destinate al proprio personale sull’utilizzo rigorosamente limitato e la registrazione obbligatoria di messaggi di testo e istantanei scambiati per finalità professionali.

La Mediatrice europea non ha riscontrato alcun caso di cattiva amministrazione in merito alla gestione, da parte della BCE, delle richieste di accesso del pubblico.

Per agevolare la gestione delle istanze di accesso pubblico ai documenti della BCE nell’ambito di quest’ultima, dell’Eurosistema e del Meccanismo di vigilanza unico, il CGO ha sviluppato un portale sulla trasparenza e l’accesso ai documenti, consultabile dal personale della BCE, delle BCN e delle ANC. Il portale consente di reperire facilmente informazioni sul quadro giuridico e sulle procedure da seguire, nonché documentazione su casi passati. Accresce inoltre la consapevolezza in merito all’evoluzione della trasparenza a livello dell’UE e internazionale.

Nel 2022 la BCE ha risposto a circa 10.400 richieste da parte di cittadini europei, un aumento del 7 per cento rispetto al 2021. I cittadini hanno inviato commenti o richieste di informazioni su un’ampia gamma di argomenti, fra cui l’inflazione, i tassi di interesse, la guerra russa in Ucraina, i cambiamenti climatici, l’euro e i tassi di cambio.

11.4 Diamo al nostro personale gli strumenti per eccellere in Europa

Dopo più di due anni in cui il lavoro da remoto ha prevalso, nel 2022 il personale della BCE ha fatto gradualmente ritorno in ufficio e ha iniziato a prepararsi a una nuova modalità di lavoro. Per sostenerlo in questo periodo, abbiamo sviluppato e adattato le nostre politiche e le iniziative a favore del personale. Abbiamo continuato a svolgere indagini al fine di verificare il benessere dei nostri dipendenti, la loro coesione e il primo approccio al lavoro ibrido. Abbiamo altresì rafforzato il nostro impegno sui temi della diversità e dell’inclusione affinché, nel passaggio al modello di lavoro ibrido, si crei un ambiente in cui ciascuno si senta al sicuro, valorizzato e rispettato per quello che è.

Rientro graduale in ufficio

Il personale della BCE si è preparato a una nuova modalità di lavoro

A maggio 2022 il personale della BCE è entrato in una fase di transizione, segnata da un graduale rientro in ufficio, che prevede una prestazione in presenza di almeno otto giorni al mese. Parallelamente, abbiamo lanciato una sperimentazione sul modello di lavoro ibrido, volta a raccogliere le prime impressioni su questa modalità. Vi hanno preso parte circa 1.400 dipendenti di sei aree operative diverse. La nuova politica della BCE per il lavoro da remoto è il frutto dei risultati di tale sperimentazione, dei feedback condivisi dal personale tramite vari canali, di un’approfondita attività di benchmarking e di diverse tornate di consultazione con i rappresentanti dei lavoratori. La nuova politica, in vigore dal 1° gennaio 2023, si distingue, rispetto a quelle adottate da altre organizzazioni, sotto il profilo della flessibilità complessiva, in quanto consente al personale di effettuare prestazioni da remoto fino a 110 giorni all’anno (circa il 50 per cento della propria prestazione).

La BCE ha rilevato le opinioni dei dipendenti

Al fine di acquisire riscontri sul benessere, la produttività, la coesione e le prime esperienze con il lavoro ibrido, abbiamo continuato a svolgere delle indagini presso i nostri dipendenti, che hanno registrato tassi di partecipazione del 60 per cento circa. Il benessere del nostro personale è migliorato ancora nella prima parte dell’anno, per poi subire un calo verso la fine, nonostante il rientro in ufficio abbia giovato al sentimento di coesione. Dalla nostra indagine più recente è emerso che i dipendenti sentono di avere strumenti adeguati per lavorare in modalità ibrida, che l’83 per cento di essi è fiero di lavorare per la BCE e che il 72 per cento consiglierebbe la BCE in quanto luogo di lavoro eccellente.

Formazione e sviluppo

Sono state avviate iniziative per la crescita digitale delle persone

Nel 2022 abbiamo offerto iniziative formative volte ad accelerare la trasformazione digitale in ambito aziendale, a fornire al nostro personale gli strumenti per lavorare in modalità ibrida e sostenerne la crescita professionale. Abbiamo, ad esempio, avviato un portafoglio formativo sulla destrezza digitale, che comprendeva corsi di perfezionamento e di formazione virtuale destinati ai capi e a tutti gli addetti delle strutture, e proposto nuovamente un programma di sviluppo della leadership (Leadership Growth Programme) per chi in BCE riveste ruoli manageriali. Oltre a consentire ai nostri dipendenti l’accesso a “EU Learn” − il portale della formazione della Commissione europea che mette a disposizione materiale didattico della Commissione stessa e di altre istituzioni dell’UE, oltre che LinkedIn Learning − abbiamo inaugurato EUREKA (“European Expertise & Knowledge Academy”), la nostra nuova piattaforma di apprendimento virtuale. EUREKA promuove la condivisione delle conoscenze e la collaborazione, riunendo inoltre opportunità di formazione e mobilità nell’ambito della BCE e, a partire dal 2023, anche nell’ambito di altre istituzioni del SEBC e dell’MVU.

Rafforzamento della collaborazione a livello di sistema su formazione e sviluppo

La mobilità è uno strumento per promuovere la versatilità e attrarre persone di talento con nuove prospettive. Ciò si è dimostrato utile durante la pandemia, quando del personale della BCE in mobilità è stato riallocato alle aree operative cui era assegnato in precedenza, per rispondere a urgenti esigenze di lavoro. Rispetto al 2021, nel 2022 la mobilità del personale tra le diverse aree operative della BCE è lievemente diminuita, dal 4,5 al 4,3 per cento. Tuttavia, la mobilità all’interno del SEBC e dell’MVU è aumentata, grazie a due iniziative collegate: la nuova edizione del Programma Schuman e il nuovo programma pilota, “System‑wide Virtual Teams”, che consente al personale addetto sia alla BCE, sia ad altre istituzioni del SEBC e dell’MVU, di lavorare da remoto su progetti interessanti (cfr. la tavola 11.1).

Tavola 11.1

Progetti di mobilità

Fonte: BCE.

Misure adottate a sostegno di professionisti ucraini

La BCE ha adottato numerose misure a sostegno dei cittadini ucraini dopo l’invasione russa del loro paese. Abbiamo avviato un tirocinio per laureati e offerto contratti a breve termine per professionisti provenienti dall’Ucraina. A settembre 2022 abbiamo dato il benvenuto a 15 partecipanti alla prima iniziativa e due alla seconda. Abbiamo anche assicurato che i nostri servizi per l’infanzia e l’alloggio fossero disponibili per i rifugiati ucraini. Ci siamo altresì adoperati per offrire opportunità di lavoro al personale addetto alla Banca centrale ucraina.

Diversità e inclusione

Iniziative per attrarre talenti eterogenei

Attrarre diversi tipi di talenti è fondamentale per consentire alla BCE di prendere le migliori decisioni possibili per i cittadini dei quali è al servizio. A tal fine, nel 2022 la BCE ha partecipato a numerose fiere dedicate all’orientamento professionale, come quella organizzata da ADAN (Afro Deutsches Akademiker Netzwerk), la più grande fiera del lavoro in Europa per le persone nere e di colore, e EUROUT, la conferenza del lavoro leader in ambito europeo per la comunità LGBTQ+. Abbiamo inoltre avviato con successo un tirocinio sperimentale per candidati con disturbo dello spettro autistico.

Maggiore impegno per migliorare la parità di genere

Abbiamo continuato a monitorare i passi in avanti compiuti per raggiungere i nostri obiettivi di genere 2020‑2026 attraverso delle schede di valutazione potenziate. Nel 2022 la BCE ha raggiunto l’obiettivo di assumere e promuovere donne in almeno il 50 per cento delle posizioni al grado di dirigente (tutti i dirigenti e l’alta dirigenza). Tuttavia non sono stati raggiunti gli obiettivi per il grado di capo (unità), esperto e analista, in una misura compresa tra 10 e 6 punti percentuali. Per quanto riguarda la quota complessiva di donne nelle fasce retributive di appartenenza, gli obiettivi del 2022 sono stati raggiunti per il grado di dirigente (tutti i dirigenti e l’alta dirigenza) e di analista. Tuttavia, non sono stati raggiunti gli obiettivi per il grado di capo (unità) ed esperto, per 2 punti percentuali e 1 punto percentuale, rispettivamente (Tavola 11.2). Continueremo a intensificare i nostri sforzi per raggiungere la parità di genere.

Tavola 11.2

Obiettivi per l’assunzione e quota di personale femminile nel 2022

Fonte: BCE.

Abbiamo inoltre messo in atto ulteriori misure incentrate sull’intersezione tra genere e altri aspetti della diversità, quali età, etnia e disabilità. Una di queste misure è stata l’avvio del programma rivisitato Borsa di studio BCE per le donne.

La BCE si è impegnata per realizzare una cultura inclusiva

In BCE ci impegniamo per creare una cultura del lavoro in cui tutti i dipendenti si sentano inclusi e rispettati, e in cui formazione, esperienze e abilità individuali siano accolte e valorizzate. Al fine di rendere possibile una cultura di questo tipo e di coinvolgere i nostri dipendenti sull’argomento, nel 2022 abbiamo continuato a portare avanti il nostro programma per l’inclusione (Inclusion Programme). Oltre a offrire corsi di formazione, anche virtuali, abbiamo inaugurato vari seminari incentrati sui comportamenti inclusivi nell’ambito dei gruppi. Inoltre, la Presidente Christine Lagarde e i governatori di 28 BCN e ANC hanno siglato una Carta per la parità, la diversità e l’inclusione, al fine di promuovere una cultura basata sul rispetto, la dignità e l’inclusione in tutto il SEBC e l’MVU.

L’organico della BCE in cifre

1) Al 31 dicembre 2022.
2) Dipendenti distaccati da una banca centrale nazionale del Sistema europeo di banche centrali, da istituzioni/agenzie pubbliche europee o organizzazioni internazionali.
3) Si riferisce soltanto a membri del personale che ricoprono posizioni a tempo determinato e indeterminato.
4) Si riferisce a qualsiasi trasferimento orizzontale, a tempo determinato o indeterminato, tra divisioni o aree operative.
5) Si riferisce a qualsiasi trasferimento, a tempo determinato o indeterminato, verso posizioni con fascia retributiva più elevata, con o senza una campagna di assunzione.
6) Si riferisce soltanto a membri del personale che ricoprono posizioni a tempo indeterminato e a tempo determinato convertibili.
7) La tavola mostra le percentuali del personale della BCE e della dirigenza in base alla nazionalità, vale a dire che i membri del personale con più nazionalità vengono conteggiati per ogni nazionalità dichiarata. La voce “Tutto il personale” si riferisce ai dipendenti, compresi i dirigenti, con contratti a tempo indeterminato e a tempo determinato convertibili e non convertibili alla data del 31 dicembre 2022. La voce “Dirigenza” si riferisce alle fasce retributive da I a M. I totali potrebbero essere superiori a 100 per cento per effetto degli arrotondamenti. I paesi sono elencati nell’ordine alfabetico dei nomi dei paesi stessi nella rispettiva lingua nazionale.

11.5 Affrontare le sfide legate all’ambiente e al clima

I lavori della BCE in tema di clima sono guidati dal suo centro sul cambiamento climatico, sotto l’egida del Comitato esecutivo

Nell’ambito del suo mandato, la BCE si è impegnata a fare la sua parte nella lotta ai cambiamenti climatici e nella gestione dei rischi collegati al clima. Nel 2021 la BCE ha rafforzato la governance della propria azione in materia istituendo il centro sul cambiamento climatico (climate change centre, CCC), che riferisce direttamente alla Presidente della BCE e aggiorna regolarmente il Comitato esecutivo sui progressi compiuti e le priorità.

Il CCC elabora e orienta la strategia della BCE sulle questioni climatiche e porta avanti i lavori legati al clima in collaborazione con i soggetti interessati interni ed esterni. Incontri periodici con gli alti dirigenti della BCE rappresentano la sede per il coordinamento e lo scambio di informazioni.

Le considerazioni relative al clima sono già integrate nelle attuali strutture di governance della BCE, ad esempio nella valutazione dei rischi climatici, nonché nelle operazioni di politica monetaria, nei portafogli detenuti per finalità non di politica monetaria, nella stabilità finanziaria e, ove rilevante, nella gestione dei rischi operativi. Inoltre, nel 2022 la BCE ha deciso di adottare un sistema interno di riferimento per agevolare l’integrazione degli obiettivi della Legge europea sul clima all’interno delle politiche, dei progetti e delle attività della BCE, e di riferire in merito a tali misure nel Rapporto annuale. Nell’ambito dell’Eurosistema è stato istituito un nuovo forum sul cambiamento climatico, per approfondire la collaborazione sulla condivisione delle informazioni e lo sviluppo delle capacità, oltre che per promuovere l’innovazione nelle attività legate a questi temi. Le questioni legate ai cambiamenti climatici che hanno una rilevanza per le politiche continuano a essere affrontate nei relativi comitati in seno all’Eurosistema e al SEBC.

La BCE ha inaugurato la propria Agenda per il clima, per orientare il suo operato in materia di cambiamenti climatici in tutte le aree di competenza

Nel 2022 è stata inaugurata l’Agenda della BCE per il clima, che fissa obiettivi strategici, priorità e una tabella di marcia delle attività della BCE in questo ambito. È guidata da tre obiettivi strategici. In primo luogo, la BCE gestisce e mitiga i rischi finanziari associati al cambiamento climatico e ne valuta l’impatto economico. Favorisce, poi, una transizione ordinata verso un’economia con impatto neutro sul clima, adottando provvedimenti nell’ambito del suo mandato. Il terzo obiettivo riguarda la condivisione delle competenze per promuovere azioni che vadano oltre l’ambito di competenza della BCE. L’Agenda della BCE per il clima sarà aggiornata periodicamente con i dettagli sulle attività volte al conseguimento degli obiettivi strategici, suddivisi in sei ambiti di priorità, come illustrato nella figura 11.1.

Figura 11.1

Gli obiettivi strategici dell’Agenda della BCE per il clima

Fonte: BCE.
Nota: per ulteriori informazioni sull’Agenda della BCE per il clima, cfr. la pagina Internet “Cambiamento climatico: cosa fa la BCE?

Ambiti di priorità dei lavori relativi al cambiamento climatico

Nel 2022 la BCE ha compiuto ulteriori passi in avanti per integrare le considerazioni sui cambiamenti climatici nelle proprie attività, nell’ambito del suo mandato e dei compiti che le sono affidati.

La BCE sta valutando le implicazioni macroeconomiche dei cambiamenti climatici e delle politiche di mitigazione e sta migliorando i dati relativi al clima

Avvalendosi della sua attività di analisi, la BCE ha continuato a valutare le implicazioni macroeconomiche dei cambiamenti climatici e delle politiche di mitigazione sull’inflazione e sull’economia reale. Nelle Proiezioni macroeconomiche formulate dagli esperti dell’Eurosistema a dicembre 2022 è inclusa una valutazione dell’impatto macroeconomico su crescita e inflazione delle misure di bilancio legate ai cambiamenti climatici, quali le imposte sull’energia. I risultati principali sono stati pubblicati nel Bollettino economico. Le attività di analisi hanno mirato, tra le altre cose, a valutare l’impatto di eventi meteorologici estremi sull’inflazione. La BCE ha altresì compiuto dei progressi nell’integrare le considerazioni relative ai cambiamenti climatici negli strumenti di modellizzazione macroeconomica.

L’Eurosistema ha sviluppato degli indicatori statistici relativi al clima, tra cui indicatori sperimentali per strumenti finanziari sostenibili e indicatori analitici sulle esposizioni delle istituzioni finanziarie al rischio fisico e sull’impronta carbonica dei loro portafogli. Lo sviluppo di tali indicatori non è ancora concluso. In questo contesto, l’Eurosistema mira altresì a migliorare la disponibilità e la qualità di dati relativi al clima, ad esempio valutando e incorporando fonti pubbliche per l’analisi dei rischi fisici e di transizione e acquistando dati commerciali per colmare lacune esistenti.

La BCE sta lavorando all’affinamento della valutazione dei rischi finanziari connessi al cambiamento climatico

Per affinare la valutazione dei rischi finanziari connessi al cambiamento climatico, nel 2022 l’Eurosistema ha condotto la prima di una serie di prove di stress sui rischi climatici con riferimento alle esposizioni finanziarie del proprio bilancio. I risultati principali riguardanti il portafoglio di obbligazioni societarie sono stati pubblicati a marzo 2023 nell’informativa finanziaria dell’Eurosistema relativa al clima. L’Eurosistema ha sviluppato anche standard minimi comuni per l’integrazione dei rischi legati al cambiamento climatico nei sistemi interni di valutazione della qualità dei crediti delle BCN per le garanzie dell’Eurosistema, che entreranno in vigore entro la fine del 2024. Le analisi della BCE hanno anche fornito ulteriori prove della natura sistemica dei rischi climatici, indicando la necessità di adattare gli strumenti macroprudenziali esistenti allo scopo di mitigare tali rischi per il sistema finanziario[73].

I rischi climatici e ambientali sono oggetto di ulteriore integrazione nell’attività della vigilanza bancaria della BCE e sono stati identificati come una priorità di vigilanza per il periodo 2023‑2025. Il Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza fornisce informazioni sulle azioni principali compiute nel 2022.

La BCE sta integrando le considerazioni relative ai cambiamenti climatici nelle operazioni di politica monetaria e sta valutando l’impatto sulla politica monetaria

L’Eurosistema ha compiuto ulteriori passi nel percorso volto a includere i cambiamenti climatici nelle proprie operazioni di politica monetaria. Da ottobre 2022 l’Eurosistema ha iniziato la decarbonizzazione delle consistenze in obbligazioni societarie detenute nei propri portafogli di politica monetaria, orientando i propri titoli verso emittenti con prestazioni migliori dal punto di vista climatico, in termini di emissioni storiche, grado di ambizione dei piani di riduzione delle emissioni e di qualità della rendicontazione.

Inoltre, nel suo sistema delle garanzie (collateral), l’Eurosistema ha deciso di limitare la quota di attività, emesse da società non finanziarie con un’elevata impronta carbonica, che le controparti possono costituire in garanzia quando ricevono prestiti dall’Eurosistema. Il limite entrerà in vigore entro la fine del 2024, purché sussistano le condizioni tecniche necessarie. Inoltre, nel dicembre 2022, la BCE ha preso in considerazione per la prima volta i rischi climatici durante i suoi riesami periodici degli scarti di garanzia applicati alle obbligazioni societarie utilizzate come collateral. Il riesame del 2022 delle misure di controllo dei rischi non ha rilevato evidenze di necessità di modificare il prospetto degli scarti di garanzia sulla base delle considerazioni climatiche, in quanto la revisione apportata costituisce già una protezione sufficiente contro i rischi finanziari legati al clima. Altre misure incluse nel sistema delle garanzie comprendono l’introduzione dei requisiti di ammissibilità legati all’azione informativa, che dovrebbero entrare in vigore dal 2026, per enti soggetti alla direttiva sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive, CSRD), nonché l’affinamento della valutazione dei rischi climatici.

La BCE sta analizzando e contribuendo al dibattito sulle politiche per il potenziamento della finanza sostenibile

Per quanto riguarda le politiche e la regolamentazione finanziaria a livello di UE e a livello internazionale, la BCE ha partecipato attivamente a dibattiti sulla finanza sostenibile nelle sedi competenti, fra cui il G7, il G20, il Consiglio per la stabilità finanziaria, il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, il Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System (NGFS), l’Autorità bancaria europea e il Gruppo consultivo europeo per la rendicontazione finanziaria (European Financial Reporting Advisory Group, EFRAG). In questo modo la BCE mira a far progredire ulteriormente il quadro regolamentare per affrontare i cambiamenti climatici, migliorare le analisi dei rischi e degli scenari climatici, svolgere un ruolo di catalizzatore per migliorare l’attività di rendicontazione dalla propria prospettiva, colmare le lacune nei dati disponibili e in ultima analisi favorire il potenziamento della finanza sostenibile privata e pubblica. Tra gli esempi dell’operato della BCE nel campo della finanza sostenibile e della legislazione sul clima dell’UE figurano il Parere della BCE relativo a una proposta di direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (rifusione) e il suo contributo allo sviluppo dei principi europei di rendicontazione in materia di sostenibilità, nel suo ruolo di osservatore in seno al Comitato sulla rendicontazione di sostenibilità (Sustainability Reporting Board) dell’EFRAG. A livello internazionale, inoltre, la BCE presiede attualmente il gruppo di lavoro sulla progettazione e l’analisi degli scenari e il Network degli esperti sugli aspetti giuridici dell’NGFS.

Nella sua dichiarazione ambientale (Environmental Statement) del 2022 la BCE ha illustrato il piano per allineare le proprie attività agli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi. Il piano verte sulla riduzione dell’impatto ambientale in relazione a viaggi e conferenze e sulla collaborazione con i fornitori attraverso gli strumenti offerti da procedure di appalto sostenibili, per gestire gli impatti lungo l’intera catena del valore. Sono stati inoltre compiuti progressi nella valutazione del potenziale impatto ambientale del ciclo di vita della seconda serie di banconote in euro. Sulla base delle informazioni disponibili, sono state avviate attività di ricerca e varate politiche volte a minimizzare l’impatto ambientale delle banconote in euro, quali l’uso di cotone sostenibile per la carta delle banconote, l’estensione del ciclo di vita delle banconote in circolazione e l’utilizzo di metodi più sostenibili per lo smaltimento delle banconote logore.

Per quanto riguarda la maggiore trasparenza, a marzo 2023 la BCE e l’Eurosistema hanno pubblicato le prime comunicazioni di informazioni finanziarie in relazione al clima per i portafogli denominati in euro con finalità non di politica monetaria della BCE e delle BCN dell’Eurosistema e per il portafoglio di obbligazioni societarie dell’Eurosistema con finalità di politica monetaria. Il rapporto della BCE sui portafogli con finalità non di politica monetaria illustra la strategia di investimento della BCE e delinea i progressi compiuti nella decarbonizzazione dei propri portafogli di investimento e dei fondi pensione del personale.

12 Conosciamoci

Cambiare lavoro restando all’interno della BCE o essere distaccati temporaneamente presso un’altra banca centrale o un’istituzione partner sono opportunità divenute parte integrante dello sviluppo professionale e personale dei colleghi che lavorano nell’Eurosistema e nel Sistema europeo di banche centrali. Tali occasioni di mobilità rappresentano uno strumento efficace a disposizione del personale per ampliare le proprie conoscenze e abilità, avendo nel contempo la possibilità di contribuire con le proprie competenze a progetti importanti, con impatto a livello europeo.

Le seguenti testimonianze offrono un quadro dell’ampia varietà di incarichi che i colleghi hanno assunto avvalendosi delle diverse forme di mobilità.

Elena Bobeica, Lead Economist, Direzione Generale Analisi economica

Dopo essere stata temporaneamente distaccata presso la Direzione Generale (DG) Segretariato nell’ambito del programma di mobilità interna della BCE, nel 2022 sono tornata alla DG Analisi economica per intraprendere un impegnativo progetto. Mi è stato affidato il compito di condividere il coordinamento di un gruppo di esperti provenienti dalla BCE e da banche centrali nazionali cui è stato dato l’incarico di analizzare le problematiche concernenti la previsione dei costi relativi alle abitazioni di proprietà.

È interessante notare che l’attuale sistema di misurazione dell’inflazione include solo in misura parziale i costi dei servizi abitativi dei proprietari di casa associati a possesso, manutenzione e abitazione della propria casa, nonostante si tratti di voci di spesa fondamentali. Sebbene la futura inclusione di tali costi nell’indice armonizzato dei prezzi al consumo faccia parte di un progetto pluriennale sotto l’egida del Sistema statistico europeo, le previsioni dell’inflazione e delle sue componenti rappresentano uno dei principali compiti affidati a una banca centrale.

Avendo lavorato in passato sui vari aspetti dell’attività di previsione dell’inflazione, ero interessata a comprendere le criticità legate alle previsioni dei costi relativi alle abitazioni di proprietà e ad analizzarne le possibili soluzioni. Interagire coi colleghi delle banche centrali nazionali è stato particolarmente gratificante. Abbiamo lavorato al progetto in stretta collaborazione condividendo punti di vista differenti e informazioni su specificità nazionali, aspetto estremamente utile, in considerazione dell’eterogeneità dei mercati immobiliari nell’area dell’euro. Penso che siamo riusciti ad approfondire la nostra comprensione dei costi associati alle abitazioni occupate dai proprietari e del potenziale impatto della loro inclusione nello IAPC sotto il profilo della previsione e del monitoraggio.

Daniel Gybas, Senior Economist, Segretariato del Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System (NGFS)

Sebbene la questione dei cambiamenti climatici rappresenti una sfida globale che richiede un’azione globale, le banche centrali si trovano ad agire in circostanze molto diverse le une dalle altre. Avendo fatto parte del gruppo della DG Operazioni di mercato incaricato di formulare le prime idee della BCE su come integrare le considerazioni relative ai cambiamenti climatici nel suo quadro di riferimento della politica monetaria, ero curioso di comprendere come le altre banche centrali, che operano in contesti differenti, affrontino questa sfida. Grazie a una specifica iniziativa di mobilità tra le banche centrali nazionali dell’UE (il programma Schuman), sono entrato a far parte del Segretariato dell’NGFS (presso la Banque de France), dove offro il mio contributo nell’ambito del gruppo di lavoro sulla politica monetaria. La mia attività principale riguarda la transizione verde delle operazioni di politica monetaria, che comporta la facilitazione degli scambi tra le banche centrali con maggiore esperienza, come la BCE, e quelle che stanno ancora vagliando la possibilità di apportare adattamenti legati al clima ai rispettivi quadri operativi.

Grazie a questo incarico, molto gratificante, ho potuto apprendere in prima persona le azioni e le iniziative delle banche centrali, oltre ad agevolare la condivisione di conoscenze ed esperienze tra le varie istituzioni. A livello personale, trasferire la mia famiglia da Francoforte sul Meno all’area di Parigi ha rappresentato da una parte una sfida, dall’altra un’opportunità di crescita personale e l’occasione di creare ricordi che conserverò a lungo.

Stefano Pagnano, Senior Business Analysis Expert, Direzione Generale Sistemi informatici

Ho iniziato la mia carriera alla BCE nella divisione Servizi di governance e trasformazione, dove mi sono occupato di assetto organizzativo per gli aspetti informatici e di trasformazione digitale. Dopo qualche anno mi sono reso conto che sarei stato interessato a conoscere la BCE da una prospettiva diversa e a portare la mia esperienza in un contesto nuovo. Grazie a un’opportunità offerta tramite il sistema di mobilità interna, nel 2022 sono entrato a far parte della divisione Servizi di analisi dei dati della DG Sistemi informatici. La mia nuova divisione lavora su piattaforme di dati e applicazioni di analisi all’avanguardia, che supportano la BCE nel conseguire l’obiettivo di diventare un’organizzazione orientata ai dati.

Al momento sto lavorando su una piattaforma centralizzata di raccolta di dati chiamata CASPER, che rende automatica la segnalazione di dati alla BCE da qualunque parte del mondo, in modalità self‑service e in tempi brevi. Attualmente, oltre 3.000 utenti e 175 istituzioni diverse la utilizzano per adempiere i propri obblighi di segnalazione.

Il mio nuovo ruolo consiste nella gestione del progetto e nell’analisi di business. In collaborazione con i colleghi della DG Statistiche siamo alla costante ricerca di soluzioni per migliorare i nostri servizi. La mia nuova divisione ha, per esempio, avviato un programma di gestione comune dei dati. Si tratta di un progetto complesso, il cui scopo è costruire una piattaforma di analisi e gestione dei dati di ultima generazione per tutti gli utenti del SEBC e dell’MVU. Sono molte le sfide che ci attendono nell’ambito della trasformazione, ma lo spirito di squadra e l’approccio costruttivo che ci contraddistinguono sono fra i nostri punti di forza!

Aderire al progetto di mobilità mi ha dato molto, sia dal punto di vista professionale, sia personale. Mi ha consentito di ampliare la mia rete di relazioni e di lavorare su incarichi innovativi avvalendomi della mia duplice prospettiva: contribuire con una visione diversa grazie a un “occhio da neofita”, sfruttando al contempo la mia esperienza di professionista esperto.

Meri Sintonen, Economist, Direzione Generale Politica monetaria

Nel 2022 sono entrata a far parte della divisione Strategia di politica monetaria della BCE, distaccata dalla Suomen Pankki nell’ambito del programma Schuman, un’iniziativa di mobilità destinata al personale dell’Eurosistema. In qualità di economista esperta nel settore dei pagamenti, contribuisco all’analisi degli effetti sulla politica monetaria di un euro digitale, collaborando con colleghi di varie aree operative della BCE. Se da un lato l’euro digitale potrebbe offrire un’ampia gamma di vantaggi, dall’altro potrebbe altresì avere implicazioni per la politica monetaria e per la stabilità finanziaria, a seconda della misura in cui diverrebbe un sostituto dei depositi bancari.

Sono impegnata in un progetto che ha lo scopo di prevedere la potenziale domanda di euro digitale, sulla base delle sue caratteristiche strutturali. I risultati di questa ricerca possono essere impiegati per misurare l’impatto dell’introduzione di un euro digitale sui depositi bancari e sulle disponibilità liquide delle famiglie. Le indicazioni tratte dall’analisi consentono di comprendere come le diverse scelte compiute in fase di progettazione influenzino la domanda di euro digitale e come la stessa vari in base alle caratteristiche delle famiglie e al paese dell’area dell’euro considerato.

Questo distacco mi ha offerto un’opportunità unica per rafforzare le mie competenze, ampliare la mia rete di relazioni, conoscere meglio la BCE e contribuire a un progetto incredibilmente interessante. Vedere così tante persone di talento lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni è stata un’esperienza di grande ispirazione.

Bilancio della BCE

https://www.ecb.europa.eu/pub/annual/annual-accounts/html/ecb.annualaccounts2022~ee9329bf6f.it.html

Stato patrimoniale consolidato dell’Eurosistema al 31 dicembre 2022

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I dati contenuti in questo Rapporto sono aggiornati al 18 aprile 2023 (le eccezioni sono esplicitamente indicate).

Per la terminologia tecnica, è disponibile sul sito della BCE un glossario.

HTML ISBN 978-92-899-5978-0, ISSN 1725-2903, doi:10.2866/707, QB-AA-23-001-IT-Q


  1. Poiché i dati trimestrali ufficiali sugli investimenti pubblici non sono disponibili, nelle pubblicazioni della BCE è ampiamente utilizzata questa approssimazione alternativa.

  2. La volatilità deriva dalle attività globali di un numero limitato di grandi imprese multinazionali residenti in Irlanda e riflette i trasferimenti internazionali, ottimali sotto il profilo fiscale, di attività immateriali che sono sostanzialmente indipendenti dal ciclo economico. Tali operazioni possono essere consistenti e irregolari. Possono anche essere immediate, dal momento che gli investimenti immateriali non necessitano di tempi di gestazione.

  3. L’orientamento delle politiche di bilancio riflette la direzione e l’entità dello stimolo fornito dalle politiche fiscali all’economia, al di là della reazione automatica delle finanze pubbliche al ciclo economico. Per ulteriori dettagli su questo concetto, cfr. l’articolo 2 L’orientamento della politica di bilancio nell’area dell’euro nel numero 4/2016 del Bollettino economico della BCE.

  4. Cfr. l’articolo 1 Politiche di bilancio e inflazione elevata nel numero 2/2023 del Bollettino economico della BCE.

  5. Riguardo all’impatto della guerra sull’inflazione dei beni alimentari, cfr. il riquadro 6 L’impennata dell’inflazione dei beni alimentari nell’area dell’euro e l’impatto della guerra russo‑ucraina nel numero 4/2022 del Bollettino economico della BCE.

  6. Cfr. il riquadro 1 “Un confronto tra l’andamento del mercato del lavoro nell’area dell’euro e negli Stati Uniti e il relativo impatto sulle retribuzioni” nell’articolo 2 Andamenti salariali e relative determinanti dall’inizio della pandemia nel numero 8/2022 del Bollettino economico della BCE.

  7. Cfr. Antonopoulos, C. et al., “The Greek labour market before and after the pandemic:Slack, tightness and skills mismatch ”, Economic Bulletin, numero 56, Bank of Greece, dicembre 2022.

  8. Cfr. il comunicato stampa della BCE ECB provides details on how it aims to decarbonise its corporate bond holdings del 19 settembre 2022.

  9. Cfr. il riquadro 7 La graduale revoca delle misure di allentamento dei requisiti sulle garanzie introdotte in seguito alla pandemia nel numero 3/2022 del Bollettino economico della BCE.

  10. Cfr. The financial risk management of the Eurosystem’s monetary policy operations, BCE, luglio 2015.

  11. Cfr. la pagina “FAQs on the corporate sector purchase programme and non-financial commercial paper” sul sito Internet della BCE, aggiornata il 22 febbraio 2023.

  12. Cfr. il comunicato stampa della BCE La BCE adotta ulteriori misure per integrare il cambiamento climatico nelle proprie operazioni di politica monetaria del 4 luglio 2022.

  13. Cfr., nella sezione Facciamo chiarezza, la pagina “Da dove derivano gli utili e le perdite della BCE e delle banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro?” sul sito Internet della BCE, aggiornata il 23 febbraio 2023.

  14. L’articolo 5 del regolamento sull’MVU attribuisce alla BCE un ruolo importante e poteri specifici in questo ambito, inclusa l’imposizione di requisiti patrimoniali più rigorosi in caso di necessità.

  15. Nel 2022 undici paesi hanno aumentato la riserva di capitale anticiclica (Bulgaria, Germania, Estonia, Irlanda, Francia, Croazia, Cipro, Lituania, Paesi Bassi, Slovenia e Slovacchia), mentre il Lussemburgo ha mantenuto un coefficiente positivo. Quanto alla riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, due paesi, Germania e Slovenia, hanno introdotto un requisito settoriale, mentre la Lituania ha mantenuto un requisito settoriale positivo (a fine 2021 il Belgio aveva deciso, relativamente al comparto degli immobili residenziali, di sostituire la propria misura di ponderazione del rischio con un requisito settoriale). L’Austria ha accresciuto il requisito generale di riserva di capitale a fronte del rischio sistemico, mentre Bulgaria e Croazia hanno mantenuto tale requisito positivo.

  16. La dichiarazione, inoltre, ha riconosciuto e condiviso la segnalazione sulle vulnerabilità del sistema finanziario dell’UE emessa dal Comitato europeo per il rischio sistemico il 22 settembre 2022 (cfr. di seguito).

  17. Cfr. “Enhancing macroprudential space in the banking union – report from the Drafting Team of the Steering Committee of the Macroprudential Forum”, allegato 2 della risposta della BCE alla richiesta di consulenza formulata dalla Commissione europea per la revisione del quadro di riferimento macroprudenziale dell’UE, BCE, marzo 2022.

  18. Ad esempio, il riquadro 8 del numero di maggio è dedicato alla trasmissione e all’efficacia delle misure macroprudenziali di natura patrimoniale.

  19. Il CERS è responsabile della supervisione macroprudenziale del sistema finanziario dell’UE e della prevenzione e attenuazione dei rischi sistemici. Per assolvere il proprio mandato si avvale di poteri non coercitivi, emettendo segnalazioni e raccomandazioni.

  20. Cfr. Review of the EU Macroprudential Framework for the banking sector — response to the call for advice, CERS, marzo 2022, Review of the EU Macroprudential Framework for the Banking Sector — a Concept Note, CERS, marzo 2022, e Wedow, M. et al., “Making the EU macroprudential framework fit for the next decade”, VoxEU column, 4 ottobre 2022.

  21. Cfr. Mitigating systemic cyber risk, CERS, gennaio 2022.

  22. Cfr. Report on the economic rationale supporting the ESRB Recommendation of 2 December 2021 on money market funds and assessment, CERS, gennaio 2022.

  23. Cfr. EU Non-bank Financial Intermediation Risk Monitor, n. 7, CERS, luglio 2022.

  24. Cfr. Gruppo di lavoro congiunto BCE/CERS dedicato al monitoraggio dei rischi climatici, The macroprudential challenge of climate change, BCE/CERS, luglio 2022.

  25. Cfr. Vulnerabilities in the EEA commercial estate sector, CERS, gennaio 2023.

  26. Raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico, del 2 dicembre 2021, sulla riforma dei fondi comuni monetari (CERS/2021/9) (GU C 129 del 22.3.2022, pag. 1) e Raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico, del 2 dicembre 2021, su un quadro paneuropeo di coordinamento sistemico degli incidenti informatici per le autorità competenti (CERS/2021/17) (GU C 134 del 25.3.2022, pag. 1).

  27. Cfr. il comunicato stampa del CERS ESRB issues new warnings and recommendations on medium‑term residential real estate vulnerabilities dell’11 settembre 2022.

  28. Segnalazione del Comitato europeo per il rischio sistemico, del 22 settembre 2022, sulle vulnerabilità nel sistema finanziario dell’Unione (CERS/2022/7) (GU C 423 del 7.11.2022, pag. 1).

  29. Raccomandazione del Comitato europeo per il rischio sistemico, del 1 dicembre 2022, sulle vulnerabilità nel settore degli immobili non residenziali nello Spazio economico europeo (CERS/2022/9) (GU C 212 del 26.6.2022, pag. 9).

  30. In virtù del suo potere sanzionatorio nei confronti degli enti creditizi vigilati, a marzo 2022 la BCE ha sanzionato Banque et Caisse d’Epargne de l’Etat, Luxembourg per aver segnalato erroneamente il fabbisogno di capitale. Lo stesso giorno ha comminato una sanzione nei confronti di Bank of Cyprus per il trasferimento di liquidità alle filiazioni senza approvazione. A dicembre 2022 la BCE ha irrogato una sanzione nei confronti di ABANCA per la mancata segnalazione di un incidente cibernetico significativo entro la scadenza stabilita.

  31. Per maggiori dettagli sul regolamento e sulla direttiva sui requisiti patrimoniali, cfr. il riquadro 2, che fornisce anche collegamenti ai pareri della BCE sulle proposte relative al pacchetto bancario.

  32. Cfr., ad esempio, Elderson, F., “Mind the gap, close the gap – the ECB’s views on the banking package reforms”, The Supervision Blog, BCE, 28 aprile 2022 e Campa, J.M., (Presidente dell’Autorità bancaria europea), de Guindos, L. ed Enria, A., “Strong rules, strong banks: let’s stick to our commitments”, The Supervision Blog, BCE, 4 novembre 2022.

  33. Cfr. “An EU financial system for the future” intervento tenuto da Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE, in occasione della Conferenza congiunta organizzata dalla BCE e dalla Commissione europea sull’integrazione finanziaria europea, Francoforte sul Meno, 6 aprile 2022.

  34. Cfr. “Mind the liquidity gap: a discussion of money market fund reform proposals” e “Assessing the impact of a mandatory public debt quota for private debt money market funds”, Macroprudential Bulletin, n. 16, BCE, 21 gennaio 2022.

  35. Cfr. Assessment of the Effectiveness of the FSB’s 2017 Recommendations on Liquidity Mismatch in Open‑Ended Funds, Consiglio per la stabilità finanziaria, 14 dicembre 2022.

  36. Cfr. Enhancing the Resilience of Non-Bank Financial Intermediation ‒ Progress report, Consiglio per la stabilità finanziaria, 10 novembre 2022.

  37. Cfr. CPMI e Consiglio dello IOSCO, Application of the Principles for Financial Market Infrastructures to stablecoin arrangements, Banca dei regolamenti internazionali e IOSCO, luglio 2022.

  38. Cfr. il Parere della Banca centrale europea, del 27 aprile 2022, su una proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la Direttiva 2013/36/UE per quanto riguarda i poteri di vigilanza, le sanzioni, le succursali di paesi terzi e i rischi ambientali, sociali e di governance (CON/2022/16 ) (GU C 248 del 30.6.2022, pag. 87) e il Parere della Banca centrale europea, del 24 marzo 2022, su una proposta di modifica del Regolamento (UE) n. 575/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto concerne i requisiti per il rischio di credito, il rischio di aggiustamento della valutazione del credito, il rischio operativo, il rischio di mercato e l’output floor (CON/2022/11) (GU C 233 del 16.6.2022, pag. 14). La BCE ha inoltre pubblicato un parere sul terzo elemento del pacchetto, cfr. il Parere della Banca centrale europea, del 13 gennaio 2022, su una proposta di modifica del Regolamento (UE) n. 575/2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento per quanto riguarda la risoluzione (CON/2022/3) (GU C 122 del 17.3.2022, pag. 33).

  39. Cfr. Ikeda, Y et al., “Covid19 and bank resilience: where do we stand?”, BIS Bulletin, n. 44, Banca dei regolamenti internazionali, 22 luglio 2021.

  40. La procedura volta ad assicurare che solo dirigenti idonei ed esperti siano nominati ai vertici di una banca.

  41. Ad esempio, una banca che finanzi imprese operanti in settori interessati dalla transizione ecologica potrebbe essere esposta a rischi significativi in termini sia di perdite su crediti sia di capacità di tenuta del modello imprenditoriale. Le misure legislative proposte assicureranno che una banca che si trovi nella situazione descritta predisponga un piano per misurare e gestire tali rischi in maniera proattiva. Ciò potrà aiutare la banca a individuare le opportunità esistenti per l’attenuazione dei rischi ambientali, sociali e di governance, ad esempio sostenendo la transizione e l’adattamento della clientela più vulnerabile.

  42. Complessivamente, nel 2020 si sono verificati cinque incidenti di tipo informatico (non cibernetico) rilevanti, con ripercussioni sulle transazioni di pagamento e in titoli dei servizi Target. Cfr. il comunicato stampa della BCE ECB publishes an independent review of TARGET incidents in 2020 del 28 luglio 2021.

  43. TIBER-EU (threat intelligence-based ethical red-teaming) è il quadro di riferimento europeo per attività di red teaming etiche e basate su informazioni dettagliate relative alle minacce. Esso fornisce indicazioni a livello dell’UE su come autorità, entità e soggetti fornitori di informazioni sulle minacce e di attività di red teaming dovrebbero collaborare per verificare e migliorare la propria resilienza cibernetica simulando attacchi cibernetici controllati.

  44. Ai sensi dell’articolo 141, paragrafo 2, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e degli articoli 17, 21.2, 43.1 e 46.1 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 9 del Regolamento (CE) n. 332/2002 del Consiglio, del 18 febbraio 2002.

  45. Ai sensi degli articoli 122, paragrafo 2, e 132, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC, nonché dell’articolo 8 del Regolamento (UE) n. 407/2010 del Consiglio, dell’11 maggio 2010.

  46. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 10 del Regolamento (UE) 2020/672 del Consiglio del 19 maggio 2020 che istituisce uno strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione nello stato di emergenza (SURE) a seguito dell’epidemia di COVID‑19).

  47. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con il Regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 12 febbraio 2021, che istituisce il dispositivo per la ripresa e la resilienza).

  48. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 3, paragrafo 5, dell’accordo quadro per il FESF).

  49. Ai sensi degli articoli 17 e 21 dello Statuto del SEBC (in combinato disposto con l’articolo 5.12.1 dei termini generali del MES per gli accordi sullo strumento di assistenza finanziaria).

  50. Si tratta dell’accordo sul programma di prestiti che coinvolge da un lato, in qualità di prestatori, gli Stati membri che hanno adottato l’euro (diversi dalla Germania e dalla Grecia) e la Kreditanstalt für Wiederaufbau (che agisce nell’interesse pubblico, in base alle istruzioni fornite dalla Repubblica federale di Germania e beneficiando della garanzia di quest’ultima) e, dall’altro, la Repubblica ellenica in qualità di debitore e la Bank of Greece come suo agente, in conformità con gli articoli 17 e 21.2 dello Statuto del SEBC e con l’articolo 2 della Decisione della Banca centrale europea, del 10 maggio 2010, riguardante la gestione dei prestiti cumulativi bilaterali a favore della Repubblica ellenica e che modifica la Decisione BCE/2007/7 (BCE/2010/4) (GU L 119 del 13.5.2010, pag. 24).

  51. Indirizzo (UE) 2022/971 della Banca centrale europea, del 19 maggio 2022, relativo all’archivio centralizzato sui titoli e alla produzione di statistiche sulle emissioni di titoli e che abroga l’indirizzo 2012/689/UE (BCE/2012/21) e l’indirizzo (UE) 2021/834 (BCE/2021/15) (BCE/2022/25) (GU L 166 del 22.6.2022, pagg. 147–194).

  52. Regolamento (UE) n. 1333/2014 della Banca centrale europea, del 26 novembre 2014, relativo alle statistiche sui mercati monetari (BCE/2014/48) (GU L 359 del 16.12.2014, pag. 97).

  53. Indirizzo (UE) 2022/747 della Banca centrale europea, del 5 maggio 2022, che modifica l’indirizzo 2012/120/UE sugli obblighi di segnalazione statistica della Banca centrale europea nel settore delle statistiche esterne BCE/2011/23 (BCE/2022/23) (GU L 137 del 16.5.2022, pag. 177).

  54. Una scheda aggiuntiva denominata “Focus on Russia” è disponibile anche nel cruscotto della bilancia dei pagamenti e posizione patrimoniale sull’estero.

  55. Per maggiori informazioni, cfr. il comunicato stampa della BCE La BCE presenta un piano di azione per includere considerazioni relative al cambiamento climatico nella propria strategia di politica monetaria dell’8 luglio 2021.

  56. Cfr. “Climate change-related indicators” sul sito Internet della BCE.

  57. Cfr. il comunicato stampa della BCE ECB moves towards harmonising statistical reporting to ease burden for banks and improve analysis del 17 dicembre 2021.

  58. In linea con la decisione sulla maggiore trasparenza dei regolamenti della BCE sulle statistiche europee adottata dal Consiglio direttivo a ottobre 2016.

  59. Per maggiori informazioni, cfr. “Standardising banks’ data reporting” (IReF & BIRD) sul sito Internet della BCE.

  60. Cfr. The ESCB input into the EBA feasibility report under Article 430c of the Capital Requirements Regulation (CRR 2), BCE, settembre 2020.

  61. Per maggior informazioni sull’analisi degli AIF, cfr. “Non-bank financial intermediation in the euro area: implications for monetary policy transmission and key vulnerabilities”, Occasional Paper Series, n. 270, BCE, rivisto a dicembre 2021.

  62. Cfr. Laeven, L. e Popov, A., “Carbon taxes and the geography of fossil lending”, Working Paper Series, n. 2762, BCE, dicembre 2022.

  63. Cfr. Reghezza, A., Altunbas, Y., Marques-Ibanez, D., Rodriguez d’Acri, C. e Spaggiari, M., “Do banks fuel climate change?”, Working Paper Series, n. 2550, BCE, maggio 2021.

  64. Cfr. De Haas, R. e Popov, A., “Finance and Green Growth”, The Economic Journal, vol. 133, numero 650, febbraio 2023, pagg. 637-668.

  65. Cfr. Hassler, J., Krusell, P. e Olovsson, C., “Finite resources and the world economy”, Journal of International Economics, vol. 136, n. 103592, maggio 2022.

  66. Cfr. Hassler, J., Krusell, P. e Olovsson, C., “Presidential Address 2020 Suboptimal Climate Policy”, Journal of the European Economic Association, vol. 19, n. 6, dicembre 2021, pagg. 2895-2928.

  67. Cause riunite C-597/18 P, C-598/18 P, C-603/18 P e C-604/18 P - ECLI:EU:C:2020:1028.

  68. Il Consiglio dell’Unione europea, la Commissione europea, l’Eurogruppo e l’Unione europea.

  69. Cfr. la lettera di Fabio Panetta all’On. Irene Tinagli, Presidente della Commissione ECON, in merito ai progressi compiuti nella fase istruttoria del progetto per un euro digitale, BCE, 14 giugno 2022.

  70. I principi elaborati dal Gruppo consultivo europeo per la rendicontazione finanziaria (European Financial Reporting Advisory Group, EFRAG) illustrano gli obblighi di comunicazione societaria relativamente a un’ampia gamma di questioni ambientali, sociali e di governance.

  71. Cfr. il comunicato stampa della BCE ECB publishes enhanced rules for private financial transactions of high-level officials del 16 dicembre 2022.

  72. Indirizzo (UE) 2021/2253 della Banca centrale europea, del 2 novembre 2021, che stabilisce i principi del quadro etico dell’Eurosistema (BCE/2021/49) (GU L 454 del 17.12.2021, pag. 7) e Indirizzo (UE) 2021/2256 della Banca centrale europea, del 2 novembre 2021, che stabilisce i principi del quadro etico per il Meccanismo di vigilanza unico (BCE/2021/50) (GU L 454 del 17.12.2021, pag. 21).

  73. Cfr. “The macroprudential challenge of climate change”, relazione congiunta del gruppo di lavoro BCE/CERS dedicato al monitoraggio dei rischi climatici, luglio 2022.